mercoledì 31 gennaio 2024

Come un mattone.

 Ecco, la Signora Barbara è stata più chiara della prova dell'addizione, l’unica che so fare pure io. Più chiara del fatto assodato che per le meringhe ci vuole l’albume montato a neve. Più chiara dell'acqua azzurra battistiana. Insomma, avete capito.

La situazione è sconvolgente nei suoi risvolti e nelle sue conseguenze, sia personali, sia sociali in toto, perché si crea un’intera categoria poverissima.

Quello che continua a lasciarmi pietrificata è che qualunque riflessione, o protesta, o normativa, o decreto legge, o che accidenti ne so, non enuncia mai il seguente dato di fatto: la disabilità acquisita dell'adulto (e più che mai dell'anziano) non può essere equiparata nel suo costo GLOBALE (presente passato futuro) a quella di chi disabile lo è da sempre.

E non è io voglio più di te.

É matematica.

Chi è disabile da sempre lo é per un periodo più lungo della sua esistenza senza che esista un reddito di base. Il nucleo familiare che lo assiste, lo assiste per un periodo più lungo e ha una vita lavorativa più breve degli altri. 

Punto.

É una situazione diversa, che va gestita con risorse e modalità diverse: non è solo una questione di cifra erogata. É diverso e basta, in tutto e per tutto. 

É un concetto che ha la concretezza non dell'alabastro, opalino, traslucido e nobile, ma dell'onesto mattone. Un concetto grave nel senso di pesante per forza di gravità e pesante come pensiero umano e sociale.

Ma quello che è veramente al di là della più bieca fantascienza mentale è che il concetto suddetto, con la discriminante della differenza tra situazioni, non viene così esplicitato dalle organizzazioni per la disabilità che hanno una rappresentanza parlamentare: parlano di caregiver, ne parlano bene, sottolineano la differenza con l’Europa, evidenziano che le risorse stanziate sono sempre per finta, ma quella differenza lì non la tirano mai fuori. Mai.

Buona Giornata.

Angela 

martedì 30 gennaio 2024

Dovevo.

 Rimaniamoci sulle coperte corte, che Donna Paola vede sempre lungo.

L’assegno assistenziale per i cittadini di oltre ottant'anni in gravissime condizioni: argomento assai spinoso e scivoloso, perché sembra subito di screditare una categoria a favore dell'altra, perché a te sí e a me no, la guerra del poveri, perché stai forse dicendo che non bisogna prendersi cura di persone che hanno faticato tutta la vita e lo dici solo perché sei depressa che a te sono andate tutte male. 

Eccetera eccetera eccetera.

Qualunque cosa si dica, sarà sempre sbagliata, sempre. Quando i servizi non ci sono, va sempre a finire così: la rissa del chi ha ragione è il presupposto teorico della guerra dei poveri.

E quindi prendiamo atto del fatto che ogni opzione sarà scorretta e andiamo oltre.

Mettiamo anche da parte l’idea che possa essere un contributo di poco conto, sull’incidenza nazionale, utile come arma di distrazione di massa. Forse si o forse no. 

Di più ancora: non approfondiamo nemmeno il concetto della coperta corta, così non dobbiamo assodare se sia corta realmente o se semplicemente non esista proprio una strutturazione del supporto socio assistenziale di lunghe e larghe vedute e competenze. Facciamo finta di non pensarci. 

Restiamo su un concetto limpido, visibile, innegabile, al di là di ogni deriva di opinione personale: anche questa volta non è stato pensato che le gravissime disabilità in età infantile creano nuclei familiari poveri, perché il disabile non può avere nulla da parte per ragioni anagrafiche (che vuole dire che non ha mai lavorato prima di essere disabile) e la famiglia, sempre per ragioni anagrafiche, non ha avuto il tempo materiale di lavorare a lungo prima di dedicarsi al figlio. Risultato: nemmeno la famiglia ha nulla da parte.

Precisiamo che i piccoli contributi dati non permettono di delegare un'assistenza complessa a qualcun altro 24/7. E il disabile in questione non può assumere sua madre, dandole i pochi contributi in oggetto.

