giovedì 3 maggio 2018

Ma tanto Lei...

Ieri ho chiacchierato con la Mamma Isterica di una bimba di 8 anni, bella impegnativa da seguire. Tale Mamma Isterica mi raccontava una giornata tipo della scorsa settimana, indecisa se piangere o ridere: o meglio, sapeva molto bene che ci sarebbe stato da piangere, ma non si può mica dire.
Adesso ve la conto.
La bimba frequenta la terza elementare di una scuola torinese, dove, obiettivamente la presa in carico della bambina non è mai stata brillante, diciamo così. Quindi tensione, fatica, discussioni senza soluzioni: la famiglia non ha mai chiesto uno spostamento perché è veramente attaccata a casa, e in quel di Torino non è un aspetto irrilevante.
L’ultima discussione riguarda la gita, non propriamente concepita secondo i criteri della scuola inclusiva, ma andiamo oltre, perché la storia di oggi ha come argomento la giornata tipo.
Quindi la Mamma Isterica arriva a scuola e le viene comunicato di attendere perché la Dirigente, che purtroppo si divide su varie sedi, quel giorno era lì e voleva parlarle.
Va bene, solo che io ho altri appuntamenti, e non lo sapevo…
Signora, abbiamo organizzato l’incontro sapendo che non deve andare a lavorare, cogliendo l’occasione, sappiamo che lo desiderava (traduzione: non c’è mai niente che le va bene).
Per cui aspetta, e tra la sala d’attesa e il colloquio (andiamo oltre perché non è l’argomento di oggi) passa un’ora.
Durante quell'ora la Mamma Isterica aveva un appuntamento in asl con la terapista che doveva consegnarle una scartoffia: anche lì, non propriamente utile, ma da farsi per motivi diplomatici e andiamo oltre perché non è l’argomento di oggi (a quante cose bisogna passare sopra, vero?). Per cui, all’arrivo in ambulatorio, il ritardo è parecchio, la terapista è già giustamente impegnata con altre persone, la Mamma Isterica si siede e aspetta: al suo turno, che non era più suo, la terapista fa notare che non può dedicarsi a lei come preventivato a causa del ritardo. Concludendo: Signora, purtroppo io lavoro (traduzione: le facciamo dei piaceri, lei che è a casa tutto il giorno dovrebbe almeno essere puntuale, poi non le va mai bene niente).
La Mamma Isterica riparte galoppando alla volta dello pneumologo che doveva darle una prescrizione, all’interno della stessa asl, ma ci vogliono comunque quasi dieci minuti di spostamento: anche lì la scena si ripete, con il corollario di Signora, io capisco tutto ma ho tanto lavoro, può ripassare domani perché devo parlarle di questo farmaco e oggi non posso più, le telefono più tardi per darle un orario… (traduzione: tanto lei non ha nulla da fare, si riorganizzi per domani).
Ritorno a casa a fine mattinata, con la casa che sembrava un dopo catastrofe, dopo la preparazione della piccina per la giornata, e tutti i lavori da fare prima del recupero della piccina medesima.
Un minuto dopo arriva, gentile e sorridente, una Parente/Amica, non è questo il punto: come stai, volevo salutarti e invitarti a pranzo. E vedendola correre come un’ossessa    per la casa: uhh, non puoi essere così stressata, prendi la vita in un altro modo, in fondo ne hai di tempo libero durante le ore di scuola… (traduzione: tutte le madri di famiglia lasciano i figli a scuola e poi si organizzano meglio di te).
Ovviamente, il pranzo salta, previo respiro profondo, e, probabilmente, ospite un pochino offesa verso quell’ingrata, suona il telefono, la Mamma Isterica risponde senza guardare perché pensava allo pneumologo: invece è un’altra Parente/Amica: ciao cara, volevo salutarti, già che la bimba è a scuola… ah, sei di corsa anche ora? (Traduzione: non ti si può parlare quando la bambina è a casa da guardare, non ti si può parlare quando sei libera perché la bambina è a scuola, suvvia, esageri un po’, tutti siamo impegnati).
Intendiamoci: le due Parenti/Amiche sono carine, la faccenda finisce lì: quello che non finisce è la distanza siderale con il resto del mondo.
Sempre nella corsa (lavatrice da stendere perché per farne un’altra bisogna vuotare quella di
