martedì 27 gennaio 2015

Ricordare.



Ieri giornatina da manicomio. Tutto bene, nèh, ma è durata almeno 56 ore. Tantissima tosse e nervosismo e pianti la mattina. Al pomeriggio meno tosse ma tutto il resto. Probabilmente è mamma che non sopporta più niente.
E’ venuta la dottoressa a visitarlo, e che Dio la salvi sempre: perché comunque, con le sue visite ravvicinate in questi primi giorni, ci ha evitato giri in ospedale per valutare l’evoluzione. E’ venuta e l’ha trovato bene: torace sempre libero, e secondo lei ormai è abbastanza fatta: nel senso che ormai ha avuto un picco di febbre, ha tossito tanto, ha già preso qualche dose di antibiotico; se avesse dovuto evolvere in direzione di un focolaio polomonare, teoricamente sarebbe già capitato. Ovvio che siamo ancora in piena tareffaggine: tosse a manetta, naso pieno, magari qualche linea di febbre ogni tanto, male alle unghie ai capelli al pigiamino, poco appetito ma qualcosa mangia e anche lì va bene. Insomma, una tareffaggine come quella di tutti gli altri bambini.
Stanotte è andata un pochino meglio della precedente, e speriamo in questa giornata. Intanto c’è Paulo Aimo Papà a casa e questo sarà già un motivo di buon umore.
Oggi è il Giorno della Memoria, per non dimenticare quell’orrore e per non chiudere gli occhi davanti a nessun altro orrore, mai.
Per cui vi conto cos’è successo a Torino, anche se l’avrete letto dappertutto, però sottolineare fa bene: allora, c’è una bella mostra su Primo Levi a Palazzo Madama, che ha aperto da pochi giorni. E, davanti, è stato posizionato un vagone piombato, quello che portava ad Auschwitz. Solo che il sovrintendente dei beni architettonici ha detto che no: che lui non era stato consultato, e che una roba così non si può fare. Perché il vagone contrasta con il senso architettonico in una piazza aulica: e che, quindi, la frittata ormai era fatta, ma lui la autorizzava solo per un paio di settimane e non fino a fine mostra il 6 aprile.
Insomma: il vagone è una roba troppo brutta, che offende gli occhi di chi si trova in una delle prospettive architettoniche più belle del mondo.
O per carità: brutto è brutto. Ma meno male: ci mancherebbe che lo trovassimo bello. Immagino che anche nei ghetti ci fossero delle belle prospettive architettoniche prima che si riempissero di nero. Forse il senso sarebbe anche ricordare che gli orrori esistono, anche se coperti da qualcosa di meraviglioso: forse dalle cose meravigliose bisognerebbe trovare la forza di ripartire, senza però far finta di niente, ecco.
D’altra parte, tutti i sopravvissuti raccontano che nessuno li voleva credere e ascoltare. L’Einaudi rifiutò di pubblicare Levi la prima volta. Insomma: se fossimo stati in un’epoca multimediale, magari avremmo infilato tutto in qualche sito di bufale.
E, vietato paragonare gli orrori in qualità  e quantità, ma anni dopo dicevamo che non era vero che l’amianto era un assassino, che erano tutte storie. Oggi preferiamo non pensare alla fame che uccide ogni giorno, ci ricordiamo degli africani quando arriva qualche virus che potrebbe toccare noi. E’ una bufala che le multinazionali farmaceutiche pensino solo a fare buoni affari, il fatto che basterebbe distribuire, non dico vaccini, ma dosi di salina per reidratare, costo di pochi centesimi alla damigiana, si può dire, anche quella è una bufala. Ieri stavamo tutti in piazza con gli ammalati di sla che chiedevano l’assistenza più primitiva e primordiale: attenzione, non di guarire, ma solo l’assistenza in un mondo che dice che non bisogna lasciar morire nessuno; chissà se oggi ci ricordiamo ancora di loro. Eccetera eccetera. Per dire di quanto siano carini e sensibili, per esempio, i bambini disabili, che poi finiranno in qualche centro diurno a guardare tanta tv e a ciucciarsi le dita per passare il tempo. Però pensiamo alle cose belle, per favore: non per lavorare e ripartire, ma per dimenticarci il resto.
Ecco, il vagone dovrebbe ricordarci tutto questo.
Poi è chiaro che è finita all’italiana: con la politica torinese e nazionale che ha detto al sovrintendente, con sabauda educazione, di farsi furbo. Il sovrintendente in questione che si è scusato, ma è stato frainteso: non voleva metterla sull’etica, ma solo sull’estetica, ovvio. Che dire? Lo sappiamo che ogni tanto la wireless non prende, si vede che capita anche ai neuroni.
E il vagone può rimanere lì fino ad aprile, a fine mostra. Diciamo che la vera vittoria è che la coda per entrare alla mostra riempie tutta la bellissima piazza e tutti vanno a vedere il vagone. Il sovrintendente non lo so, certo è che male non gli farebbe.
Buona giornata.
Angela

2 commenti:

Luana ha detto...

Angela, come sempre sai descrivere uno spaccato d'Italia in maniera egregia. Non aggiungo altro.
Ricordare è un obbligo!
FORZA FABULLO!!!!!!!!!
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BOOG ha detto...

FORZA SUPER FABULLO!!!
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Angela, questa è L'Italia!!!

PER NON DIMENTICARE

Un filo spinato impedisce che qui dentro sboccino fiori
Non posso volare
Non voglio morire

Peter bambino nel ghetto di Terezil.