Ecco l’innegabile: è un modo di fare miope assai. Primo perché denota non comprensione del sistema e mancanza dell’idea di cura, ma questi sono concetti da attacco di metafisica. Rimanendo sui soldoni sonanti, notoriamente l’unico valore che può smuovere determinate montagne, la miopia si evidenzia perché questi nuclei familiari, se ricevessero a qualche titolo uno stipendio, pagherebbero tasse e spenderebbero per qualcosa, facendo girare anche loro il mondo, non diventerebbero a loro volta anziani mal ridotti e poveri. 

Quindi, affondiamo.

Dovevo essere più gentile. Più cauta. Più sfocata. Più diafana.

Pazienza.

Buona Giornata.

Angela 

lunedì 29 gennaio 2024

Condivisione.

 

Un po' perché sono noiosa e mi attacco alle cose, e, poiché non si tratta certamente di una novità, scelgo la linea della coerenza e proseguo nel mio essere tale. Un po' perché se ve ne racconto un altro pezzo non è tanto per parlare male di qualcuno, quanto più per ricordare i nuovi Amici della Onlus che, visto tutto il lavoro, il pensiero, l’entusiasmo, la fatica, invece che venderci il marsupio ce lo hanno regalato.

Una grande, grandissima azienda che vende tutti i prodotti per i bambini, tutti tutti tutti, mi ha spiegato che non ci farà la fattura perché loro le fatture le rilasciano solo ai privati. A me la fattura serve per la rendicontazione: ad ogni pagamento una fattura. E’, giustamente, un meccanismo rigido e controllato quello della rendicontazione economica: penso che sia giustissimo, tanto quanto, parallelamente, penso che sia assurdo imporre ai piccoli progetti come il nostro inutili spese di project manager e comunicazione pagata. La correttezza economica è imprescindibile.

Questi qui mi hanno spiegato che, nel momento in cui ho acquistato, ho accettato le condizioni di vendita che non prevedono appunto l’emissione di una fattura se non per i privati cittadini: è vero, confesso, ho flaggato la mitica accettazione senza leggere un accidenti, altrimenti non andavo avanti a comprare. E mai avrei pensato ciò. Se lo avessi pensato, infatti, avrei chiesto ai terapisti di scegliere un altro prodotto con un altro fornitore.

Adesso ho chiesto che venga intestata al rappresentante legale, e poi vedrò come spiegare il tutto. Se non si potrà fare, troveremo soluzioni.

Però vorrei tirare le fila: i nuovi Amici di Koala la fattura non ce l’hanno fatta perché hanno deciso di farci un regalo, azienda piccolina, che ha questi penseri. Quelli Che Fanno.

Quando uno ha compiuto 26 anni, comincia a pensare che il mondo vada nella direzione giusta solo grazie alla condivisione. Mica quella di feisbùk.

Adesso la pianto con queste storie. Forse. Non lo so. Sono indietro con tutto.

Buona Giornata.

Angela

venerdì 26 gennaio 2024

Filosofia. Tanta.

 E Luana legge sempre nei pensieri, si sa; perché uno ad un certo punto dice: ma boiafàus, certo che la statistica delle piattaforme che non funzionano ha una certa qual incidenza in questo mondo tecnologico. Infatti l’ho detto eccome.

Certamente si possono fare svariati pensieri.

Il primo è quello da rifiutare: sono sfortunata, quando devo fare io le cose non funziona mai niente, che vita grama, l’universo mi odia, e potremmo andare avanti all'infinito.

Da rifiutare perché si può pensare qualcos'altro: e cioè che i mitici bug nelle piattaforme esistono, se uno non si muove praticamente mai di casa e usa le piattaforme in modo regolare, ovviamente incappa nei bug, visto che esistono. É statistica anche questa.

Detto questo: è una scocciatura significativa, che trasforma un’azione di pochi minuti in qualcosa che procede per giorni, e che vada a finire bene. Il che, nel caso delle piattaforme degli enti pubblici, non è propriamente scontato. 

