venerdì 1 marzo 2019

Sincronismi.

Guardate, ci sono situazioni ben oltre al limite dell’assurdo, ma veramente che nemmeno Pirandello avrebbe potuto costruire vicende che sono così è ma solo se vi pare. Oppure in cui Kafka verrebbe deriso perché quello che scrive lui è superato da mò.
Fondi che ci sono ma non vengono dati, progetti creati per qualcosa che non c’è, classicamente nell’ambito socio assistenziale.
Esempi classici, sempre per le convenzioni di cui si parlava ieri: ad esempio i fondi di solidarietà interna finanziati dai lavoratori di qualche ente, solitamente pubblico. I lavoratori mettono una quota sperando che non serva mai per l’assistenza a qualche loro familiare. Se, invece, purtroppo succede, fanno domanda e hanno diritto ad accedere alle loro quote. Le quali quote sono chiaramente visibili in piattaforma e  vengono erogate tramite qualche organismo pubblico o dal pubblico pagato e costituito (tipo asl o consorzio degli enti locali): tale organismo rappresenta solo un passaggio, i soldini arrivano in realtà da quel fondo; tale organismo, però, ha il compito di creare progetti e situazioni a cui l’assistito può accedere appunto finanziato dal fondo, cioè convenzioni. Questo, giustamente, per evitare che il furbone di turno utilizzi i soldini ad esempio per terapie nello studio del cugino senza poi recarcisi, con il cugino che incassa e basta.
Qual e il problema? Che le situazioni convenzionate, spesso, non possono essere usufruite dall’assistito perché mal strutturate, perché non rispondono alle sue esigenze, e quindi quei soldini rimangono lì, visibili, sulla piattaforma, senza poter essere utilizzati. Per cui: ma mio figlio/padre/marito ha bisogno di questo, di quello non se ne fa nulla, convenzionate qualcosa di utile per noi. Non si può.
Ma certo che si potrebbe: però vuol dire che la persona responsabile di seguire tutta la faccenda valuta la situazione, la fa presente più in alto, chiede di deliberare la possibilità di accedere ad altre soluzioni, che poi vanno valutate, convenzionate, e si deve, ovviamente, verificare che tutto si svolga in maniera congrua.
Avete presente quanto lavoro? Ecco, pensate alla tizia del Come sei venuta alta.
Vi sembra cervellotico? Aspettate, c’è sempre di meglio.
Per esempio.
Ente assistenziale creato, voluto, pagato da un consorzio di comuni, perché è, giustamente, l’unico modo.
Si fa, sempre giustamente, un capitolato di servizi che possono essere offerti, sulla base delle esigenze specifiche dei comuni, studiato ad hoc.
Per esempio l’assistenza ad un utente disabile alla mensa scolastica.
Poi negli anni succede qualcosa: per esempio che, per decisione, di un altro ente, per esempio
la pubblica istruzione, la mensa da scolastica diventa comunale: vuol dire che I bambini non sono più assistiti dagli insegnanti ma da un assistente comunale.
E a quel punto il capitolato, che il comune stesso ha sottoscritto con gli altri comuni colleghi per creare un organismo assistenziale dai comuni stessi pagato, non risponde più a quell’esigenza lì. Perché l’organismo assistenziale dice: sul capitolato non c’è scritto che io lavori alla mensa comunale, solo a quella scolastica.
Giusto: ma siccome il capitolato l’abbiamo creato noi, su esigenze locali specifiche, senza quel capitolato l’organismo assistenziale non esisterebbe, le esigenze si sono evolute perché può succedere, cambiamo anche il capitolato, facciamolo evolvere.
E invece no: perché è talmente complesso il cambiamento, nelle sue inestricabili regolamentazioni, che diventa impossibile, folle da cambiare. L’organismo assistenziale è diventato dotato di vita propria, pagato da comuni che poco se ne fanno, e che devono trovare altri fondi per pagare qualcosa che, di fondo, c'è già.
Per cui che succede? Che vengono ad esempio creati progetti in cui far affluire i fondi, perché l’organismo ha bisogno di auto giustificarsi, cui poi gli utenti non partecipano, perché sono assurdi: ecco, voi famiglie vi lamentate sempre ma poi vi offriamo le cose gratis e voi non ci venite.
Un altro trucco è cambiare il nome delle cose: come il posteggio diurno che si chiama centro di recupero, per intenderci. L’assistenza di gruppo, con un operatore e  5 utenti, che diventa laboratorio relazionale.
E il datore di lavoro, per esempio il consorzio dei comuni, non ha modo di intervenire: perché è talmente difficile che servirebbero risorse umane che poi non ci sono.
Vi siete già persi? Facciamo che mi fermo qui.
Anche perché dobbiamo sincronizzare gli orologi. Perché poi, le Madri Isteriche chinano la testa ma giurano con il sangue, le reazioni,  non quelle evolutive, ma le altre, che mettono pratiche sotto le pile di altre pratiche, e i cavilli scientifici sulla necessità di evoluzioni dei progetti assistenziali (quelli che funzionano) e quindi terminarli, quelle reazioni lì arrivano sempre.
Buona giornata.
Angela

3 commenti:

Luana ha detto...

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Confesso che mi sono persa
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Forza Fabio!!! Che sia un buon fine settimana per te, per la tua famiglia e per tutti gli amici del blog.
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BOOG ha detto...

FORZA FORZA FORZA FORZA FORZA FABULLO!!!
FORZA FAMIGLIA AIMO!!!
BUON FINE SETTIMANA A TUTTI!!!
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Nonna Roby ha detto...

Mi sono persa anch’io…! Va beh, che sia un fine settimana sereno e tranquillo per tutti. Se non sbaglio questi sono gli ultimi giorni di Carnevale, quindi bugie, frittelle, festeggiamenti vari, battaglie delle arance ad Ivrea. Allora buon divertimento!!!
Un abbraccio