E quindi Welcome back Jenny!!!!! E anche il mestolo è
tornato, non sarei uscita dalla stanza, altrimenti.
Chichibio è stato carino, una robina semplice e breve ma
carina: diciamo che si vedeva che i tredicenni in questione si vergognavano da
morire ma facevano di tutto per impegnarsi. E, ad un certo punto, una dei
camerieri che assistevano il master chef Chichibio, con un gesto teatrale, gli
ha passato il mitico mestolo facendolo anche suonare sul tavolo. E io ci ho
pensato: mi alzo e dico a tutti che lo conosco che è proprio il mio mestolo che
sono onorata che sia protagonista. Poi mi sono vista la Michi che, brandendo il
mestolo, scavalcava le sedie, me lo dava sulla testa, e poi tornava al suo
posto. Così ho saggiamente lasciato stare.
Ed è anche andata bene perché in pausa pranzo Michi è
riuscita a capire che la scenetta sarebbe stata alle sei e mezza e ci ha
avvertiti: così siamo riusciti a lasciare Fabullino a casa perché è rientrato
Paulo Aimo Papà. E meno male, perché c’era ressa, si vedeva quasi niente e c’erano
più o meno 47 gradi: si sarebbe stufato
e avrebbe fatto ammattire.
Volevo tranquillizzare tutti: il bacillo dell’efficienza è
già passato. Ieri non ho impaginato un tubo, ho fatto le foto ai tutori di ora
ma non a quelli di prima. Ma a mia discolpa, perché sono bravissima a trovare
scuse che non alleviano comunque i sensi di colpa, va detto che è stata una
giornata di corse da paura. E che durante la fisio, che era l’unico momento in
cui lavorare, sono andata in una filiale di banca a ritirare scartoffie per
chiedere contributi.
I quali moduli, quindi, vanno compilati. E quindi, appunto,
la grande lucidità è durata una scintilla. Per cui LA PAOLA sta tirando un sospiro di sollievo: e sì, mia
cara, cominciavo a temere seriamente che ti stessi ammalando, dice LA PAOLA.
Può essere, dico può essere, che riesca a combinare qualcosa
di oggi: perché non andiamo in fisio bensì a fare il collaudo dei tutorini,
quindi solo a Ivrea e siamo meno di corsa. Tra l’altro non so veramente cosa
augurarmi per ‘sto collaudo: nel senso che non vanno bene, che segnano, che
sarebbe giusto che il collaudo non funzionasse nemmeno questa volta. Però, dato
che non abbiamo nessuna speranza di risolvere la cosa, siamo belli stufi di
continuare ad andare avanti e indietro: e quindi diteci che vanno bene,
buttiamo via quasi duemila euro di soldi pubblici tra tutori e scarpe, ma non mettete in croce noi. Classico atteggiamento
di famiglia che si arrende per lo sfinimento. Tanto alla fine non lo ammettiamo
che i tutorini tedeschi sono meglio: e che visto che nessuno li fa dovremmo
avere la prescrizione per quelli lì.
È proprio Fabullo che è fatto così, è per quello che le
gambine con i tutori continuano a gonfiare, circolazione particolare. L’unica è
tenerli non troppo a lungo. Ma così i piedini ne patiscono, si girano da tutte
le parti: signora, non ci pensi, investa su qualcos’altro.
Taccio.
Buona giornata.
Angela