venerdì 30 settembre 2016

Avviso subito che sono poco simpatica.



Facciamo così, dichiariamo le carte da subito, immediatamente: lo so che non si gioca così, però, vabbè, amen. Così dico subito che stamattina sono molto ma molto poco simpatica. Sai che novità, dice LA PAOLA: che ha ragione, si capisce, ma stamattina giuro che sono ancora di più meno simpatica del solito.
Che poi il pensiero di stamattina è tutt’altro che una novità, è proprio costante: solo che ogni tanto è più presente, tipo oggi.
Allora: sapete qual è una delle cose che stancano fino allo sfinimento noi famiglie così? Dove per “così” avete capito cosa intendo, così si fa prima.
Stanca da morire cercare di spiegare agli altri che non possiamo. Non possiamo fare questo e non possiamo fare quello: e gli altri non lo capiscono. Ma non perché sono antipatici, insensibili, egoisti: è proprio perché si vive su pianeti completamente diversi, ed è come se non esistesse nemmeno il linguaggio per spiegarle, certe cose. Cambia anche l’alfabeto.
Per cui: ma ciao, ma quand’è che ci vediamo, organizziamo, venite da noi.
No, guarda, in questo momento non ci riusciamo, i tempi di autonomia di Fabullo sono troppo brevi, è proprio troppo difficile. Ma stiamo in casa, venite da noi e lo metti a riposare: il problema è che lui sarebbe nervoso, vorrebbe fare ma non può, lo corichiamo e non vuole stare da solo, per cui poi bisogna stargli dietro.
Morale: è talmente ma talmente faticoso, e si arriverebbe ad un pomeriggio in cui si riescono a dire sì e no tre parole, che poi diventa così difficile che è meglio lasciare stare. Grazie mille.
Oppure: chiacchieriamo. Va bene. Solo che io posso solo raccontare di Fabullo, e capisco che non sia un argomento interessante, solo che non è che ce ne siano molti altri. Però posso ascoltare volentieri: solo che, a quel punto, il problema diventa degli altri. Perché partono con il raccontare delle storie che, appunto, sono di un altro pianeta: del tipo: vorrei da morire ritagliarmi un’ora per fare un pochino di sport, o per leggere, o per  che cavolo ne so, ma è proprio impossibile. E io taccio e dico che lo immagino, però, temo, che in fronte mi si legga che non capisco. Ed è vero che non capisco: perché mi sembra che, quando esiste un tempo per lavorare mangiare e dormire, sia una fortuna immensa, a partire da cui si possa fare tutto.
Insomma, è vera la vecchia storia che è solo quando mancano le cose di base si capisce che scontate non sono. Solo che è talmente assurdo per la nostra cultura che questi aspetti manchino, che poi non si arriva a comunicare con quelli con cui invece anche dormire è un lusso. O è un lusso dire: adesso mi siedo a mangiare per un quarto d’ora e mi godo il pranzo, che sia anche solo pane e formaggio. Un lusso che richiede attentissima pianificazione.
E adesso dico la cosa ancora più triste di tutte, nuovamente carte dichiarate in anticipo: la tristezza assoluta è che non è depressione, che sarebbe più facile da gestire socialmente. La signora è solo depressa, si capisce vista la situazione, è allora fa tutto più difficile. Solo che, invece, trattasi della concreta realtà quotidiana.
Aspettate: non è lamentela, non era questo il punto. Perché si possono conquistare delle cose: pianificazione attenta, appunto, e ci si gode l’arietta mentre si sta fuori a stendere, e un apparente dettaglio diventa importante, lo si gode fino in fondo e un attimo vale più di un’ora.
Era per dire che non si comunica, ecco, che davvero non ci si capisce.
Adesso la posso piantare, chiedo venia. Ma sul blog di Fabullo si parla di Fabullo, che vuol dire anche questo.
Ma vi conto anche che Fabullo ha ricevuto in regalo una tranvia, bella come quella di Firenze. Ma in più fa le luci blu verdi e rosa e suona come un’ossessa. Ovviamente Fabullo era contento come una Pasqua. E Paulo Aimo Papà gli ha spiegato che poteva scordarsi di andare a nanna con la metropolitana, per la carità.
Oggi viene il tecnico a provare un nuovo girello, perché il nostro è basso.
Buona giornata.
Angela

giovedì 29 settembre 2016

Le certezze.



