venerdì 6 ottobre 2017

Guardiamo il dito. Ci siamo persi la luna del raccolto.

Ieri siamo andati in terapia e ci sono quindi stati i raccordi sul lavoro settimanale, che, in questa bellissima stagione con davanti agli occhi, fuori dalla vetrata, una bellissima luna del raccolto che tramonta e io mi sto già perdendo, figurarsi; in questa stagione, dicevo, il lavoro è in gran parte rappresentato dall’inserimento dei bambini a scuola e dalle conseguenti mamme con i capelli dritti, che non sanno nemmeno più se indignarsi  o arrendersi.
Storia di ieri: piccino in prima elementare, gravi problemi motori, ma un buonissimo aspetto cognitivo. Da subito inserito con una maestra di ruolo, tra l'altro già conosciuta e molto brava, per cui è stato immediatamente possibile la presa di contatto degli operatori per organizzare il programma didattico.
Peccato però che anche quest'anno la scuola sia cominciata all’improvviso e nessuno poteva sapere che una classe quinta avesse deciso di avere matematica in programma, senza insegnante pronta, nel senso che c'è tutto il gioco delle nomine che dovrebbe, per fortuna, essere al buono.
E quindi l’insegnante di sostegno sta coprendo appunto questo posto, perché le ore sono tante, una materia importante, è l’ultimo anno, il tempo sta passando e vuoi mica che rimangano indietro. Il piccino in questione, quindi, un po’ sta di fianco a lei che spiega agli altri; un po’ sta con gli assistenti, gli altri insegnanti, i bidelli: fanno dei giochini, fanno tante coccole, salutano i bambini.
Attenzione: non è sgabuzzinato, abbandonato, maltrattato. Se volete pensare che sia posteggiato, vi prego però di non dirlo, perché Quelli Che Sanno sono sensibili e quella lì però è una parola che non si può dire.
Però, è innegabile, non sta svolgendo le sue attività specifiche.
La mamma, dopo quasi un mese, è più umiliata che arrabbiata, non fosse altro che l’arrabbiatura è faticosa.
Per cui discussione sui punti fermi e l’operatore alza il telefono: oltretutto, l’insegnante in questione è anche la coordinatrice del sostegno, per cui si fa prima.
L’operatore dice Buongiorno, e chiede notizie sullo svolgimento delle attività a quasi un mese dall’inizio: sa, eravamo d'accordo che ci saremmo aggiornate su eventuali difficoltà, sapevamo che sarebbe stato necessario ritrovarsi velocemente per trovare soluzioni diverse, immagino che però non sia stato possibile fare praticamente nulla sapendo che lei è molto impegnata in un’altra classe.
Dall’altro lato silenzio attonito che sottintende: ma come accidenti si è saputo?
E poi: l’inizio dell’anno è sempre difficoltoso per problematiche che non dipendono da questa scuola (verissimo). Solo che poi parte lo scivolone: e comunque l’insegnante di sostegno non è esclusiva, ma una risorsa per la scuola.
Eccola lì, bingo: sempre, ogni volta; la convinzione di fondo che fa capire come sia un sistema senza alcuna speranza.
L’operatore è paziente: è vero che è una risorsa, ma nella misura in cui il lavoro specifico del sostegno viene integrato nell’attività scolastica in cui il bambino disabile deve essere inserito.
Anche perché Lei, per fortuna, è un’insegnante di sostegno di ruolo, specializzata, e non una precaria che ha trovato quell’unico posto lì pur di lavorare, che non sa nulla delle competenze specifiche e che si sente sprecata: per cui, Lei è presente in questa scuola solo in funzione della presenza di un disabile, altrimenti sarebbe altrove, e la matematica in quinta avrebbe dovuto trovare per forza di cose un’altra risorsa: un altro insegnante chiamato da fuori, tante ore di disegno, bambini in palestra, genitori che si lamentano, sostanzialmente fatti vostri e non del piccino in questione. Tutto detto con parole più belle, ma quelle lì.
Infatti, dall’altra parte, silenzio. E poi: ma comunque il piccino è stato contento, coinvolto, è stata una strategia relazionale di inserimento per conoscere tutti, gli vogliono tutti bene, è così dolce.
Indubbiamente: però quella strategia lì, in uno che non ha problemi relazionali, e non lo dice la madre isterica ma la diagnosi funzionale, può valere per qualche giorno, e non per quasi un mese; e tutti gli altri aspetti di Vogliamogli tanto bene si possono tranquillamente rilevare anche alla bocciofila, al mercato, dal calzolaio, in ospedale, in cortile: a scuola sono dovuti, ma la specificità sarà poi un’altra roba.
E poi siamo sempre lì, come diciamo noi isterici che ci attacchiamo ai dettagli: è vero che la disorganizzazione è totale per problematiche non riferibili alla singola scuola, e l’onestà culturale prevederebbe di rilevare questo e su questo lavorare.
Usare l’insegnante di sostegno come risorsa, che vuol dire tappabuchi, è invece una grossa aggravante, una sorta di premeditazione: come dire, togliamoci il problema, non stiamo a discutere con il Provveditore-Ministero-SignoredegliAnelli-EntitàAltissima, che tanto ogni anno non ci ascolta (verissimo), siamo tutti stanchi sottopagati bistrattati (verissimo) e allora facciamo così tanto per questo piccino nulla cambia, non lo saprà nessuno, vogliamoci bene e viva la scuola inclusiva.
Ed eccolo un altro punto: perché i bambini di quinta raccontano di questa maestra di matematica in attesa che arrivi la nuova (vabbè, ma sono solo bambini), portano a casa i quaderni con le cose scritte da lei (ah sì? Ahhhh…. Ma sono dettagli….); e tra quei bambini c’è il vicino di pianerottolo del piccino, che passa tantissimo tempo a casa con lui.
Gulp. Ma dimmi te se il mondo può essere così piccolo anche a Torino. Ma dimmi te se ci mancavano ancora i pargoli spioni. Con la Mamma Isterica che diceva: forse è meglio stare zitti, poi si offendono, io non ho voglia di avere anche quella tensione lì.
Ma comunque: la risposta finale: però state tranquilli, nomina appena fatta, da domani è tutto a posto.
E basta, guardiamo il dito, tanto la luna del raccolto è belle che tramontata.
Come dice Luana: storie di ordinaria follia.
Non so voi, ma ho la percezione extra sensoriale che l’anno prossimo sarà uguale.
Fabullo ieri ha avuto una buona mattina e un sacco di crisi al pomeriggio. Io ho mal di gola, male alle unghie, ai capelli, al naso che cola: stavo cercando di chiamare il mio datore di lavoro per chiedere un giorno di mutua, ma nessuno trova l’ufficio apposito.
Buona giornata.
Angela

