Riproviamo.

Non so davvero cosa dire. E’ che uno si impone di iniziare la giornata da ottimista, poi però bòh. Per carità: non siamo in ospedale, non stiamo usando l’ossigeno, non è nemmeno previsto l’arrivo di un uragano, abbiamo calze e scarpe nei piedi e anche oggi qualche cosa mangeremo, per cui vietato lamentarsi. Ma mammasantissima.

A me davvero ieri mattina sembrava molto meglio. Poi è arrivato il dottore e invece no: c’era ancora una parte di polmone che lo convinceva poco, nonostante antibiotico e broncodilatatori. Così ha chiamato la nostra pediatria e ci ha mandati su.

Come sempre sono stati meravigliosi. Efficienti e gentili. Visitato e rivisitato da più medici così ciascuno poteva dire la sua. E sono arrivati alla conclusione che non siamo ancora in situazione di crisi assoluta e che non sembra esserci un focolaio e che potevamo andare a casa. E, a quella parola magica, Fabullo, che stava lì ad ascoltare facendo finta di no, si è messo a salutare tutti con la manina che neanche Sua Maestà quando passa tra il popolo e a indicare la porta. Baci e ciao, siete tutti carini ma io vi pianto qui e me ne vado.

Ci hanno cambiato la terapia, perché l’antibiotico non sembra avere avuto un gran effetto e ce ne hanno prescritto un altro e ritoccato le dosi dell’areosol. Controllare la saturazione e andare su al primo dubbio. Deve andare meglio in 5 giorni abbondanti e, comunque, pensare ad un ritorno a scuola per mercoledì prossimo.

E quindi, da capo. Oggi deve andare meglio. E siamo alle solite: tra dieci giorni arriva la nostra insegnante americana e sono preoccupata per tutto quello che c’è da fare. Poi mi sento in colpa perché sono preoccupata, però intanto non so bene come fare, così mi sento ancora più in colpa ecc ecc.

Nelle pause leggo Andrea Vitali, Dopo lunga e penosa malattia, che è meglio.

Buona giornata.

Angela