Bisogna dire che le notti vanno bene, per cui siamo molto ma molto più avanti di tempo fa, quando il sonno non si prolungava per più di un’ora per volta, quando eravamo fortunati.
Adesso no: veramente funziona, dalle nove e mezza in poi Fabullo ascolta la musica per una bella oretta e intanto si addormenta. Poi: metti che si assopisca ma non ancora convinto, e in quel lasso di tempo l’ipod si scarichi e si spenga; lui si risveglia arrabbiato come una biscia perché questi scherzi non si fanno, ridatemi la mia musica.
E poi dorme bene tutta la notte, si sveglia davvero pochissimo.
E quindi siamo molto fortunati.
Le giornate sono un altro paio di maniche: non ho idea del perché dieci giorni fa andasse tutto molto meglio, e adesso tutto molto peggio. Fatto sta che ieri le crisi lunghe non le ho nemmeno contate, ma tante: ben mi sta, così imparo ad arrabbiarmi e a farla lunga quando ce ne sono due al giorno. Questa storia zèn non mi è mica chiara: mi sembrerebbe che sia buono e giusto apprezzare le cose che vanno meglio, tipo due crisi al giorno invece che cinque, ma puntare sempre al meglio; ma forse no: bisognerebbe allora osservare silenziosamente le cose che migliorano, ma far finta di niente, altrimenti arriva una nuova mazzata bella precisa tra capo e collo? Chi lo sa.
Oppure ascoltare la teoria della nobiltà della sofferenza sublimata, in quanto prediletti: perché la sofferenza salva il mondo, lo riscatta e via di seguito. Come no: soprattutto quella che fa friggere la testa di un bambino.
Insomma, fatto sta che la mia capacità di essere inserita nell’ordine cosmico decade miseramente in giornate come ieri, quando, a metà pomeriggio, ho smesso di contare le crisi, altro che due.
E allora? E allora niente. Alle 22.53 ascoltavo Bruce Springsteen, perché nella vita servono certezze.
Buona giornata.
Angela

mercoledì 28 settembre 2016

Salvare le giornate.



La Gina mi sembra un personaggio interessante, uhhh sì. Me lo vedo il Davide con i compiti delle medie da fare, e adesso li faccio, li sto facendo, solo che c’è la Gina da guardare, vorrai mica non starle dietro un pochino.
E la Giulia a Londra, con Donna Paola che vola avanti e indietro... però chissà com'è contenta la Giulia!!! E l'Andrea, bisogna spezzarla 'sta lancia: non è mica lo stordito, bensì Quel Genio.
Noi abbiamo di nuovo avuto una mattina mistica: con colazione difficile e tante crisi. Una, violenta, arrivata mentre prendevamo i farmaci, così abbiamo dovuto ripartire da capo, è giusto una roba già semplice di suo. A mezzogiorno l’ho messo a dormire perché era devastato, ed è partita l’operazione ruspe, perché in cucina sembrava fosse passato il tornado, tra robe rovesciate, cambi e ricambi di vestiti, resti di medicine e colazione, mammasanta. Poi però il pranzo è andato liscio come l’olio: a noi sembra più un problema di crisi che di gastrite, perché la poca voglia di mangiare è troppo discontinua, fa più pensare al disturbo di quel momento lì.
Insomma: era solo mezzogiorno e sembrava di aver già fatto chissachè, ed eravamo nemmeno a metà giornata. Ma poi è andata meglio: siamo andati a recuperare la Michi a Ivrea, un tocca e leva, ma Fabu è stato contento di fare un giretto in macchina e di entrare nel viale del maneggio, con i colori delle quercie di fine settembre e la luce delle cinque, e i cavalli che pascolano intorno.
E poi siamo stati fuori una mezz’oretta in giardino a chiacchierare con il vicinato, ritiro bucato, controllo bruchi che quest’anno si sono mangiati tutte le rose. E  la sera ci siamo salvati dalla noiosaggine , perché, udite udite, è ricominciato l’A-Team: e Fabu è impazzito, tutti quei furgoncini macchine elicotteri esplosioni.
Si è anche dimenticato di sputare i farmaci, giusto per intenderci. Insomma, abbiamo salvato la giornata, abbiamo avuto qualcosa di bello anche ieri.
Buona giornata.

martedì 27 settembre 2016

Un pò una giornata lamentina.



