Seratina.

Ieri sera mistica, oh quanto mistica.

Fabullo non aveva dormito in macchina come fa sempre, solo lui sa perché. Non aveva mangiato quando gliene ho dato, solo lui sa perché. Voleva poi mangiare dopo la fisio quando io avevo un po’ di cose dietro ma non troppe; per cui gliene ho ridato quando siamo tornati, merendona: ma aveva di nuovo troppo sonno ed è anche arrivata una crisi lunga che l’ha sbarellato; allora l’ho coricato ma urlava come un ossesso; allora l’ho alzato; poi è arrivata l’ora di cena ma ha mangiato poco e con gran fatica, con la testa bassa per una crisi dietro l’altra, forse, e per il sonno, forse.

Mammasanta quanti forse. E poi siamo arrivati alla fine e siamo andati a dormire, alleluia. Lo so che bisognerebbe avere grandi aspirazioni, del tipo: posso andare a dormire tranquillo perché ho scritto l’enciclopedia britannica, visto Shakespeare a teatro, finito una vetrata a  mosaico, trovato un piano di finanziamento universale per vivere senza petrolio, o, più semplicemente, perché ho preparato una meringata all’amarena da urlo o perché ho una casa lucida come uno specchio.

Noi siamo andati a dormire e basta. Leggendo, questo sì, un capitolo di Se una notte d’inverno un viaggiatore, che a periodi devo sapere che c’è.

Vabbè. Il telecomando è qui tra noi. La prossima volta che scompare magari lo cerchiamo nella mitica scatola delle calze.

Buona giornata.

Angela