Diciamo così.

Sapete che è arrivata la pioggia? E ci voleva anche, per la carità. Siccome che, però, non siamo mai contenti e facciamo quelli che parlano del tempo, diciamo anche che speriamo non ne venga troppa, che ci sono tutti i tulipani lì per fiorire. E che ci lasci fare gli spostamenti con Fabullino senza troppa fatica. O meglio, senza ulteriore fatica.

Lo so che siamo noiosi da morire, ne prendo atto, e poi mi pento e mi dolgo. Ma ieri è stata un’altra giornata mistica, in cui è stato impossibile, capriccioso, nervoso, non ce n’era una, dico una, che andasse bene. E poi, quello che ci devasta in questi giorni, è che è triste: quando lo sgridiamo ha subito le lacrime agli occhi, e non la sua faccia da sfida (altrimenti detta da sberle); come se volesse dirci che non lo capiamo, che lui non sa più cosa fare.

Per cui siamo veramente passati sotto il carro armato, seguito da un autotreno, seguito da una carrozza con otto cavalli.

Così, tra l’altro, diventa anche il circolo vizioso delle cose da fare: perché serve del tempo tecnico per recuperare energie; perché  il ripristino di un certo qual ordine, mentre  Fabullo è a scuola, è indispensabile per essere pronti per il suo ritorno: ma è tutto più lento, più faticoso, richiede più concentrazione e quindi più fatica, per cui vengono fatte esclusivamente le cose assolutamente necessarie, e rimane indietro tutto il resto, tipo il riuscire a essere lucidi per parlare con la dottoressa. Eccetera eccetera eccetera.

Insomma, tetraggine assoluta: diciamo che sarà il tempo, così la chiudiamo lì; oggi andiamo in fisio, per cui non è che possiamo perderci troppo per la strada.

Buona giornata.

Angela