Mi tocca contarvene una di quelle antipatiche, pazienza.
Uhhhh, ma Signora, sempre quelle sono! È proprio una fissa! Dicono Quelli Che Sanno.
Ma magari fosse una fissa, dico io, o fossi io fessa, giusto per continuare il gioco di parole da badòla. Ma confermo che sono sempre quelle, perché, purtroppo, le storie non cambiano mai, al massimo ciò che cambiano sono i dettagli. Quindi, più che una fissazione o una lamentela personale, è cronaca allo stato puro.
Allora: c’è una scuola di quelle grandi, nord ovest italiano, che ha creato un mitico progetto sull’inclusione che prevede molti incontri tra tutti gli operatori, scolastici e non scolastici, che seguono il singolo alunno disabile: insomma, viene chiamato progetto una roba che, in realtà, dovrebbe essere la prassi. È già questo è un fatto indicativo: trasformare quella che dovrebbe essere la normale condotta in un fatto eccezionale, che poi viene documentato per essere inserito in qualcosa che offre finanziamenti. Perché i progetti, ormai, nella fame cronica di risorse e competenze, si sono ridotti a questo: è un’altra di quelle Parole Specchietto (per le allodole), dietro a cui bisogna sempre leggere.
Attenzione: il problema non è il trovare un modo per avere finanziamenti, ma il far passare una prassi che dovrebbe essere la norma come una scoperta da premio Nobel.
Ma andiamo oltre.
Allora, uno di questi incontri è stato pianificato negli scorsi giorni, sempre dalla sera alla mattina, c’era anche una terapista, ovviamente, e la Mamma Isterica, che è tenuta a partecipare. Solo che la Mamma Isterica non ha trovato nessuno che si occupasse del bambino, per cui se lo è portato dietro. E il bambino ha dato il suo bel daffare.
Il Brillante Dirigente, nervosetto per il disturbo recato, ad un certo punto ha chiesto alla Mamma Isterica di intervenire sullo svolgimento del mitico progetto durante gli scorsi anni, rimarcando come quella scuola portasse avanti un’iniziativa eccezionale per il coinvolgimento delle figure interessate, genitori compresi. La Mamma Isterica sarebbe stata volentieri zitta, per andare a casa in fretta, ma le è toccato rispondere, in quanto interrogata: e ha quindi spiegato che, a fronte del grande impegno, lei di eccezionale non ci vedeva proprio niente, tanto è vero che gli operatori della riabilitazione hanno sempre ripetuto le stesse cose ad ogni incontro, dato le stesse indicazioni, risposto alle stesse domande, come testimoniato dai verbali. E quindi lei, in quanto Mamma Isterica, non vedeva proprio il senso di essere lì una volta al mese a sentire sempre le stesse cose. Avrebbe preferito starsene a casa senza faticare così tanto, ma avere la consapevolezza che il bambino viene seguito in maniera eccellente, o quanto meno congrua, perché è il compito della Scuola Inclusiva e non qualcosa di cui vantarsi.
Apriti o cielo. Il Brillante Dirigente, con belle parole, le ha fatto la pappardella sulla sua sofferenza che non permette di vedere il lavoro. A questo punto la terapista, a sostegno della madre, carte alla mano, ha mostrato come in ogni singola riunione dello scorso anno, ad esempio, avesse chiesto di avere scritte più grandi sul materiale didattico preparato perché il bambino ha un deficit visivo: e questa indicazione non sia mai stata seguita, per cui la stessa richiesta sia stata posta continuamente. Difficilmente il bambino sarà interessato se non vede le proposte, probabilmente non è difficile da capire.
Riapriti o cielo. A quel punto il bambino presente era ingestibile perché era stufo, per cui il Brillante Dirigente ha fatto presente che forse famiglia e operatori dovevano ricalibrare le aspettative da un bambino così.
E allora la Madre Isterica ha smesso di fare la bene educata e ha risposto che se non è nemmeno chiaro che un bambino va posto nelle migliori condizioni per apprendere allora mancano proprio i requisiti di base all’apparato didattico, e ha aggiunto che secondo lei il progetto migliore sarebbe quello in cui la famiglia lascia il bambino nelle mani giuste senza doversene preoccupare e senza dover essere lì ad ogni piè sospinto a fare confronti.
Ma guardi, che Lei non se ne deve preoccupare, noi vogliamo molto bene al suo bambino.
Ecco lì che casca l’asino, dico io: la Scuola Inclusiva come momento ludico e di affetto, come
la Bocciofila, teoricamente l’aspetto specifico è un altro. Ma io non c’ero, meno male, e la Madre Isterica è stata più dignitosa di me e la Bocciofila non l'ha nominata.
Però si è presa su ed è andata via. E la terapista ha confermato che nel suo verbale lei prenderà atto delle comunicazioni del genitore nell’incontro.
Sapete qual è la morale? Che non bisogna mai e poi mai interrogare le Madri Isteriche. Altrimenti dicono ciò che pensano. E poi? Poi niente, lo raccontano alle altre Madri Isteriche (nooo, si parlano?), e tutte quante sincronizzano gli orologi in attesa della reazione.
Insomma, ci aspettano 4 giorni di vacanza, buone dormite a tutti, con l’augurio di non avere guai da maltempo.
Buona giornata.
Angela