4 commenti:

BOOG ha detto...

FORZA FABULLO!!!
FORZA FAMIGLIA AIMO!!!
BUON WEEK END A TUTTI GLI AMICI DEL BLOG !!!
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Paola ha detto...

Purtroppo l'anno prossimo le cose non saranno uguali... saranno peggiorate, ahime'
e su questo son pronta a giurarci e a giocarci uno stipendio intero.
Storie di ordinaria follia tendente al peggioramento costante.
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FORZAIMOOOOOOO
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FORZAFABIOOOOO
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Che sia un fine settimana positivo per tutti
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Anonimo ha detto...

Forza Fabullo! Forza Angela!
Salvatore A

Nonna Roby ha detto...

Siccome la speranza in tempi migliori non deve mai mancare, trasmetto una cosa bella che ho appena letto:

VERRÀ UN GIORNO
Verrà un giorno più puro degli altri,
scoppierà la pace sulla terra
come un sole di cristallo.
Un fulgore nuovo avvolgerà le cose.
Gli uomini canteranno nelle strade
liberi ormai dalla morte ingannevole.
Il frumento crescerà sui resti
delle armi distrutte
e nessuno verserà il sangue dei fratelli.

Il mondo sarà allora delle fonti
e delle spighe che imporranno il loro impero d'abbondanza e freschezza senza frontiere.
Soltanto i vecchi, giunti alla domenica
della loro vita pacifica
aspetteranno la morte,
la morte naturale, fine del cammino,
paesaggio più bello del tramonto

Jorge Carrera Andrade, Ecuador, 1903-1978
(tratto da "Riforma", settimanale evangelico)