giovedì 7 marzo 2019

Come vi tocca.

Seconda (della milionesima serie) puntata, vi tocca.
Vi ricordate quando la settimana scorsa vi ho fatto quel meraviglioso discorso incomprensibile sui soldi dei progetti che rimangono fermi, o usati male, per colpa delle famiglie ingrate? Quel discorso in cui ci siamo persi tutti?
Adesso arriva l’esempio illuminante: e giuro e stragiuro che non l'ho fatto apposta, che non era tutto calcolato. È sicuramente vero, però, che in questo ambito non bisogna essere geniali per trovare esempi, cadono dal cielo come la pioggia di stamattina.
Allora: povera Italia, siamo andati a rotoli, chi s’è visto s’è visto, chi ha mangiato ha mangiato, solita triste storia. E il letto per un disabile non corto come me non c’è più, c’era dieci anni fa, perché sul nomenclatori è presente, ma ora non c'è più. Niente di nuovo.
Come non sono nuovi i discorsi sugli sprechi: non saremmo arrivati qui se non avessimo sprecato; se, in passato, non avessimo impropriamente finanziato un mercato di ausili lasciando deteriorare la roba buttata nei magazzini che adesso non c’è più; se, comunque, non avessimo buttato soldi in ogni ambito di rappresentanza e non: eccetera eccetera eccetera. Potremmo andare avanti a oltranza.
Ma qui è ancora più semplice, agganciandoci proprio al discorso dove ci siamo persi.
Allora: la famiglia della disabile in questione lavora in un ambito il cui contratto prevede un fondo di solidarietà interna, in cui tutti i dipendenti (tanti) versano una quota che sperano di non dover mai usare personalmente.
Questa quota viene poi erogata dall’asl solo come passaggio: nel senso che ciascun servizio territoriale ha il dovere di preparare un progetto utile per il singolo assistito che possa usufruire della quota; giustamente, il passaggio dall’organismo pubblico, come l’asl, certifica che questo fondo venga erogato in maniera propria e congrua. Ok? Fin qui è semplice.
Stiamo parlando, al momento, dopo un decennio di malattia, per questa paziente specifica, di svariate migliaia di euro a disposizione, lì ben visibili sulla piattaforma dedicata. Sostanzialmente: soldi che ci sono.
Solo che, per la Persona in questione, sono legati al portarla in piscina, il progetto prevede questo. Ma, ci si è provato, andare in piscina è per lei troppo problematico.
E vabbè ma non vi va bene niente, è ovviamente la risposta che si legge tra le righe in risposta a tutte le interrogazioni che pone la famiglia.
Attenzione: non stiamo dicendo che la famiglia fa le pulci perché gli hanno offerto un concerto di musica barocca e loro vogliono andare a vedere Claudio Villa, che non si può fare per ovvi motivi di passaggio a miglior vita.
Stiamo dicendo che è proposto un progetto a cui la disabile non può accedere: è stato provato e riprovato, non è che la famiglia abbia fatto la schizzinosa. Ma è stato evidente a tutti che le strutture territoriali non sono in grado di supportare questa specifica paziente in un progetto che le stesse strutture territoriali hanno elaborato per lei.
Quindi, da anni, la richiesta è: cambiate progetto, i soldi sono lì pronti.
Ma questo significa lavoro. Ricordate che il parametro di riferimento è la tizia del Come sei venuta alta.
E guardate che non è un caso isolato: è la regola chiedersi come mai i servizi assistenziali territoriali, creati in maniera specifica per quel territorio, non offrano i servizi che a quel territorio servono. In apparenza, i servizi servono per auto alimentarsi e basta. Le Madri Isteriche chinano la testa e sottoscrivono con il sangue.
E sembra insolubile il problema del rivediamo i servizi che non possono erogare il servizio, per esempio riformulare un accidenti di progetto che non sia la piscina; verrebbe da dire che chi paga, questo fondo di solidarietà in questo caso, piuttosto che i comuni, piuttosto che le scuole, possibile che non riescano mai a sbloccare queste situazioni qui. Sostanzialmente: equivale ad un datore di lavoro che paga per un lavoro che non viene mai fatto, un’azienda che paga un fornitore senza che il prodotto venga fornito.
E il risultato, banale, è ad esempio questo: questa ragazza ha a disposizione migliaia di euro per andare in piscina senza poterci andare, ma la famiglia deve integrare la quota per avere un letto per lei con circa 400 euro, perché ha la colpa di essere venuta alta. Non ieri, giuro, tanti anni fa.
E parliamo di un letto, non di una borsetta di Borbonese.
Ecco, ve lo dicevo che diventava più chiaro.
Guardate che non è mica finita qui.
Buona giornata.
Angela

3 commenti:

Luana ha detto...

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Forza Fabio!!

Attendo il seguito, con l'amaro in bocca

BOOG ha detto...

E' incredibile quello che succede a questa ragazza!!!
forzaFabullo!!!!
forza famigliaAimo!!!
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Nonna Roby ha detto...

Attendiamo il seguito sempre più da delirio…
Nel frattempo incrociamo per la salute di Fabullo e di tutti voi e per le madri isteriche X XXX XXXXXXX XXXXXXXXXXX XXXX X X XXXX XXXXXXXX XXXXXXX XXX XXXX XXXXXXXX
Ganascino a Fabullo e bacetti.