Poi è anche successo che queste feste di Natale sono state
caratterizzate, per fortuna, dalla possibilità di avere più giorni di vacanza
di seguito dal lavoro: che vuole sostanzialmente dire che Paulo Aimo Operativo
è stato di più a casa e abbiamo potuto essere più spesso in due. Peraltro è
andata proprio bene, perché in tutte le difficoltà che ci sono state è stato
anche essenziale.
Questo però ha permesso l'esistere di una cosa che non si
vedeva da decenni: e cioè che per ben tre volte, dalle 14:15 alle 15:15, sono
andata a camminare.
Questo normalmente ormai accade solamente più quando andiamo
in montagna d'estate; a casa è impossibile, perché i fine settimana sono
talmente risicati e rosicati per tutte le cose che ci sono da fare, e da
recuperare, che diventa impossibile concedersi alcunché. Anzi, ormai dal
venerdì sera in poi inizia un incubo che dura due giorni e mezzo, fatto solo di
affanni.
Invece è stato possibile.
Sono andata nelle vicinanze del lago che c’è a pochi minuti
di qui, perché si cammina semplicemente, in piano, su stradine poco frequentate
dalle macchine. Quando ho cominciato mi sono resa improvvisamente conto che
l'ultima volta che ero stata lì ci avevamo portato i bambini piccoli: Michela
in bicicletta e Fabullo sul seggiolino con Paulo Aimo Papà, perché lui la
bicicletta non ha fatto in tempo a impararla. Il camioncino a spinta coi
piedini si, la bicicletta no. Non so
come dirlo in un altro modo perché questo è.
Il pensiero è stato più o meno travolgente quanto un camion,
l'arrivo di un'onda alta metri, la vampa
di un incendio che brucia qualunque essenza di vita, la caduta in un dirupo, l’idea
di precipitare nel fiume in macchina con le portiere bloccate.
L'unica è stata semplicemente dire: ok, continuiamo a
camminare fino a quell'albero, poi fino all'altro albero, poi fino a quel palo,
poi fino a quella casa, poi fino a quella stalla, poi fino a quella bicicletta,
eccetera eccetera.
Altre ricette non ne ho trovate, E comunque ho camminato. E
basta.
Alcune volte nel cielo color turchese dell'inverno on 10
gradi, le Alpi Graie tutte bianche con il Gran Paradiso grosso grosso, tante
persone da incrociare e le ho solo salutate senza fermarmi a chiacchierare
perché avevo deciso che camminavo, giuro. Altre volte di gradi ce n'erano solo
cinque, bisognava tenere la sciarpa davanti al naso per il vento e l'umidità,
non si vedeva lontano perché era tutto cupo, ma le gambe andavano lo
stesso.
L'altro pensiero meno travolgente, ma più sotterraneo,
doloroso altrettanto, forse anche subdolo, è che bello avere le gambe, sentire
la terra sotto i piedi, aprire anche le mani per sentire l'aria che passa.
Fabullo invece non lo dice.
Ho camminato lo stesso.
Approfittando del fatto che chissà quando ricapita.
Quindi era giusto camminare.
Buona Giornata
Angela