Dai che viene raccolto un'altra che un po' fa ridere.
Solo un po'.
Sempre in fase di rendicontazione bisogna fare tutti i
narrativi, quelli che ripetono sempre le stesse cose dette stradette, in cui si
descrivono le attività fatte. Ovviamente queste attività fatte vengono
descritte esattamente nello stesso modo in cui erano state descritte quando era
stato delineato che cosa si sarebbe fatto. Vengono descritte allo stesso
modo essendo le stesse, e non potrebbe essere diversamente.
Però non si possono proprio fare i copia e incolla perché
una è l'attività programmata e l'altra è l'attività realizzata. Lo so che state
facendo delle facce molto perplesse.
Avete assolutamente ragione, soprattutto perché le fatture
devono essere congruenti con quello che si era giurato di fare, e quindi è
ovvio che proprio quello sia stato atto, visto che è anche stato pagato.
Ma questo mondo va così.
Quindi il dato assodato è: bisogna descrivere esattamente la
stessa cosa che si è già descritta innumerevoli volte ma con parole
diverse.
Per esempio, ieri è stato evidente che non dovevo usare la
parola Consulenza, riguardo all'aiuto per le famiglie nell'utilizzo dei marsupi
e delle fasce come se fossero delle ortesi, per portare i bambini piccoli con
disabilità.
È tutto abbastanza chiaro: è stata finanziata l'attività di
incontrare le famiglie, vedere le esigenze, capire risorse e problematiche del
bambino, studiare come utilizzare questo tipo di supporti insieme, rivedersi
per cambiarli nel tempo. Non è tanto difficile da capire.
Però appunto bisogna sempre usare parole diverse, non vanno sempre
bene “valutazione” e “presa in carico”. Per altro la valutazione e la presa in
carico sono del bambino o di tutta la situazione? Perché ci sono momenti in cui
con la famiglia poi ci si sente anche solo con telefonate o video per piccoli
consigli. Sempre per altro: ma sarà poi possibile dover sprecare così tanto
tempo a discutere del nulla cosmico e dell'aria fritta?
Fatto sta che la parola Consulenza, anche se il suo
significato era assolutamente congruente, non si può usare. Perché le parole
usate devono avere un riscontro poi nelle fatture.
E nella definizione della fiscalità sanitaria la consulenza
non è rivolta alla persona, come invece il trattamento piuttosto che la
valutazione: il professionista sanitario, anche il terapista, può, come profilo
professionale erogare una consulenza; ma dal punto di vista fiscale la
consulenza non viene considerata un'attività a favore della persona e quindi
viene sottoposta al regime IVA, da cui invece sono esenti le prestazioni
sanitarie.
Lo so che non avete capito: prima di tutto non avete capito
a chi sarebbe rivolta una consulenza se non ad una persona, quando la eroga un
professionista della sanità (è vero, può essere una consulenza su dei dati
clinici raccolti a livello statistico o di studio, però la singola persona può
recarsi da un professionista sanitario per avere una consulenza sulla sua
specifica situazione; gli stessi dati possono essere sottoposti allora a
valutazione, invece che a consulenza, e di nuovo non ci riferiremmo a una
persona fisica). Si vede che a questo mondo sono buone solo le consulenze affidate
dagli enti pubblici ad amici e parenti, perché, però, applicano l’iva.
Non avete capito perché non c'è niente da capire.
Bisogna lasciare perdere, e contestualmente, perdere anche
tanto tempo nel girare appunto le suddette frittate. Quelle che derivano dalla
friggitura dell'aria. Nel tempo dedicato a simili amenità, avrei potuto
scoprire la massa del neutrino: ecco perché non prendo il Nobel per la fisica,
ora è chiaro.
Buona Giornata.
Angela