Ieri i tg ci hanno mostrato i servizi sul centro per
disabili in cui i ragazzini venivano maltrattati.
Tanto non si possono lamentare, se fanno capire un disagio è
solo perché sono scompensati da qualcosa che rientra nel loro quadro; se le
famiglie si preoccupano è perché sono isteriche e Signora, d’altra parte anche
lei non l’ha più tenuto in casa il suo bambino.
Non è possibile commentare niente. Perché tutto è già stato
detto e, per quanto si dica, sembra che non basti mai. Penso che oltre alla
rabbia e al disgusto, prevalga poi la tristezza.,
Per carità, sicuramente è un caso limite: però i casi limite
esistono eccome, mica solo in matematica e statistica, anche davanti agli
occhi.
E visto, appunto, che tutto viene detto, consideriamo la
diretta conseguenza, o non conseguenza ma comunque realtà, di un caso limite,
che però è molto più quotidianità. Allora.
Queste situazioni sono da orrore, ovvio, e non quotidiane. Però
esistono le sfumature, molto più comuni, e che poi finiscono per essere
tristemente giustificate. Che sono tutte quelle situazioni, tante ma tante, in
cui i disabili vengono accuditi, lavati, vestiti, nutriti: però posteggiati. In
cui il tempo passa tutti lì in sala comune così vi vediamo tutti, con la tele
accesa. Perché il personale è poco e non ha tempo di fare altro; perché, se il
tempo ce l’ha, ha bisogno di lunghi momenti di pausa per scongiurare il born
out, perché sa, signora, è un lavoro molto stressante (come no, detto da una
persona che, comunque, fa un lavoro stressante per un tempo determinato della
sua giornata e poi finisce, e con dei giorni di riposo; detto a una famiglia
che il riposo non l’ha mai avuto); perché non ci sono fondi per promuovere
diverse attività.
Per cui, dietro ad eventuali richieste, le risposte sono
scontate: signora, non ci sono risorse; ma poi stia tranquilla, suo figlio è trattato bene, non viene mica
picchiato come in quei posti là, e comunque lui è contento, non stiamo a
stressarlo (zoom sul volto del direttore che mostra intensa partecipazione
empatica, di comprensione per una madre che vorrebbe chissà che cosa per un
figlio che intanto non capisce niente, ma la grande sofferenza del genitore ce
la insegnano a scuola e va sempre accolta con rassicurazioni).
Ecco, il capitolo immediatamente seguente all’orrore
eccezionale è la quotidianità mediocre. Il paradosso dell’orrore non è che poi
si cerca di dare il meglio, ma il meglio davvero; ma si giustifica l’appena
sufficiente, quello che non ci fa incorrere nel giudizio penale, che dimostra
che basta fare poco per essere in regola: appunto perché qui i ragazzini mica vengono
picchiati, e quindi va bene. Dopo l’orrore viene l’accontentarsi. Ed è un’altra
grande tristezza.Soprattutto perchè si applica a tutte le realtà: centri residenziali, scuole, servizi di riabilitazione.
Qui si procede: le crisi non peggiorano, sono tante ma non
di più; in tutta la giornata riusciamo a mettere nella pancia l’equivalente di
un pasto abbondante. Pur così, è incredibile come stia seduto dritto, senza più
la spalla che tira da paura.
Buona giornata.
Angela
3 commenti:
Si Angela hai centrato perfettamente il problema... oggi ho un peso sullo stomaco in più...dobbiamo accontentarci che da noi 'vengono trattati bene'.....no comment
Passiamo alle cose belle: ieri ho visto un super Fabullino dritto dritto e con un bel faccino da monellino tirabaci...ah ah mamma Angela non può dire nulla che subito la Stefy lo difende :-)))
Forza super Fabullo
forza Angela
forza Paolo
e fooooorza Michi
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Forza Fabullo!!!
Forza Famiglia Aimo!!!
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BOOG
Anch’io ho visto il servizio sui ragazzi disabili maltrattati e mi si sono drizzati i capelli... giusto quanto scrive Angela, non ci sono le risorse... ma quanto si sperpera in cose inutili: lasciamo stare!!!
Gli incroci per Fabullo continuano: ciao piccino, ho letto che hai lo sguardo birichino, buon segno!!! Un abbraccio
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