martedì 9 febbraio 2016

Riflettendo.




Ieri i tg ci hanno mostrato i servizi sul centro per disabili in cui i ragazzini venivano maltrattati.
Tanto non si possono lamentare, se fanno capire un disagio è solo perché sono scompensati da qualcosa che rientra nel loro quadro; se le famiglie si preoccupano è perché sono isteriche e Signora, d’altra parte anche lei non l’ha più tenuto in casa il suo bambino.
Non è possibile commentare niente. Perché tutto è già stato detto e, per quanto si dica, sembra che non basti mai. Penso che oltre alla rabbia e al disgusto, prevalga poi la tristezza.,
Per carità, sicuramente è un caso limite: però i casi limite esistono eccome, mica solo in matematica e statistica, anche davanti agli occhi.
E visto, appunto, che tutto viene detto, consideriamo la diretta conseguenza, o non conseguenza ma comunque realtà, di un caso limite, che però è molto più quotidianità. Allora.
Queste situazioni sono da orrore, ovvio, e non quotidiane. Però esistono le sfumature, molto più comuni, e che poi finiscono per essere tristemente giustificate. Che sono tutte quelle situazioni, tante ma tante, in cui i disabili vengono accuditi, lavati, vestiti, nutriti: però posteggiati. In cui il tempo passa tutti lì in sala comune così vi vediamo tutti, con la tele accesa. Perché il personale è poco e non ha tempo di fare altro; perché, se il tempo ce l’ha, ha bisogno di lunghi momenti di pausa per scongiurare il born out, perché sa, signora, è un lavoro molto stressante (come no, detto da una persona che, comunque, fa un lavoro stressante per un tempo determinato della sua giornata e poi finisce, e con dei giorni di riposo; detto a una famiglia che il riposo non l’ha mai avuto); perché non ci sono fondi per promuovere diverse attività.
Per cui, dietro ad eventuali richieste, le risposte sono scontate: signora, non ci sono risorse; ma poi stia tranquilla,  suo figlio è trattato bene, non viene mica picchiato come in quei posti là, e comunque lui è contento, non stiamo a stressarlo (zoom sul volto del direttore che mostra intensa partecipazione empatica, di comprensione per una madre che vorrebbe chissà che cosa per un figlio che intanto non capisce niente, ma la grande sofferenza del genitore ce la insegnano a scuola e va sempre accolta con rassicurazioni).
Ecco, il capitolo immediatamente seguente all’orrore eccezionale è la quotidianità mediocre. Il paradosso dell’orrore non è che poi si cerca di dare il meglio, ma il meglio davvero; ma si giustifica l’appena sufficiente, quello che non ci fa incorrere nel giudizio penale, che dimostra che basta fare poco per essere in regola: appunto perché qui i ragazzini mica vengono picchiati, e quindi va bene. Dopo l’orrore viene l’accontentarsi. Ed è un’altra grande tristezza.Soprattutto perchè si applica a tutte le realtà: centri residenziali, scuole, servizi di riabilitazione.
Qui si procede: le crisi non peggiorano, sono tante ma non di più; in tutta la giornata riusciamo a mettere nella pancia l’equivalente di un pasto abbondante. Pur così, è incredibile come stia seduto dritto, senza più la spalla che tira da paura.
Buona giornata.
Angela

3 commenti:

mammadoni ha detto...

Si Angela hai centrato perfettamente il problema... oggi ho un peso sullo stomaco in più...dobbiamo accontentarci che da noi 'vengono trattati bene'.....no comment

Passiamo alle cose belle: ieri ho visto un super Fabullino dritto dritto e con un bel faccino da monellino tirabaci...ah ah mamma Angela non può dire nulla che subito la Stefy lo difende :-)))

Forza super Fabullo
forza Angela
forza Paolo
e fooooorza Michi

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Anonimo ha detto...

Forza Fabullo!!!
Forza Famiglia Aimo!!!
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BOOG

Nonna Roby ha detto...

Anch’io ho visto il servizio sui ragazzi disabili maltrattati e mi si sono drizzati i capelli... giusto quanto scrive Angela, non ci sono le risorse... ma quanto si sperpera in cose inutili: lasciamo stare!!!
Gli incroci per Fabullo continuano: ciao piccino, ho letto che hai lo sguardo birichino, buon segno!!! Un abbraccio