mercoledì 16 dicembre 2020

Oltre che l'insensato, lo squallido.

 Penso che la faccia degli idraulici e muratori a cui cadeva la mascella dietro la mascherina sia stata impagabile. Donna Paola ovviamente è sempre il nostro mito riconosciuto. 

E siamo contenti che Giulia sia a casa, che stia bene, che i €200 di tampone siano stati utili a dimostrare che è negativa, che il sierologico faccia vedere che per fortuna se si è ammalata non è stata male.

Detto tutto questo: la frase tutto è bene quel che finisce bene stavolta non funziona, come tante altre volte, per altro.

Perché finisce bene indubbiamente perché Giulia sta bene, ed è a casa, ci mancherebbe altro. Finisce bene perché lei ha fatto tutto bene e con scrupolo.

Non finisce bene perché i non controlli a lei sono probabilmente i non controlli generalizzati, e non è proprio scontato che tutti facciano bene come Giulia.

Vi dirò che adesso finiamo la storiella di ieri, che oltre che insensata oggi diventa veramente squallida, e vale la stessa regola: che non è vero che è bene tutto ciò che finisce bene. perché il solo il fatto che accada non può farlo finire bene. Finisce e basta, ma solo fino alla prossima volta.

Allora: ad un certo punto la mamma rientra nel campo dei positivi a lungo termine non più contagiosi, può rivedere i suoi bambini, stanca come un un asino ma a casa, i bambini si calmano e ricominciano a mangiare e a dormire, soprattutto la più piccola. 

Quindi anche i genitori tireranno il fiato.

Mica tanto, perché emerge un altro problema che toglie loro il sonno, se non altro per cercare di risolverlo oltre che per la rabbia. 

I bambini, risultati negativi, sono comunque rimasti a casa in quarantena dopo l'ultimo contatto stretto con la mamma, prima che lei avesse sintomi conclamati e iniziasse a proteggersi anche in casa, facesse il tampone, risultasse positivo, andasse in isolamento.

In questa fase i bambini  seguivano la  didattica a distanza, con tutti gli annessi e connessi della didattica a distanza dei bambini piccoli delle elementari. Ovviamente supportati dal papà.

Ovviamente, la piccolina ha i suoi riferimenti scolastici del  sostegno, dedicati esclusivamente a lei, quelli che non esisterebbero in quello organico se lei non fosse scritto in quella scuola. 

Ovviamente, sempre ovviamente,  a distanza non è possibile mantenere lo stesso livello di attenzione che si mantiene a scuola in cui si alternano di più le attività: per cui per primo il papà concorda con gli insegnanti un'oretta di didattica a distanza. 

Peccato che avere quell'oretta si riveli già difficoltoso: mah mih moh, dobbiamo strutturare l'organico, comunque gli insegnanti sono in forza a tutta la scuola e non alla singola bambina (non è vero, non in quel senso lì), eccetera eccetera eccetera. 

Il passo successivo è che emerge che sarebbe meglio fare due mezz'ore separate durante la giornata, sempre per il mantenimento dell'attenzione. Elemento peraltro messo per iscritto anche sul mitico PEI, una scartoffia che è una scartoffia, ma intanto c'è chiaramente scritto di utilizzare momenti brevi e ripetuti. 

O per la carità: fare questa cosa spezzerebbe il lavoro degli insegnanti all'interno della scuola. 

Ma quegli insegnanti sono per quella bambina. 

E sì, e no, mah mih moh, non è proprio così, bisogna interpretare. 

I genitori, in quella situazione che stanno vivendo, che era oggettivamente molto preoccupante perché non si sapeva come sarebbe andata a finire, capiscono che non c'è proprio niente da interpretare ma che le cose non stanno funzionando. E quindi chiedono immediatamente un confronto a distanza con tutte le figure interessate, ovviamente partendo dai dirigenti scolastici e i responsabili di plesso. 

Anche partendo dal presupposto che questa cosa è emersa perché la bambina era a casa con il papà: ma che a questo punto era lecito chiedersi come  si svolgessero le attività didattiche specifiche per lei in presenza, quando il papà non c'era. Perché pensare male sarà sempre un peccato, ma metti che sia vero. 