prima, bisognerebbe avere un aiuto in casa ma quelli che non lavorano, come tutti fanno notare, non possono pagare un altrui stipendio), risquilla il telefono, stavolta la Mamma Isterica guarda e deve rispondere perché è l’Educatrice. Tale Educatrice si occupa di un laboratorio che segue direttamente l’orario scolastico, sempre a scuola (sorvoliamo sulla validità del progetto: alla Mamma Isterica serve per guadagnare tempo, ma non si può dire).
Signora, per esigenze di lavoro devo spostare il laboratorio di un’ora, la scuola lo sa già, però non c'è nessuno che possa occuparsi della bambina in quell'ora e non possiamo ovviamente inserirla al doposcuola, può venirla a prendere e riportarla?
La Mamma Isterica spiega che non ce la fa, perché, è vero che è vicina, ma portare a casa la bambina, toglierla dalla sedia e svestirla richiede circa mezz'ora, più un’altra mezz'ora per il lavoro opposto, per quel giorno preferisce rinunciare al laboratorio…
Signora, già le abbiamo dato questa opportunità, ci sono altri bambini in lista d’attesa (traduzione: ti offriamo dei servizi così brillanti e tu non li  accetti e ti lamenti), invece che andare a casa faccia fare alla bambina una passeggiata!
Per cui la mamma vola a scuola mollando tutto ciò che sperava di fare, prende la bambina  e girella per lì, ovviamente non la porta sulle altalene o a comprare il gelato, la bambina si lamenta, lei intanto risponde allo pneumologo e spinge la carrozzina evitando le macchine sui marciapiedi, le buche, le cacche di cane.
Poi la riporta a scuola per 45 minuti di laboratorio e l’educatrice che brillantemente le dice: le chiedo scusa per il disguido, sa com'è quando si lavora (traduzione: no, lei non lo sa, stando a casa tutto il giorno).
Ovviamente ritorno a casa in una casa in cui tutto è sottosopra, senza aver pranzato, senza possibilità di preparare una cena decente perché, a quel punto, bisognava occuparsi della bambina: non come quando la si lascia a scuola e si può dedicarsi ad altro (magari faticoso e non divertente, ma altro).
Insomma, questa è la Storia che mi ha raccontato ieri la Mamma Isterica, anche ridendo, perché ormai era trascorso qualche giorno e il ponte le aveva permesso di tirare un poco il fiato e di mettere un po’ di distanza tra lei e Quelli Che Sanno e le impartiscono sagge norme di vita.
Ragionavamo su quanto siano pericolose certe situazioni, perché si perde il senso e si arriva veramente a credere di essere sbagliati e incapaci di muoversi nel quotidiano: è sempre quello che capita nel mobbing, quando il lavoratore comincia a pensare che sia giusto venir messo in uno sgabuzzino perché non adeguato.
II rischio è distorcere la realtà, sulla base di affermazioni di Altri, che però hanno dei parametri di giudizio che stanno su un altro livello, e non c'è contatto, per cui delle esigenze concrete diventano sempre e solo lamentele di chi non sa prendere la vita in maniera vincente. Sicuramente, è tutto più triste quando gli Altri in questione dovrebbero invece essere figure professionali molto consapevoli della situazione.
Con la Mamma Isterica siamo giunte alla conclusione che sia fondamentale passare sopra a tante cose, serve a sopravvivere. Solo che talvolta viene il malsano pensiero di passare sopra con un carrarmato.
Buona Giornata.
Angela

4 commenti:

Luana ha detto...

Mammamia.....
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Forza Fabullo! e Forza a tutti i genitori di bimbi in difficoltà
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Anonimo ha detto...

Sottoscrivo col sangue.

Barbara mamma isterica di Sara

BOOG ha detto...

FORZA FORZA FORZA!!!
FORZA FABULLO!!!
FORZA AIMO!!!
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Nonna Roby ha detto...

Provare per credere! In certe situazioni bisogna trovarcisi, prima di dare giudizi...!!!
Siamo ripiombati in inverno, purtroppo. Speriamo in un miglioramento nei prossimi giorni.
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Un abbraccio a tutti <3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3