Alla fine non è andata bene: ieri mattina era peggio che
mai. Così abbiamo cominciato a cercare la dottoressa e l’abbiamo trovata alle
11: ci ha detto di somministrare la famosa medicina. Che, detto in altre
parole, vuol dire propinare l’Immonda Schifezza.
Ci ha preparati ad una giornata difficile, di tanto sonno,
tanto intontimento, eventuali allucinazioni, irritazione, eccetera eccetera.
A quel punto abbiamo deciso di dargli prima pranzo, perché
poi chissà quando mangerà di nuovo.
Intanto erano partiti i pensieri. Cosa si fa in questi casi?
Lo si prende come un momento di passaggio e ci si sente illuminati? si piange?
Si piange tanto o si piange poco? Si prova una rabbia sorda o eclatante? O una
profonda tristezza? Si spera in qualcuno che appaia per magia e per pensiero
per tenerci la mano? O meglio sperare di rimanere da soli perché almeno non si
deve fare finta? Che si fa? Ci si pettina o si va in giro con la faccia della
disperazione? Si cucina o non ne vale la pena? E’ perché bisogna farsi furbi e
non cercare il dichiarato inesistente? Ma se non l’avessimo mai fatto ce l’avremmo
il fuoco e la ruota, mica c’erano prima?
Insomma, quelle storie lì. Per altro, io le risposte non le
ho trovate, immagino di non essere abbastanza energeticamente evoluta. E ho
fatto di tutto un po’, in ordine sparso, tranne le cose di quelli illuminati,
lì non ce n’è proprio.
Sentito la pediatra che mi ha detto di attaccare il
saturimetro: metti che deprima i centri respiratori.
Insomma, pronti. Diamo l’Immonda: una siringa senz’ago che
va posizionata all’interno della bocca, tra guancia e gengiva.
E poi. E poi non è successo un accidenti di niente: è stato
sicuramente sull’allucinato un quarto d’ora dopo. Non dormiva ancora, aveva gli
occhi aperti ma non vedeva. E poi ha dormito un’oretta abbondante, con una
saturazione magistrale. Insomma, nanna appena più lunga del solito. E al
risveglio era solo più noioso e più rigido. E basta. Mi sono chiesta se l’ho
propinata bene, l’Immonda, considerato che non era proprio semplicissimo. Non
ho idea se abbia o no fatto effetto, oggi vediamo cosa succede.
Così ieri è stato un lungo pomeriggio perplesso, in cui
Fabullo era guardato a vista per vedere eventuali reazioni strane, che non ci
sono state, tranne appunto, forse, un po’ di noiosaggine. E meno male, niente
emergenze, per carità; ma lì sono ripartite le domande: ma è giusto così? Vuol
dire che non c’è nulla che funziona? Vuol dire che non ho fatto le cose bene?
Vuol dire che non c’è niente da fare? Ma che accidenti vuol dire?
E così siamo andati in biblioteca, a piedi, perché adesso
abitiamo in centro (dite alla PAOLA di non piangere) e faceva un caldo da
maggio. A trovare la Michi, che era di turno. E io ho preso 10, dico 10, libri:
che forse è stata l’unica certezza di ieri. E ho già quasi finito il primo, l’ultimo
di Carofiglio, che però è corto. Mammasanta.
Buona giornata.
Angela
6 commenti:
Buona giornata Angela!!!
FORZA FABULLO!!!
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXANDRA' TUTTO BENEXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Spero di esserti vicino con il pensiero. XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Forza Angela e sempre FORZA FABIO!
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Forza forza forza Aimo XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Un abbraccio enorme ma cosi' enorme da lasciarvi senza fiato...
Siete nei pensieri di tutti noi e spero che questa energia via internet possa portarvi qualcosa di positivo...
XXXXXXXXXXXFORZAFABULLOXXXXXXXX
Angela prova a guardare in facebook TIZIANA RUSCIO. HO FATTO SEGNALAZIONE A FACEBOOK!!!
Cari Angela e Fabullo io non posso fare nulla per voi. E' una verità che mi fa male e a voi non può far bene. Non ho le risposte giuste per capire come combattere meglio le avversità, non scrivo di vittoria ma di battaglie che vi facciano credere che un po' di luce e pace possano avvolgere i vostri cuori in giorni comunque da guerrieri durante tregue più lunghe possibili. Io posso starvi vicino col mio pernsiero e col mio affetto, vorrei poter tenere la vostra pesante spada per darvi sollievo in qualche momento per potervela ridare più tagliente che mai, al bisogno. Salvatore A.
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