Il papà continua a insistere, anche perché alla bambina angosciata, perché vede la mamma solo a distanza, farebbe benissimo vedere i propri insegnanti, per capire che il suo mondo non sta crollando tutto in un momento.

La riunione non arriva e non ricevono risposta. Anzi: parlando con gli altri genitori, cioè quella cosa che Quelli Che Sanno non tollerano mai, emerge che in quella specifica classe, che è una prima elementare, è presente evidentemente una situazione problematica. Fatta di tante dinamiche, che si possono riassumere nel seguente assunto: ci sono un paio di insegnanti che per motivi probabilmente legati alla loro personalità non riescono a svolgere adeguatamente le loro funzioni. Quindi il personale specifico presente per la bambina in quel momento a casa, deve tappare quelle carenze. Emerge che verosimilmente, anche a scuola in presenza, il personale dedicato a quella bambina non è sempre dedicato a quella bambina.

Sostanzialmente invece che risolvere il problema dell'inadeguatezza, mettiamo delle toppe a danno dei più svantaggiati che tanto non possono parlare. 

Il clima della classe è estremamente complesso: bambini che tornano a casa nervosissimi, che non vogliono più andare a scuola, che raccontano di urla e litigi. 

In più diventano sempre più difficili le comunicazioni con gli insegnanti della bambina, e anche lì viene il dubbio che fosse stato detto loro, o meglio imposto, di dare meno informazioni possibili.

Per la famiglia, questi pensieri si abbattono su di loro in questa situazione che già stanno vivendo. 

Finalmente arriva il giorno in cui i bambini possono tornare a scuola, ciascuno nella propria classe e in due scuole diverse. Ovviamente tornano a scuola con il certificato medico che li libera, lo stesso certificato che i pediatri hanno fatto a tutti i bambini che hanno vissuto quella situazione. 

Già il giorno prima viene però fatta passare l'informazione che forse la bambina non potrà rientrare a scuola, perché non è sicuro, perché siamo sicuri che la mamma stia bene, perché di su e perché di giù, forse sarebbe meglio se stesse a casa ancora un po'.

Il papà la porta a scuola comunque, comunicando che: il rientro a scuola è stato stabilito dal medico, quindi vorrei capire perché viene contestato. 

Cambiamento di versione: no no no no va bene, è che non va bene il certificato che il medico ha compilato.

Domanda:   il medico ha compilato esattamente lo stesso certificato per il fratellino, e per lui va bene?

Perché solamente la bambina viene esortata a stare a casa? Facendo sempre peccato, viene proprio da pensare che la bambina sia meglio che stia a casa, così non è da guardare a scuola e gli insegnanti possono fare altro.

Il papà lascia comunque la bambina a scuola e chiede di essere contattato dalla dirigenza per avere specifiche su quale sia la documentazione necessaria, aggiungendo anche che sono 10 giorni che chiede un confronto e che non ha mai ricevuto risposte. 

E fa anche un osservazione di una bellezza incredibile: io consegno mia figlia alla scuola, che non vuol dire che la recapito come un pacco per lasciarla lì e basta. Quando in ospedale passiamo consegna al collega successivo, non vuole solamente dire che diciamo se abbiamo inserito un farmaco o no e quanto aveva di pressione quel paziente: vuol dire che ci siamo presi la responsabilità professionale di quel paziente, e che adesso consegniamo quel paziente al collega chi se ne prende la responsabilità professionale. Questo è il significato della parola consegna, le parole contano.

È la stessa cosa vale a scuola: io consegno mia figlia con delle esigenze particolari alla scuola, la scuola stessa ha messo per iscritto le esigenze particolari di mia figlia, e se ne deve assumere la responsabilità professionale propria della scuola stessa. 

Per altro, davanti a scuola il papà incontra anche gli altri genitori della classe, esasperati e preoccupati, e bambini che non vogliono entrare. 

Nella mattinata la famiglia viene contattata dalla  dirigenza scolastica, alleluia alleluia: la quale dirigenza dice che no, che c'è stato un equivoco, che la certificazione prodotta dal medico va bene, che ovviamente la bambina può rimanere a scuola, e che viene convocata la riunione per la sera stessa. 

