martedì 26 novembre 2024

Teoria, la prima. Sillogismo finale.

 Poiché sono giorni di bofonchiamenti, rimuginamenti, mugugnamenti riguardo alla Onlus; a cui si aggiungono pensieri (tanti) e parole (non ripetibili proprio qui) sul meccanismo sempre più rivoltante e melmoso che sta dietro a tutto ciò che è progettazione: ne consegue che mi sono svegliata sociologa, pure economista, nonché analista sociale, e soprattutto stufa persa.

Così ho elaborato due teorie. 

La prima: c’è la solita catena. Da una parte l’ente erogatore, pubblico o privato, fondazione bancaria, familiare, aziendale, via dicendo. 

Dall'altra il beneficiario finale, nel nostro caso i disabili e le loro famiglie.

In mezzo anelli, pietruzze, diamanti, perline dei sacchetti della patatine, di tutto. I progettisti, i project manager, gli organizzatori di eventi, gli invitati agli eventi, i social media manager, solo le Alte Sfere sanno che altro (forse). L’anello più vicino ai beneficiari è l’ente no profit che chiede il contributo per utilizzarlo per il beneficiario finale.

Atteniamoci ai fatti: il fermaglio si rotto.

Che vuole dire che, al primo anello, quello onnipotente con diritto metaforico di vita e di morte, non è che proprio interessi assai del beneficiario finale: l’importanza è la visibilità, la disseminazione, l’alto livello di impatto. L’anello dell' ente no profit dovrebbe essere quello strettamente legato ai beneficiari; ma non è mica detto. Se il no profit esiste come entità ontologica in quanto tale, il beneficiario è un dettaglio necessario, ma solo un dettaglio. Se invece il legame lì è stretto, doppio nodo scorsoio, magari affondano in due: beneficiari e no profit. Se non affondano, può essere che non godano di ottima salute esistenziale entrambi; difficilmente vengono invitati agli apericena che contano: i disabili perché non possono, e i no profit ad essi strettamente legati, non vanno agli apericena perché chiedono fondi per i disabili, non per gli apericena. 

Che poi: non è sempre detto che agli apericena siano in troppi, gli invitati, talvolta molti anelli coincidono (che serpe, indubbiamente; però sono dati pubblici, basta andare a leggerli).

Comunque, rimaniamo al fatto esplicitato: si è rotto il fermaglio.

L'ente benefico non raggiunge più il beneficiario.

Pensiamoci: uno dei problemi della pubblica amministrazione è che è diventata talmente tentacolare da essere diventata un' inutile essenza, che mantiene se stessa e non svolge più il servizio per cui è stata creata. È un fatto assodato, un postulato, non dobbiamo dimostrarlo. Per altro, la complicazione doveva limitare la possibilità di ingiustizie e poche trasparenze. Sappiamo bene che non è stato un elemento determinante, perché è abbastanza evidente che le infiltrazioni non proprio congrue siano sempre presenti nonostante tutto.

Passaggio successivo: tutto il sistema della progettazione per gli enti no profit sta seguendo esattamente lo stesso schema strutturato per la pubblica amministrazione. Lo sta seguendo in tutti i passi e in tutti gli aspetti. 

Il sillogismo è semplice come è semplice conoscere la fine della storia. 

Buona Giornata.

Angela 

2 commenti:

Nonna Roby ha detto...

Le solite complicazioni.......auguro una buona giornata in salute e serenità per Fabullo e voi. Un abbraccio grande. 🤗💓

Paola ha detto...

Ho letto tutto di un fiato quanto hai scritto ieri.... tu dovresti scrivere un libro, hai veramente una dote incredibile.... leggo e mi ripeto... ma quanto e' vero quel che scrive ed e' proprio come avrei voluto scriverlo io...e lo fa capire chiaro e diretto come un missile... diretto al cuore ed al cervello.
Come si fa a non volerti bene.... come si fa a non volervi bene
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FORZA FABIO
FORZA AIMO
FORZA FAMIGLIA AIMO
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