Uhhh che giornata complicata ieri. Proprio complicata. Con Fabullo che si è lamentato tutto il tempo e non ne andava bene non dico una, ma nemmeno mezza.
Sicuramente aveva tantissime crisi. Solo che stiamo anche scalando i gastroprotettori, e quindi siamo in allerta: che poi l’ha fatta lunga per mangiare, ma poi ha mangiato. E, viene da dire, che se avesse mal di stomaco poi non avrebbe aperto la bocca e basta. Per altro, l’ha fatta lunga su praticamente tutto, mica solo sul cibo. Però poi non si è lamentato per fare fisio, per provare i tutori, insomma, non aveva male da qualche parte. Solo nervoso da morire, ma proprio senza tregua.
Forse le crisi. Forse il calo della dintoina, che non serviva un tubo sulle crisi ma che è sicuro che un’incidenza su tutto quanto ce l’aveva, e probabilmente serve del tempo per adeguarsi ai livelli nuovi, una sorta di effetto rebound, ne parleremo con la dottoressa.
O forse è solo stufo, o solo infelice, o chissà.
Però ieri, dopo la fisio, si è divertito al vedere il vicino di casa  per terra per sistemargli la predellina della carrozzina, che aveva ceduto, e qui vige il regime se una cosa si può fare facciamo che farla in cortile. Poi è arrivato Paulo Aimo Papà e in quell’istante passava qui davanti Nero Wolfe, un cane comitatesco, uno dei più simpatici della galassia, ed è entrato a trovarci: è un bulldog francese che è bello come il sole, che ha corso come un matto dietro alla pallina e ci ha baciato tutti quanti. E davvero corre in fretta, mica vero che con le zampette corte non si può. E salta anche. E sorride tanto. Insomma, lì Fabullo ha passato la sua mezz’ora di divertimento assoluto.
Oggi è il nostro giorno di riposo, e speriamo davvero non sia la lamentazione continua che manco il buon Giobbe. Usciremo nel pomeriggio per andare a Ivrea a recuperare la Michi che esce da scuola e va a cavallo: per fortuna ormai è una bambina grande che questi spostamenti se li gestisce da sola, con anche organizzazione di cambio vestiti e scarpe eccetera eccetera; e Ivrea è piccola, gli spostamenti sono tutti semplici.
Buona giornata.
Angela

lunedì 26 settembre 2016

Finchè la stagione gira.



Il sole autunnale, quello mite ma luminoso, che bello. La casa è piena di luce e le tende stanno aperte, e ce lo godiamo.
Fine settimana con i turni di riposo, sempre con delle pianificazioni che neanche alla Bocconi: ieri mattina presto, per esempio, io stavo fuori a stendere e a zappare. E per un microsecondo è passato il pensiero che era una giornata da passeggiate in campagna: ma via, subito oltre, subito a pensare che si sta benissimo in giardino, che bello avere i bulbi da piantare. Ne ho trovato un’intera borsetta a 3 euro al supermercato: i muscari, e delle robe che non mi ricordo con i fiori tipo il trifoglio. E non è solo un pensiero salvagente, di per sé, comunque, benedetto: i bulbi sono belli perché si zappa e si scava e si mettono lì; e poi fanno loro, stanno lì bravi tutto l’inverno, e a primavera si vedrà. Non c’è niente da decidere, da avere fretta, da sollecitare, da dire chissà. L’unica cosa richiesta è il primo passo, di metterli nella terra: poi si lascia stare; e ci si dimentica che ci sono, finchè la stagione gira e arrivano i fiori, quando uno non se ne ricordava nemmeno più. Insomma, meglio di un ciclo terapeutico, a tre euro al discount.
Poi, nel pomeriggio, dopo alzati vestiti doccia mangiati farmaci e tutto quanto, Fabu a dormire e full immersion onlus con le rendicontazioni: molto ma molto meglio i bulbi. Ho finito ieri sera, operazione da dieci minuti che a me ha richiesto ore di rimuginamenti, che meno male che dopo il giardino avevo già messo in cantiere la cucina per tutta la settimana: perché, dopo appunto i rimuginamenti eterni, non so mica che cos’ho fatto, se possa andare bene oppure no, le tabelle tornavano nei loro numeri, ma chi lo sa. Per cui ho rispedito tutto, e ho passato la sera a borbottare e a vagare in maniera inconcludente.
Però la Michela ha avuto il suo Harry Potter sabato a mezzanotte e zero tre. Quando venerdì ha tirato fuori questa storia io ho candidamente chiesto se non si poteva comprare il giorno dopo su amazon, e lei mi ha guardato senza speranze. Per cui Paulo Aimo Papà ha detto che a mezzanotte a quindici anni era meglio la libreria che altri posti: e, per fortuna, a Ivrea si va lisci, niente code da delirio per noi provinciali. Per  cui sono usciti alle undici e mezza e meno di un’ora dopo erano a casa, ed è arrivata quarta ed era tutta trulla.
Oggi si va in fisio e riproviamo i tutori torinesi; e dovrebbe essere la nostra ultima settimana di vacanza, se tutto fila come sperano le Maestre la prossima settimana la piantiamo di fare i pelandroni.
Buona giornata.
Angela