Quella stessa riunione che la famiglia chiedeva da 10 giorni. 

Viene poi comunicata anche per iscritto dalla responsabile del plesso, il papà risponde per iscritto e chiede che la riunione venga verbalizzata. 

E quindi la famiglia, con la mamma  formalmente guarita ma che tiene il fiato con fatica, che potrebbero riposare un momento perché i bambini sono a scuola scuola,   sereni perché rivedono i loro amici, e possono finalmente cominciare ad avere la percezione che il loro universo non è stato inghiottito, passano la giornata a prepararsi a quella riunione: leggendo leggi e normative per essere pronti a difendere la loro figlia da chi la dovrebbe tutelare.

Sostanzialmente passano la giornata a prepararsi come se dovessero affrontare l'aringa di un processo.

Poi, colpo di scena finale: dalla riunione emerge subito che i punti critici di quella classe, gli elementi inadeguati, sono stati spostati e sostituiti da nuovi professionisti. 

Ecco, per favore, non diciamo che è bene tutto quel che finisce bene: perché per aver preso questa decisione così drastica e rapida vuol dire che la situazione era molto più brutta di quello che ne sappiamo noi.

Vuol dire che è molto verosimile che una bambina che nulla può raccontare non sia stata proprio tutelata a dovere. 

Insomma: come è bello che Giulia sia a casa sua e sana, è bello che questa bambina abbia i suoi insegnanti e la famiglia finalmente possa dormire qualche notte. Ma non pensiamo a cosa capita quando gli attori non sono responsabili come Giulia, e a cosa capita quando le famiglie non abbiano il polso della situazione come questa famiglia. Che può anche capitare: perché quando si consegnano dei bambini piccoli ad una scuola, ci si aspetta il dovuto dalla scuola stessa. E non perché si è pieni di pretese: ma perché è appunto il dovuto. 

In entrambi i casi non sono storie che finiscono bene in tutti i loro particolari evolutivi.

Buona giornata.

Angela


5 commenti:

Anonimo ha detto...

Mamma mia che squallore.
E concordo che il tutto bene finale non è affatto un tutto bene.
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Forza Famiglie Isteriche, state combattendo una vera e propria guerra di resistenza.
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Forza Fabio! Forza Aimo!

Nonna Roby ha detto...

No non è bene niente affatto. Povere famiglie, quanto stress e quante difficoltà!!! Incrocio x queste situazioni senza via d'uscita.
Xxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxx un abbraccio forza famiglie isteriche.

Paola ha detto...

Sottoscrivo e controfirmo che il tutto bene finale non e' affatto un tutto bene....
Sapete cosa mi rispondono la maggior parte delle personea alle quali racconto "i non controlli"? e lo racconto con la faccia schifata... il che dovrebbe gia' dar loro un indizio su cosa mi aspetto come risposta eh....
"Ah che peccato ha speso 200 euro per niente!!!!" e stop... cioe' non si indignano per il fatto che non ci siano stati i controlli sistematici alle 220 persone sull'aereo di Giulia e quindi chissa' cosa e' entrato sul suolo italiano.... vedono solo la possibilità di non spendere nulla e arrivare lo stesso allo scopo finale... icoe' dobbiamo cercare di fare i furbetti... anche sulla pelle delle persone
Io veramente non so piu' che dire... squallore allo stato puro ... ripeto in un certo senso ci meritiamo l'estinzione
E le famiglie isteriche questo squallore lo vivono talmente spesso che... non so neanche che dire...
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FORZAFABULLO
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FORZAFAMIGLIE ISTERICHE
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Zio Prof. ha detto...

[...] leggendo leggi e normative per essere pronti a difendere la loro figlia da chi la dovrebbe tutelare. [...]
È veramente paradossale...!

Per la questione di Giulia può forse essere parte del problema la compagnia aerea usata per volare dal Regno Unito in Italia?

BOOG ha detto...

Non ho parole!!!!!!!!
Forza Fabullo!!!
Forza Famiglia Aimo!!!
Forza Michela!!!
Forza Famiglie Isteriche!!!
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