giovedì 8 novembre 2018

Riflessioni da cortile.

Annunciazione annunciazione: abbiamo nuovamente la  macchina, stamattina niente trasporto dell’alba, un ritmo meno convulso. Alleluia alleluia.
Ieri pomeriggio siamo riusciti a sbrogliare questa matassa: abbiamo anche avuto un po’ di ore asciutte, niente acqua dal cielo, già finite per altro. Adesso piove poco, e speriamo non peggiori perché oggi Fabullo fa vacanza, nel senso che non va a scuola, perché andiamo al controllo ad un mese dalla botulina nel primo pomeriggio, e Torino richiede i suoi tempi di spostamento è parcheggio. Il controllo andrà benissimo, speriamo solo che il tempo sia clemente nelle varie manovre con Fabu.
Oggi vi conto le riflessioni di ieri del nostro cantùn, che in un pugno di paese non è un quartiere, è un cantùn, un pezzo di via, insomma.
Poiché non pioveva, abbiamo rivisto un po’ di vicinato, mettendo la testa fuori: insomma, i momenti social di noi provinciali, in ciabatte, ramazza di saggina e sistemazioni di cortile varie.
Insomma, se fossero in un film sarebbero immagini surreali, ma i pensieri non lo sono affatto.
Una dei nostri Amici era stanca e arrabbiata perché era reduce da due giorni di Molinette con la sua mamma, con annessi e connessi di spostamenti e storie varie. In più, era appunto tra l’arrabbiato e il con le braccia cadute.
Storia rapida: mamma molto ma molto anziana, in condizioni di salute non brillanti, ma completamente autonoma nella sua casetta in una valle di montagna qui vicino, con dei figli di fianco. Su questa situazione si innesta un nuovo impiccio a prognosi  non positiva, ma di cui non è possibile prevedere la rapidità dell’evoluzione, magari una roba da niente a quell’età e magari no. Per cui hanno dovuto valutare un intervento, assolutamente molto semplice di per sé, ma senza garanzie per l’evoluzione della cosa, e  che la mamma non voleva fare perché stava bene a casa sua a fare le sue cose ed era impaurita. Alla fine, dopo tanti colloqui con i medici, i figli hanno deciso di provare perché l’intervento poteva tamponare il dolore, e poi si vedrà, e hanno quindi convinto la mamma.
Insomma, tutto fatto, tutto bene, era veramente una cosa da poco, era solo faticosa la gestione generale.
Quindi ieri mattina arriva un medico per le dimissioni, visibilmente con la luna storta per i fatti suoi, che dà le indicazioni e poi dice, per fortuna non davanti alla signora: Comunque secondo me avete sbagliato, potevate lasciar perdere tanto non serve a niente.
Ma porti pazienza, ci abbiamo pensato tanto, vagliato tutto quanto, alla fine la decisione l’abbiamo presa con voi che ci avete consigliato, e adesso lei ci dice questo a cose fatte. E lui: si vede che vi siete confrontati con i colleghi sbagliati.
Insomma, la nostra amica si è giustamente arrabbiata.
Per cui la riflessione era: ci siamo trovati in mezzo ad una storia di beghe personali tra i membri dell’equipe e alla fine questo qui ha fatto il maleducato con noi. Sono stanca morta più per la litigata con uno che poteva solo stare zitto che per altro, anche perché così ci siamo di nuovo messi a pensare se potevamo lasciare mamma tranquilla, ci siamo sentiti le banderuole in preda a chissà quale vento, in cui tutto dipende sempre dalla fortuna di chi si incontra in quel momento lì, fosse arrivato un altro a consegnare i referti per la dimissione tutta la discussione non ci sarebbe stata, alla faccia del facciamo le cose bene e dei protocolli, ad un certo punto non sapevamo più perché avevamo deciso così e che cosa ci avevano davvero detto, ci siamo ancora sentiti idioti noi figli, meno male che non ero sola altrimenti pensavo di essere scema io che non avevo capito niente. (Esattamente l’equivalente di noi Madri Isteriche).
E  noi del vicinato, in versione ciabatte e ramazza, che la guardavamo e la ascoltavano, perché aveva ragione da vendere.
E poi, sempre la vostra Amica: e voi con Fabullino queste situazioni qui le vivete sempre.
Nuove facce pensierose di noi provinciali, sempre in ciabatte e ramazza.
Attenzione: non l’ha detto per sentirsi in colpa delle sue lamentazioni, che non erano lamentazioni ma cronaca pura; l’ha detto come un dato di fatto, pura presa d’atto di come si vive.
E ha colto nel segno, come fanno sempre i nostri Amici silenziosi, che ci circondano e che ci guardano e tacciono, e arrivano con le pentole o tagliano l’erba o si occupano di mille cose ancora prima che noi capiamo che sono da fare.
Perché è vero, viviamo così noi e tutti quelli che convivono con la malattia cronica e grave, grandi e piccoli, familiari tutti, genitori mogli mariti o figli. Sono situazioni quotidiane e faticosissime, anche perché continue, che si aggiungono alla fatica e al dolore.
Per noi un esempio eclatante è stata la vicenda gastroscopia, con le opinioni che cambiavano ogni 5 minuti.
E non capita solo in ospedale, ma anche nei contatti con il territorio, in cui vengono dette certe cose, poi smentite e che sembrano sempre inventate dal familiare travolto dal dolore che distorce la realtà, in un meccanismo in cui, soprattutto i più deboli, non hanno possibilità di appiglio, perché comunque le istituzioni hanno sempre ragione. Capita con i servizi sanitari, che dicono che si fanno 12 sedute all’anno perché è clinicamente corretto così, con i servizi sociali che dicono che è anche responsabilità dell’utente sapersi organizzare e che non possono fare tutto loro (il tutto, di fronte al niente, non è chiaro cosa sia), con l’inps che manda moduli con l’intestazione dell’inps ma non è vero che li ha mandati l’inps e quindi lei non doveva rivolgersi a noi, con la scuola che l’insegnante di sostegno è per la classe e non per il singolo e comunque il bambino qui con noi è sempre stanco e le risorse indicate non emergono e quindi siete voi che sognate.
Si ha sempre questa sensazione dell’essere in balia del vento e delle onde e non nelle mani di professionisti: vuoi perché non tutti sono davvero competenti, vuoi perché le risorse sono talmente scarse che anche chi sa lavorare non ci riesce e perde la lucidità, vuoi quel che vuoi ma così è.
Dio salvi il vicinato in ciabatte.
Buona giornata.
Angela

3 commenti:

Paola ha detto...

Cara Angela tu riesci a scrivere così bene che certe situazioni sembra di toccarle con mano e ci si arrabbia e deprime solo a "sembrare di viverle"... e voi (e tante altre famiglie speciali) le VIVETE tutti le 24h di ogni singolo giorno di ogni anno....
Il senso di impotenza e' veramente indicibile
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FORZAAIMOOOOOOOOOOOOOO
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FORZAFABULLOOOOOOOOOOO
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BOOG ha detto...

FORZA FORZA FORZA!!!
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Nonna Roby ha detto...

Incredibile ma vero, perché è successo! Angela si spiega benissimo e fa molto bene a scrivere queste cose negative del nostro mondo di oggi!
La macchina di Paolo tornata riparata è una gran cosa fra tanti problemi vostri, uno di meno.
Abbracci a tutti <3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3