Detto alla piemontese: sà che vi conto l’inps. Adesso mi
viene da ridere. Ieri dopo due ore e 45 un pochino meno.
Arrivo alla 9.45. Vado dal tizio dei numerini e gli racconto
alla veloce e mi dice che partiamo con la faccenda invalidità, quindi numero
dello sportello pensioni. 23 davanti. Ero pronta, avevo da leggere.
Come Natale, Pasqua e Ferragosto, arriva il mio turno. Signora
molto gentile, le spiego la faccenda: mi è arrivato il verbale definitivo, devo
inserire dati, il sistema non riconosce quel numero di pratica, al numero verde
mi dicono che è perché io il verbale definitivo non l’ho mai ricevuto.
La signora guarda e dice: ma c’è scritto così, questa storia
non ha proprio senso. Ecco, appunto. Telefona alle alte sfere e dall’altra
parte c’è qualcuno che la rimbrotta e lei che dice cose tipo Però io leggo
così. Io volevo mettermi a piangere, o a ridere, però stavo tranquilla perché la
signora era gentile.
Poi dalle alte sfere scende quell’altra, che invece gentile
non era proprio: esordisce con: La signora non ha ricevuto proprio niente, è
già tutto a posto perchè adesso il rinnovo è automatico e non capisco davvero perché
sia venuta qui.
Al che ho chiamato a raccolta ogni energia cosmica e zèn e
con l’aria più educata e antipatica della galassia ho risposto: Chiedo scusa? Io
sono venuta qui in quanto voi come ente mi avete mandato un cartaceo, sulla cui
prima riga c’è scritto verbale definitivo e poco più avanti inserire dati entro
30 giorni e risulta impossibile; io utente ubbidiente cerco di fare quello che
mi dite, e invece pare che non ci sia nulla di vero. Per cui la possibilità è
che io non sappia leggere e la signora qui presente nemmeno, o che questo
cartaceo che lei sta tenendo in mano non esista.
Al che si è calmata un attimo: ha ragione, è vero, è che
questa lettera va mandata alla prima domanda e non ai rinnovi, invece il
sistema la manda a tutti, voi non dovevate riceverla ed è per questo che il
sistema non riconosce la procedura. È tutto a posto. Riceverà poi il verbale
definitivo ma è già tutto a posto.
Quindi questo non è il verbale definitivo anche se c’è
scritto nella prima riga? No.
Ho evitato di sottolineare che il sistema è l’inps e io ero
all’inps. Non importa, ci sono concetti che non è opportuno sviscerare, ci sono
i filosofi per questo.
Per cui: molto bene. Se è tutto è a posto ma questo non è il verbale
definitivo, cosa dobbiamo fare con i permessi lavorativi della 104 che scade il
30.
Questo comunque è il verbale (ma lo è o non lo è? Chi lo sa,
non chiedere.) di invalidità, la 104 viaggia su un altro binario. Prenda il
numero per lo sportello della 104.
Ok, vado dal tizio dei numerini che mi chiede Ma un altro? Non
poteva passare direttamente? La prego mi dia il numero e basta.
Solo 6 davanti.
Nuova signora davvero carina e gentile.
Sono qui perché non era chiaro l’inserimento dei dati per il
verbale di invalidità e voglio capire cosa devo fare con la 104. E lei: sono
due cose diverse e lei deve attendere l’arrivo del verbale definitivo 104.
In un microsecondo ho riflettuto sul fatto che deve essere
la parola definitivo che impalla tutto, si vede che il sistema non la tollera,
preferisce l’effimero, il possibile, l’adesso vediamo. In quello stesso
microsecondo ho anche pensato al fatto che non era il caso di tirare fuori
simili concetti, che avevo una fame da manicomio, mi girava la testa perché sono
una piaga e andiamo oltre.
Per cui: va bene, attendiamo il verbale definitivo. Ma dato
che ho ricevuto il verbale definitivo dell’invalidità ed è invece venuto fuori
che non è il verbale definitivo, ma che tutto si rinnova comunque
automaticamente e non devo fare nulla, cosa succederà per la 104?
La signora mi ha guardato come se fossi completamente matta
e mi ha detto: assolutamente no, deve venire qui con il verbale definitivo e la
domanda di 104 bisogna farla eccome. Mi faccia vedere cos’ha ricevuto. Signora,
questa è l’invalidità, ma è eccome il verbale definitivo, c’è scritto nella
prima riga, chi le ha detto che non è vero.
