lunedì 17 ottobre 2016

Tanto rumore per una tazza.



Tutto bene, ma fine settimana di grande stanchezza: e, per fortuna, è andato tutto liscio. Però devastati, quello sì: con il pensiero in testa che siamo stanchi di essere stanchi. Perché si cominciano a fare delle cose ma poi bisogna fermarsi, perché si fanno delle cose e poi non ci si ricorda più, come se ci fosse un buco nero in un pezzo di memoria o di tempo o mammasanta. E, quando è così, più si è stanchi e più si pensa e più si pensa e più si è stanchi. Saranno i 25 anni, per la carità, ma non è che sia proprio un bel pensiero, considerato che poi diventano 26. Vabbè.
Il famoso preventivo per il seggiolino del bagno, non si è visto venerdì e non si è visto nemmeno sabato, e adesso lo sollecito per oggi. Che barba, sempre perché sono una signora. E anche che agonia; per la carità, lo scorso anno di questi tempi era ben altra storia, senza alcun dubbio. Però lo stillicidio continuo di problemi da risolvere è un pochetto logorante.
Una tattica è il ricordarsi che sono cose che capitano a tutti: nel senso che, nella quotidianità, gli impicci ci sono sempre, magari degli altri, che ne so, uno pensava di aver finito la giornata e invece bisogna pagare la bolletta, o si rompe un bicchiere e bisogna pulire tutto; o si perde il treno della mattina e tutto va storto; oppure ci sono i periodi più pesanti perché succede qualcosa di difficile, e allora gli equilibri si spezzano, ma si sa che è un periodo e poi passa. Ecco, voglio dire, bisogna pensare a queste cose e non fare le piaghe d’Egitto che si lamentano. Solo che, subito dopo, ogni tanto mi ricordo che anche noi abbiamo fatto quella vita lì, che però me la ricordo diversa da ora: per quanto  cerchi di convincermi che sia sovrapponibile, proprio non mi sembra. Forse il problema sta proprio nella lunghezza di tutta la faccenda, nel non poter contare sul Tanto poi passa. O bisognerebbe tarare i calendari personali su altre scale di misura: il concetto è uguale, poi tutto passa, quel periodo è sempre solo un periodo, ma ha una lunghezza diversa.
Ecco: sempre detto che con la matematica non è mai andata tanto dritta, visto che succede a non studiarla quando era ora, a leggere Hemingway sotto il banco quando si parlava di grandi concetti spazio temporali?
Succede che poi non si diventa abbastanza zèn e poi si è più stanchi perché ci si impantana in simili beghe. Anche più deliranti, mia cara, dice LA PAOLA, non è che ci abbia capito molto in tutto lo sproloquio.
Sapete qual è tutta la faccenda, del cervello stanco, del non sapere cosa si fa e si è fatto? Che stamattina non trovo la mia tazza, quella da 400. Non c’è da nessuna parte. E ieri pomeriggio c’era eccome, me la ricordo mentre impastavo la pizza. Sono quelle robe che ti sbarellano, sapete? Per forza che una poi la fa lunga, sono giustificata, ci mancherebbe.
Oggi scuola fino alle tre e mezza, e poi riposo.
Buona giornata.
Angela

4 commenti:

BOOG ha detto...

FORZA RAGAZZI!!!
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mammadoni ha detto...

Buona scuola super Fabullo !!!!!!
Cercato ovunque la tazza? Che so nel forno? Nella lavatrice? :-)
Forzaaaaaaaaaaa grandi Aimo !!!!!
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mammadoni ha detto...

Buona scuola super Fabullo !!!!!!
Cercato ovunque la tazza? Che so nel forno? Nella lavatrice? :-)
Forzaaaaaaaaaaa grandi Aimo !!!!!
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Nonna Roby ha detto...

Hai trovato la tazza? Nella lavatrice certo che no, nella lavastoviglie forse, in un angoletto seminascosta… c’è ma non si fa sentire, non dà segno di vita, la monella!!!
Bisogna anche un po’ sorridere qualche volta….
Un abbraccio e incroci per l’EEG di mercoledì e perché la salute di Fabullo e vostra sia buona.
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