mercoledì 16 agosto 2017

Un tantino verticale.



Eccoci, giro di boa di Ferragosto superato senza grossi impicci di sorta, o meglio: senza grossi impicci ancora più grossi! Sostanzialmente, siamo a  casa nostra. La Michi è andata a grigliare in un prato qui sotto, noi abbiamo riposato e letto. Alla sera, all’ombra, abbiamo fatto qualche lavoretto fuori: così Fabullo ha preso l’arietta e si è goduto un pochino i cagnolini e i cagnoloni del vicinato, tra una crisi e l’altra.
Prossimo obbiettivo: aspettare il ritorno della pediatra la prossima settimana, per organizzare un prelievo domiciliare per il controllo dei livelli del farmaco; potrebbero sicuramente occuparsene i sostituti, ma la pediatra prepara sempre una richiesta in cui si specificano le difficoltà nel prelievo, richiesta che ormai gli infermieri riconoscono al volo. E allora aspettiamo che torni lei, tanto va benissimo farlo verso fine mese.
Però vi conto un’altra storiella o storiaccia, di quelle della luna e del dito, che noiosa, mammasanta che noiosa.
Abbiamo chiacchierato con un’amica disabile di 18 anni, che ha frequentato la quarta superiore e che ci ha raccontato la sua gita scolastica a Firenze.
Partiamo subito con le precisazioni ante factum: perché, si sa, che noi isterici, nonché mendaci, siamo sempre seduti sul banco degli imputati, e dobbiamo difenderci a prescindere. Così può essere ribadito  che è perché siamo afflitti da persecuzione maniacale ossessiva, non perché le obiezioni siano sempre scontate!!!!
Allora: la ragazza in questione non può camminare, ma non ha nessun danno cerebrale, giusto per chiarire che non vale la scusa che potrebbe non aver compreso bene, cognitivamente parlando. Si prega di trovare un’altra scusa.
Inoltre: è una persona realizzata, atleta paraolimpica, che non percepisce la realtà in maniera frustrata, anche qui si prega di trovare un’altra scusa.
Quindi, gita a Firenze, situazione normalissima per una quarta superiore italiana. La ragazza, che sa molto bene come gira il mondo, la settimana prima di partire chiede al suo insegnante di sostegno: è sicuro che l’hotel è accessibile? L’insegnante ha uno sguardo un pochino smarrito e poi dice: Ma certo!
Il giorno dopo passa la circolare che comunica che l’hotel precedentemente scelto ha  appena avvisato che, per urgenti e imprevisti lavori strutturali, non può ospitare le classi; è già stato prenotato un altro hotel, si richiedono 5 euro in più per ogni allievo e per questo ci si scusa con le famiglie.
La ragazza preferisce non andare a fondo nella faccenda, in quanto dotata di controllo zèn a livelli eccelsi.
A Firenze, come in ogni gita delle superiori, ci sono visite organizzate e momenti più liberi. Si fanno delle belle cose, che la ragazza apprezza, ovviamente in compagnia degli amici, che le gite sono prima di tutto quello. Finchè uno dei momenti organizzati e prenotati è la visita al campanile e alla cupola: come Luana ben sa, dotati entrambi di un certo numero di gradini. Insomma, per la ragazza entrambi impraticabili.
Difendiamoci subito prima di essere attaccati: non è che fossero le uniche mete organizzate, per la carità di Dio. Ce ne sono state altre, a cui la ragazza ha potuto partecipare. Ma viene a questo punto da dire che sia stato un caso, e non una pianificazione attenta. Perché, altrimenti, in tutta Firenze, esattamente come sono state scelte altre mete, è proprio possibile che non ci fosse nessun’altra situazione che non avesse centinaia di scalini? Sappiamo che tutte le città possono avere delle pecche di accessibilità, hai voglia; ma proprio per quello: ma proprio lì bisognava andare?
Vabbè, le sviste succedono; non dovrebbe capitare, fa parte del lavoro chiedersi se ci sono dei gradini quando si organizza  una gita e si sa che qualcuno non può farli, ma vabbè.
Quindi i ragazzi vengono intruppati per salire e la ragazza rimane lì piantata.
Eh già, ma adesso pretendiamo anche che ad un intera scuola venga negato il diritto di vedere due monumenti che il mondo ci invidia solo per una persona sola che non può, dicono Quelli che Sanno.
La prima risposta che mi viene è: povere gioie, per la carità, sai che trauma, potrebbero non avere mai più questa occasione nella loro vita. Ma non si può dire, perché poi si è i frustrati e invidiosi per quello che i nostri figli non possono fare.
