Eccoci a non pensare. O a pensare.

 Eccoci a pensare, o a non pensare, o a lasciar perdere, o chi lo sa. Penso che non sia il caso di pensare troppo oggi.

Allora, è andata benissimo la parte logistica: zero nebbia, arrivati con un quarto d’ora di anticipo, passati subito. Prelievi fatti con tre buchi, ma con delle infermiere deliziose. Poi avevamo finito tutto alle dieci e avevamo l’anestesista all’una. Vabbè, cerchiamo un posto per sederci e cerchiamo di stare tranquilli, quando diventa matto passeggiamo. Così siamo andati in una sala d’attesa dove c’erano dei posti liberi e abbiamo scoperto che era a pochi passi dalla porta dell’anestesista, per caso. Meglio così.

Continuavano ad entrare i pazienti e, dopo mezz’oretta, ne ha chiamati tre che non c’erano ancora e ha chiamato noi e siamo volati dentro. Possiamo rimanere anche se in anticipo di due ore? E il dottore: voi cominciate a stare qui!!!!

È stato molto simpatico, però siamo veramente nel panico. Se non altro, non ci ha trattato male, non ci ha liquidato con tante scuse. Alla fine: ci ha detto che prima di tutto vuole una nuova visita cardiologica, e vabbè. Detto questo, comunque, ci ha fatto presente che Fabullo è davvero tanto complicato, e che quella struttura potrebbe presentare enormi limiti strutturali in caso di emergenza per lui. Nello stesso tempo, sentita la cardiologa, non ci sono delle controindicazioni assolute per cui lui possa respingerci, per cui a quel punto lascia decidere noi, avvertendoci di tutto perché poi non diciamo che non lo sapevamo.

Insomma, dobbiamo valutare noi se davvero è una pazzia o se è l’anestesista che preferisce non avere grane.

Ma voi operate qui pazienti complessi? Si, più  o meno uno al mese, e poi va tutto bene, anche perché il vostro non è un intervento né lungo né invasivo; però non ce n’è uno uguale all’altro e Fabio è forse un pochino più complesso dei complessi.

A questo punto domanda direttissima: tra queste 4 pareti, dove non ci sente nessuno e se ci sentono pazienza, ci dica: se noi avessimo al Regina Margherita un ortopedico che ci piace molto, lei ci consiglierebbe di andare lì? E lui:  domanda brutta ma chiara, assolutamente sì, per la struttura e non per le competenze personali; lì esiste l’intensiva cardiochirurgica.

Insomma, possiamo pensare che abbia scaricato il barile, o che sia stato onesto.

Possiamo anche pensare che stia succedendo la cosa giusta, come dicevo ieri quando ero zèn.

Oggi facciamo che non pensiamo. O meglio, ieri ho già chiamato l’infermiera simpatica che ci organizza gli incontri con la cardiologa, e mi fa sapere al più presto. Ci sembra che la cosa giusta sia parlare con lei non solo per la consulenza in sé, ma perché è una con tanta cugnisiùn, e le chiederemo proprio di consigliarci e basta. Perché come genitori ce la caviamo poco.

Per cui, di oggi pensiamo che aspettiamo la cardiologa e speriamo alla veloce.

Per intanto, dovevamo andare da Alessia e le ho chiesto di lasciare stare: senza scuse, niente bambole da pettinare o foglie da lucidare o nasi che colano o chennesò. Le lo proprio detto che le chiedo scusa se le tiro pacco, ma non ne ho voglia: non che stare a casa tutto il giorno con Fabu sia particolarmente riposante, non è nemmeno quello. Proprio non ne ho voglia. Punto. E Alessia mi ha detto che va bene, che doveva dirmi.

Con l’idea che per Fabu è tutto davvero troppo difficile, che ci sarà anche un disegno superiore, ma io non sono abbastanza elevata tanto da, con il fatto che prima vengono sempre le esigenze di tutto il resto, questo servizio no, questo sì ma solo nelle ore pari dei giorni dispari di plenilunio degli anni bisestili per cui alla fine ci rinunciamo noi e va bene ma sappiate che ve l’abbiamo offerto e voi fate i difficili; insomma, in tutto questo, almeno per oggi, rivendichiamo il diritto di non avere voglia di fare una cosa.

Buona giornata.

Angela