E' che poi urlo.

Procediamo un po’ tossenti e con i nasi pieni, che non è una visione romantica del lunedì mattina, ma tant’è. Però funzioniamo.

Anche ieri abbiamo fatto delle cose romantiche: tipo riempire il vaso dello zucchero con un chilo nuovo, e far cadere tutto quanto. Cocci e zucchero ovunque: quando arriva la percezione che certi alimenti non fanno bene alla salute, soprattutto quando devi lavare la cucina 3 volte dopo aver passato l’aspirapolvere un quarto d’ora, perché appiccica tutto l’immaginabile. La maglia che hai addosso, le ciabatte, la scopa per raccogliere il più grosso e anche la paletta.

E Fabullo non ha nemmeno riso: è stata una percezione anche per lui, per la serie che Se rido stavolta finisco fuori dalla finestra della cucina, dritto dritto sulla pianura padana, è la volta che arrivo da Boog.

Poi abbiamo fatto l’ultimo lavoro che restava da fare sullo standing: e non ci siamo riusciti. Perché ci siamo resi conto che possiamo fare tutti gli aggiustamenti che vogliamo ma le ginocchia distese lunghe lunghe non riusciamo più a metterle, perché non ci sono più segmenti da allungare. Bisogna cambiare standing.

E lo faremo, ma non ora, perché urlo, giuro. Perché se dobbiamo rimetterci in ballo con un altro ausilio mi scompenso di qui all’eternità e forse anche oltre, altro che karma. Le ginocchia sono solo leggermente flesse e ci pensiamo tra un pochino quando abbiamo sistemato carrozzina e botulina; oppure, quando poi mi sento in colpa da morire perché non stiamo facendo le cose bene e allora procediamo. Secondo me si fa prima con il senso di colpa che con la sistemazione di tutto ciò che è in sospeso.

Intanto oggi riporto ‘sto standing da Cecilia per riallineare tutto, perché tra tocca di qui e tocca di là non si capiva più un accidenti e ci veniva la nausea. E’ la solita storia: certi lavori si fanno bene per gli altri e non per i propri figli.

Buona giornata.

Angela