È successo che una persona che lavora per un ente di quelli importanti che si occupano di disabilità mi parlava di un loro progetto con un po' di tristezza: è uno studio volto a raccogliere dati da parte delle famiglie che vivono la disabilità. È appunto uno studio, quindi le risposte devono arrivare da un numero di partecipanti congruo, distribuito sul territorio in modo omogeneo, altrimenti non vale.
È giusto. Tutto giusto.
Dove sta la tristezza?
Nella mancanza di dati. Le famiglie non partecipano.
Io non sono propriamente una grande attrice: qualche volta sì e qualche volta no.
Per cui sono stata educata: e sai com'è, le famiglie sono molto stanche impegnate sommerse.
Invece in fronte avevo scritto: ma boiafaus, bella gioia, le famiglie sono invitate continuamente a congressi incontri (almeno fino ad un po' di tempo fa si poteva fingere la connessione, adesso vogliono la presenza, e ci sono sempre i soliti, che sono gli organizzatori) sondaggi gruppi vari, ne hanno ampiamente fino in testa, anche oltre, senza arrivare a nulla, oltre al solito dettaglio del chi guarda i figli mentre ci si diletta in tali attività.
Si leggeva bene sulla fronte, era fosforescente.
Ma non l'ho detto.
E però noi così non possiamo portare avanti il progetto finanziato.
Respiro profondo.
E pensare ad un'attività progettuale che le famiglie sentano più utile? Questo l'ho detto.
E no, non possiamo, i nostri operatori fanno quello e per quello abbiamo chiesto i fondi.
Ho taciuto. Per educazione ho fatto una faccia partecipe. È venuta male. Malissimo.
Ribadisco il boiafaus: data l'indiscutibile validità dello studio in sé, su cui non mi permetto di banfare; ma perché un ente che si occupa di disabilità deve pensare prima a mantenere i propri professionisti (che non sono disabili, non c'è questa finalità) che a farsi finanziare servizi da offrire? Ma allora perché esiste quell'ente?
Comunque: non è un ente che morirà di fame; nessuno perderà il lavoro; le famiglie non perderanno nulla perché nulla da lì c'è mai da guadagnare. Quindi non sento un grande rammarico.
Diciamo che mi spiacerebbe se venisse esternato il seguente pensiero: dimmi te, fai le cose per i disabili e non c'è collaborazione, tanto impegno per niente.
Ecco, davanti a me tale idea non è emersa in modo da costituire prova certa.
Questo diciamo.
Buona Giornata.
Angela