venerdì 4 gennaio 2019

Diciamolo.

Parliamo un po’ di questa tassa sulla bontà comparsa in questi giorni: che ci riguarda come onlus e come chissà che, quando avremo capito dove saremo nell’immenso pasticcio della riforma del Terzo Settore. Vuol dire, in pratica, che agli enti no profit viene richiesto il pagamento di una tassa, che è anche stata raddoppiata e che invece, si spera, verrà proprio tolta.
Come sempre, la faccenda colpisce i piccoletti come AperCrescere, in cui ogni singolo centesimo va agli associati perché le spese gestionali sono sostanzialmente assenti, in quanto tutta l'organizzazione è a carico dei volontari. Vuol dire quindi che ogni singolo centesimo non viene dato ai pazienti; e i piccoli soldini, nel bilancio di famiglie in grande difficoltà, hanno un significato.
Cogliamo il punto, guardiamo la luna e non il mitico dito che la indica: non si parte mai e poi mai dal considerare le esigenze di queste famiglie. Non se ne parla mai, in nessun provvedimento, vecchio e nuovo: le famiglie dei disabili hanno esigenze particolari, non assimilabili a quelle delle altre categorie svantaggiate, perché hanno la particolarità di essere sempre legate all’assistenza continua. Punto. Non si arriva mai a cogliere l’essenza di questa cosa perché è un argomento talmente spinoso che si sa già di perdere consensi a tutti i livelli.
Andiamo oltre, sempre mirando alla luna: l’introduzione della tassa è un modo per raggranellare soldi, e basta.
La scusa ufficiale è che ci sono troppe no profit che invece il profit lo fanno eccome: e questo è verissimo, per realtà grandi e piccole. Organi direttivi che percepiscono rimborsi stellari, collaboratori della no profit, quindi giustamente pagati, ma che sono anche parte degli organi direttivi, sostanzialmente si pagano da soli. Collaboratori (sanitari, assistenziali, educativi) che percepiscono retribuzioni stellari, maggiorate e maggiorate rispetto alle tariffe medie nazionali. Scelte di fornitura (sia di prestazioni che di materiale) che non privilegiano la qualità oppure le effettive necessità specifiche degli associati, ma le attività commerciali di cugini e prozii e amici vari, che ricambiano il favore. Potremmo andare avanti fino a domani, fino alle attività più opache, in cui si utilizzano i bilanci del no profit per farci transitare fondi di poco chiara provenienza.
Questo è tutto vero.
Però: allora andiamo a smascherare il no profit che fa solo finta, con metodi opportuni, e non infilando una tassa che colpisce tutti. Anche perché, si sa, non sarà la tassa a fermare chi fa il furbo, usando una parola di moda di questi tempi: chi fa il furbo continuerà a farlo in vari modi; il no profit ricchissimo, ma meno personalizzato, sopravviverà comunque; mentre le piccole realtà, che puntano alla qualità assoluta nei confronti della Singola Persona, rischiano di affondare.
Quando una realtà diventa commerciale travestita da no profit va fermata e basta.
E poi, appunto, chiamiamo le cose con il loro nome: la tassa non ha lo scopo di punire attività non congrue, ma solo quello di raggranellare fondi. E basta.
Vediamo un po’ come va a finire.
Buona giornata.
Angela

3 commenti:

Nonna Roby ha detto...

Nessun commento oggi, dove sono finiti tutti gli amici? Spero non a letto con l’influenza! Ciò che scrive Angela è molto giusto e fa riflettere: i nostri “cervelloni” asseriscono che questa tassa verrà tolta (non avrebbero dovuto nemmeno proporla), speriamo bene.
Un abbraccio e incroci per tutto XXXXXXXXXXXXXXXXXX
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BOOG ha detto...

FORZA FABULLO!!!
FORZA RAGAZZI!!!
BUON FINE SETTIMANA A TUTTI!!!
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
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Anonimo ha detto...

Anch'io sono d'accordo con Angela, come si fa a non esserlo?
A proposito, posso promettere (e sono uno che mamtiene) che nei prossimi giorni rinnoverò il mio stato di Socio Ordinario della Onlus Abilità per Crescere. E' meglio scriverlo perchè la cosa mi inorgoglisce e perchè vorrei che gli amici del Blog e gli amici degli amici volessero e potessero fare altrettanto. Insomma un po' di pubblicità non guasta... Forza Fabullo!
Salvatore A