Un pò nella fase vabbè.

E’ arrivata la tetraggine. Perché ieri i fisioterapisti hanno dovuto dirmi che Fabullo sta lavorando benissimo, tira fuori delle cose attive e si impegna tanto: ovviamente sta andando bene, nei suoi limiti, per quello che può fare lui.

Ecco, precisazione che ci voleva. Grazie infinite.

Vabbè.

Passiamo alle storie da salotto buono. Vi racconto che ho finito Quando ero un’opera d’arte: e di nuovo, che libro. Questo non è incantato, è quasi terribile nel suo significato, però com’è scritto bene.

E così ho riattaccato con nonnetto centenario che saltò dalla finestra e scomparve: e quanto ridere, mamma santissima. Tra l’altro leggevo che lo svedese in questione abita a Ponte Tresa, ma pensa te. Magari veniva a fare le tens per il mal di schiena all’ospedale di Cuasso al Monte, chi lo sa. La fisiatra simpatica mi ha lasciato la sua mail per farle avere nostre notizie e mi sa che sono capace di chiederle se lo ha mai incontrato. Perché no? Tanto ho sempre l’arma dell’incapacità di intendere e di volere e LA PAOLA è sempre d’accordo, ci mancherebbe. Verrebbe anche a testimoniare.

Ieri niente gita: perché ieri mattina c’era il sole e poi è venuto nero come il petrolio; alle tre pioggia e grandine a secchi e a palate e i tuoni facevano tremare i vetri. Poi l’ha piantata lì, ma abbiamo deciso che non era prudente muoverci troppo e siamo andati a passeggiare all’Emka, il centro commerciale più vicino.

E siamo tornati e per cena c’erano dei salatini, quelli con la pasta sfoglia, no? Solo che erano lunghi 15 cm e e dentro c’era un wurstel intero. Uno stuzzichino, insomma.

Oggi proviamo a partire con il piede giusto. La cosa migliore è che per oggi non chieda niente ai ragazzi, così non mi cerco le rogne.

Buona giornata.

Angela