La sua collega dello sportello di fianco, ma la prego,
andiamo oltre, pare che sia così, parliamo di 104. Cosa capiterà il 30 aprile
quando scade, se io non avrò ancora questo benedetto documento di cui lei mi
parla e che forse esisterà? Risposta: non lo so, ma chiediamo.
Telefona alle alte sfere ma delle altre: c’è una scartoffia
da compilare, un foglio di carta del pane, con ii dati di Fabullo, Paulo Aimo la
porta al lavoro e vale come documento finchè arriva il mitico definitivo.
Però la deve firmare il direttore, vada dall’omino, si
faccia dare un pass e vada sopra dal direttore.
L’omino era nuovamente stranito, mi ritira un documento e mi
appende un cartellino al collo.
Salgo proprio dall’Altissimo in persona che mi fa uno
scarabocchio e mi dice di riconsegnare il modulo allo sportello della 104, di
dire alla signora di farne una copia per noi da portare al lavoro, una copia
per lei e una per l’inps, insomma. Quando arriva il verbale definitivo della
104 ce lo porta.
Torno dall’omino, mi tolgo il cartello dal collo e chiedo
nuovamente il numerino per la 104. L’omino è allibito. 3 davanti, mi siedo un
pochino preoccupata: erano le 12.15, alle 12.30 avrebbero chiuso e mammasanta. Però
eravamo rimasti in pochissimi e mi è sembrato di capire che chi ha il numero
passa.
Ok, aspettiamo. Intanto c’era uno schermo su cui ruotavano
notizie varie. E c’era l’oroscopo, il mio segno, giuro, in quell’esatto
istante. E diceva una roba così: che sarebbe stata una giornata tranquilla, all’insegna
dell’armonia, in cui avrei percepito una grande pace interiore, un po’ come i
figli dei fiori. Giuro.
Per cui ho pensato che in effetti non avevo ancora staccato
l’estintore dal muro e non l’avevo ancora dato in testa a nessuno, per esempio,
era vera la pace interiore. E riguardo ai figli dei fiori, nella piazza lì
fuori volendo si poteva provvedere con il materiale giusto.
Mi sono resa conto che i nonnetti intorno mi fissavano
silenziosi, dovevo essere in preda ad un riso isterico mentre leggevo.
Comunque è arrivato il mio turno e torno dall’ultima signora
gentile che avevo visto: che guarda, protocolla, mi dà una ricevuta fa le copie
e mi dice: la copia che deve rimanere qui , la tengo io o la devo mandare sul
al direttore? Io l’ho guardata con la faccia, credo, più allucinata della terra
e ho proferito: la prego di avere pietà di me. Giuro ancora. Mi ha lasciato
andare.
Erano le 12.30. Ero stata brava ed educata tutta la mattina,
in macchina volevo piangere, davvero.
Io dico solo una cosa: se per caso incontrate qualche
signora per bene che oggi vorrebbe tanto chiedermi perché non vado un po’ a lavorare mentre Fabullo è a scuola, tanto
potrei, cosa sto a fare a far niente che poi mi ritrovo con niente e non è che
poi posso anche lamentarmi. Ecco, se la incontrate, ditele che oggi non è cosa,
è meglio non farmi certe domande. Ditele che non sono proprio nel pieno
possesso delle mie facoltà mentali, che potrei avere reazioni inconsulte,
diteglielo.
Buona giornata.
Angela
4 commenti:
INPS (Ufficio complicazioni cose semplici)
FORZA DONNA ANGELA!!!
FORZA SUPER FABULLO!!!
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Sto piangendo dal ridere :-)))))))..anche se ci sarebbe davvero da piangere!!!!!!...Angela sei strepitosa..troppo zen :-))) Miticaaaaa
Forzaaaaaa Aimo
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Nooo Angela!! Un libro, devi scrivere un libro!!!
Però che tristezza, mammamia, dover lottare continuamente...
Pensieri positivi, abbracci e baci a pioggia
FORZA FABIO - FORZA ANGELA - FORZA AIMO
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Che dire? non c'e' proprio niente da dire... purtroppo...
Mi si fa sempre piu' pressante e concreta la voglia di cambiare nazione...
Oggi, cara Angela, hai meritato l'oscar/aureola/palmad'oro/grammy della pazienza... secondo me fosse stato al posto tuo il dalai lama... oggi all'inps ci scappava, minimo minimo, una rissa.
Comunque appoggio in pieno Luana.... devi scrivere un libroooooooooooo
XXXXXXXXXXXFORZAFABULLOXXXXXXXXXX
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