Allora diciamo una cosa piena di buon senso: le povere gioie potrebbero non  poter tornare più sul campanile nella loro vita, forse, chi lo sa, è un’ipotesi. Che però si contrappone ad una certezza: che la ragazza non avrà mai più una gita scolastica della quarta superiore per stare con gli amici. E, appunto, sicuramente le alternative ci sarebbero state, altrettanto invidiate nel mondo.
E diciamone un’altra di cosa piena di buon senso, poco didattica, che si può dire poco, ma tanto si sa che dico le bugie: giuratemi che i nostri figli, o anche noi in quarta superiore; giuratemi che qualunque ragazzo delle superiori, di una gita scolastica, ricorderà per sempre i monumenti visitati (giustamente, le mete didattiche sono necessarie ad una gita) e non le risate in pullman, in hotel, le boiate a pranzo e a cena. Giuratemelo, e io saprò di aver sempre sbagliato tutto. Giuratemi quindi che alle povere gioie veramente sarebbe cambiata la vita se fosse stata organizzato qualcos’altro di didattico.
Per cui: la fila sale e la ragazza rimane lì con una parte degli insegnanti.
Non so voi, ma io continuo a credere che, per carità, sbagliare si possa, e si possa anche ammetterlo: sarebbe più onesto e trasparente. Sarebbe stato da dire: porta pazienza, abbiamo cercato di fare tutto bene e invece ci siamo persi sua una roba macroscopica (in effetti un campanile è un tantino verticale), c’erano i biglietti cumulativi e abbiamo sbagliato, non ci sono giustificazioni.
E invece no: Senti, noi non abbiamo proprio voglia di andare lassù, vuoi unirti a noi nel fare qualcos’altro, cosa ti piacerebbe fare?
Per cui io chiedo alla ragazza se ha detto loro di farsi furbi e di non prenderla in giro, perché è ovvio che non la possono piantare lì e la devono invitare a fare altro, e che non è mentecatta e che le cose le capisce eccetera.
Ma lei è una grandissima e mi risponde: Ma lascia perdere, stavo in zona dantesca e ho già perso ogni speranza, volevo godermi la gita, e, comunque, ho ancora un anno di scuola ed è meglio non cercarsi rogne. Ho chiesto loro di aiutarmi a tirare fuori dallo zaino l’elenco dei negozi in cui volevo andare: sapete, ho verificato che siano accessibili perché qualche problema un pochino me l’aspettavo.
Non è dato sapere se gli insegnanti siano sprofondati.
L’altra cosa che si può dire è che i ragazzi dovevano mobilitarsi ed essere loro che si rifiutavano di lasciare lì la loro amica: vero, poteva capitare e invece no. D’altra parte: se i presupposti sono questi, se per strane ragioni l’hotel cambia all’ultimo, se non si ribadisce che a certe cose si doveva pensare e invece ci siamo persi, se la ragazza aveva lei delle alternative pronte, viene da dire che i ragazzi non siano proprio portati dall’istituzione scolastica a pensare in quel modo.
 E sono certa che qualunque famiglia, o diretto interessato, di fronte ad una mancanza, potrebbe giurare con il sangue, nel novanta per cento dei casi, di non aver mai ricevuto delle scuse da un’istituzione, per qualunque errore: un appuntamento mancato, un’organizzazione che salta; al limite, è la famiglia a non aver capito, ad aver frainteso, capiamo la vostra sofferenza ma non potete alterare la realtà.
Anche perché viene la parte dopo: e allora? In fondo facciamo sempre tutto bene; nessuno viene picchiato, maltrattato, chiuso in uno sgabuzzino (vero, non stiamo parlando di queste situazioni limite, non indichiamo il dito per favore). Però, allora: occuparsi di certi “dettagli”, per esempio centinaia di scalini, non fa parte dei doveri? E se è così, non si può dire Abbiamo sbagliato, non abbiamo scuse? Anche perché, se il problema viene ammesso, viene poi anche scritto e relazionato, e c’è qualche possibilità in più che non si ripeta per il futuro: il non riconoscere un errore, indubbiamente fatto in buona fede e per disattenzione, vuol dire non rilevare un problema. E, qualche volta, non sono solo dettagli.
Insomma, sono antipatica anche oggi. Cosa volete, i frustrati sono fatti così.
Buona giornata.
Angela

3 commenti:

BOOG ha detto...

FORZA FABULLO!!!
FORZA FAMIGLIA AIMO!!!
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Nonna Roby ha detto...

Io spero tanto che qualcuno “in alto” legga questi commenti di Angela!
Qualcosa su cui meditare per quel qualcuno. Ieri sera uno dei TG (non so più quale) parlava di una spiaggia attrezzata appositamente per persone disabili, senza barriere di alcun tipo, con volontari che, con apposite sdraio, accompagnano nell’acqua chi lo desidera! Ottima cosa, per carità, una goccia in un mare di indifferenza!
Un abbraccio a tutti

Anonimo ha detto...

Forza Fabullo! Forza Angela!
Salvatore A