lunedì 11 novembre 2019

Deliri, seconda puntata.

Proseguiamo con le riflessioni a catena, così, davanti al thè, due chiacchiere. Ovviamente, probabilmente assurde e tirate per i capelli, frutto di una mente ossessiva che tira l'acqua al proprio mulino. Meno male che li posso fare con gli Amici di Fabullo questi pensieri qui.
Allora: ci sono persone con niente. E niente vuol dire niente, se non la propria, appunto, Persona.
Per raggiungere la possibilità di sopravvivere, di mangiare vestirsi chiudere gli occhi e riposare senza paura di violenze attraversano situazioni che sono per noi impensabili. Evidentemente impensabili, perché se sapessimo pensarle sarebbe più semplici.
Arrivano e non dico la medaglia, ma magari si aspetterebbero, che ne so, un abbraccio più o meno metaforico, il Ce l'avete fatta, raccontateci cosa succede in quell'altro mondo li, voi che siete sopravvissuti a fatiche immense e disumane.
Non va proprio così.
In fondo, non è andata così per molto tempo anche per gli scheletri con la testa rasata che tornavano dai campi: nessuno li ascoltava, nessuno voleva sapere. Non abbiamo imparato niente.
Però non è che possiamo occuparci di tutti, con tutti i problemi che abbiamo già, possiamo mica sprecare risorse per loro. (Non è chiaro esattamente quali risorse, ma comunque.)
Adesso tiriamo i ragionamenti da Madri Isteriche. L'handicappato si alza la mattina dopo una notte nella stessa posizione se non è riuscito a chiedere di essere girato e se nessuno ha provveduto. Spera di essere lavato, accudito, nutrito. Non è detto che possa chiederlo, magari può solo sperarlo. Non è detto che non capisca nulla, magari vede tutto, afferra tutto, vorrebbe dire tutto. Cerca di farlo con sguardi e espressioni. Se qualcosa va male, non può nemmeno difendersi.
Vorrebbe dire a tutti quanto è stato bravo ad affrontare tante cose, ma bisogna almeno che qualcuno lo guardi in faccia. Poi passa la giornata in qualche Posteggio, e l'handicappato è contento, perché avrà modo di esprimersi, di far capire che è prigioniero solo nel corpo. Ma viene messo davanti alla televisione, e quei tizi lì dentro parlano da soli. Qualcuno, ogni tanto, passa e lo saluta, l'handicappato; e poi dice: hai visto? L'ho salutato e mi ha sorriso, come sono stato bravo!
Vabbè, ma l'importante è che non vengano picchiati, poi la vita va avanti, non è che si possa investire in qualcosa che poi non rende, con tutti i problemi che già abbiamo.
Secondo voi: sono di nuovo pensieri che fanno rima?
Ma no, Signora Mia, suvvia, non è così, queste cose non capitano, e poi si chiamano disabili, lo spieghiamo sempre agli innumerevoli incontri a cui Lei non partecipa e non La invitiamo neanche più perché è un'ingrata.
Dicono Quelli Che Sanno.
Sono molto ma molto sollevata, dico io. Tenendo conto che sono gli stessi che, venerdì scorso, hanno spiegato ad una Madre Isterica che doveva andare in medicina legale perché le procedure per la 104 le seguono lì, quando è tutto in carico all'Inps ormai da anni. E, dopo che è stato espresso che non era l'ufficio giusto e quindi si trattava di un giro inutile,  hanno quindi spiegato che non è che possono sapere loro queste cose. 
Calcio spettacolo: ma l'Europalì, la Cempionslì, mica la Coppa del Nonno.
I risultati degli rx arrivano questa settimana: a vederli così sembravano invariati, ma aspettiamo che la dottoressa misuri bene gli angoli del femore. 
Ma  Quel Matematico di Firenze, come va?
Vi abbraccio.
Buona Giornata.
Angela

4 commenti:

Luana ha detto...

Che storie, una peggio dell'altra. A volte mi vien da pensare che se anche ci fossero i soldi a disposizione mancherebbe comunque la professionalità per ricoprire certi ruoli.
Incrociamo per le anche di Fabio!!!
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Forza Madri Isteriche! Forza Aimo! Forza Fabio!!

Quel Matematico lì ieri è stato rincorso con un mestolo! Ecco come va! A scuola bene, per carità, ma a casa, complice quest' adolescenza che incombe, sarebbe da far volare da qualche parte. Calzini sparsi ovunque (e dopo un allenamento di basket sono tanta roba!) che sistematicamente raccolgo con le punte delle dita e glieli stendo sulla sua scrivania, tipo esposizione. Lui è tornato e, dopo varie insistenze per apprestarsi a fare le lezioni, quando si è messo a farle ci ha messo sopra il quaderno ed i libri, come se quei calzini lì non esistessero nemmeno. Non mi sorprenderebbe che ne saltasse fuori uno a scuola insieme al quaderno.

Paola ha detto...

son 5 minuti che inizio a scrivere una frase, poi la cancello, poi cerco di buttarne giu' un altra... niente non mi vengon le parole... non riesco a trovare ne una logica ne una giustificazione... solo un gran senso di impotenza e vuoto... ed io le leggo solo.. non le vivo in prima persona sulla mia pelle o sulla pelle di un famigliare stretto..
Forza eroiche famiglie speciali... FORZAAAA
Forza mamme isteriche (che se una mamma isterica riuscisse a stare al governo per un mese con pieno potere decisionale... sistemerebbe un sacco di cose anche solo usando il senso pratico e la capacità di sopravvivenza dovuti imparare a forza.
FORZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
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FORZAFABULLO
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MI immagino Luana armata di mestolo... e non per cucinare!!!!! :-) io, giusto per rimanere in cucina, a Giulia una volta ho tirato un pacco di mezzi paccheri... siamo creative eh!!!


BOOG ha detto...

FORZA FORZA FORZA FORZA FORZA FORZA FABULLO!!!
FORZA FAMIGLIA AIMO!!!
FORZA MAMME ISTERICHE
FORZA FAMIGLIE SPECIALI!!!
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Nonna Roby ha detto...

Mestolo, pacco di paccheri!!! Ma questa mamme moderne! Si dice che quando crescono diventano saggi, i nostri figli… Poi mi farete sapere!
Incrociamo per le anche di Fabio:
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e per le famiglie “speciali”:
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Con un abbraccio
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