Stavolta eravamo clienti, comunque disposti a spendere: vero anche che ad un'azienda di quelle dimensioni il nostro mancato acquisto avrebbe avuto un'incidenza infinitesimale. Una non incidenza.

Comunque: ieri, dopo quasi una settimana di tira e molla, hanno concesso la possibilità di fare il bonifico manualmente. Il che mi fa pensare, a me che sono serpe, che la piattaforma non verrà ottimizzata per i clienti italiani impegnandosi in tempi brevi. 

Ci vuole sempre tanta filosofia per percorrere le giornate.

Buona Giornata.

Angela 


giovedì 25 gennaio 2024

E stavolta no.

 La pensavo esattamente come Luana, stiamo a vedere un attimo.

Infatti ieri il cástomercheeeer della grande azienda ha risposto che in effetti c’è un problema, è vero. Insomma, non sono babbea.

O meglio: sono babbea quando lo dice LA PAOLA, perché LA PAOLA ha sempre ragione.

Ma non questa volta qui.

E hanno detto che ci vorrà qualche giorno per sistemare tutto, e se abbiamo altri mezzi di pagamento è meglio.

Io, appena tiro il fiato, e mi siedo, rispondo che se è una roba di qualche giorno aspetto, perché una ricevuta di bonifico mi toglie talmente tanto lavoro che ne vale la pena. Se invece è un modo gentile per dirmi che se ne occuperanno prima o poi dei pagamenti dall'Italia, ma non è che proprio gliene freghi, ovviamente mi arrangerò.

Per altro, si vede che la possibilità di fornire un IBAN su cui fare un bonifico e una causale di ordine è troppo, troppo. Quelli Che Fanno hanno consegnato il marsupio in regalo ieri, Quelli Che Sanno la fanno lunga per vendere.

Vi prego, troviamo un senso in tutto questo perché io non lo vedo da me. 

Buona Giornata.


Angela 

mercoledì 24 gennaio 2024

Ce ne passa.

 Uhhh galassie e comete da Salvatore, grazie!

Per fare risaltare maggiormente ciò che è bello e prezioso, vale la pena raccontare, in questo caso, un altro evento non definibile brutto (che le cose brutte, si sa sono altre), ma sciocco sì.

Sciocchissimo.

Stiamo ordinando fasce e marsupi anche da un’altra azienda europea, famosa, un colosso, con uffici commerciali in almeno mezzo mondo. Non la nominiamo, in questo caso, perché non ne vale la pena.

La modalità di pagamento con bonifico è prevista dalla piattaforma ma, scegliendo quell'opzione si apre una videata con un elenco di banche di alcuni paesi europei tra cui scegliere la propria. L’Italia non è contemplata.

Pazienza, penso io, senza alcun desiderio di addentrarmi in riflessioni di politica bancaria.

Semplicemente scrivo al servizio clienti, il mitico cástomercheeeer, e chiedo l’iban e una causale da inserire, per procedere con il pagamento manualmente.

L'ufficio italiano, molto paziente, mi spiega che devo solo andare in piattaforma e cliccare su bonifico e tutto si fa tranquillamente.

Io ringrazio, comunico che mi era chiaro, allego lo screenshot della videata che viene fuori che evidenzia che non posso procedere.

Mi spiegano che non è vero, che è perché sbaglio a cliccare, scegliendo il bonifico non appare quella videata lì.

Ho allegato 11 secondi di video dove si vede la sequenza con la selezione corretta. 

Caso mai pensassero che sono proprio babbea, sapete, ho avuto quell'impressione.

Non mi hanno più risposto.

Finiró con il lasciar perdere, e userò la carta di credito, e poi produrró più materiale narrativo per la rendicontazione, che vi devo dire.

Direi che tra Quelli Che Sanno e Quelli Che Fanno qualcosa ci passa sempre.

Buona Giornata.

Angela 

martedì 23 gennaio 2024

Cose belle. Esistono.

 Cose belle.

Sto facendo gli ordini per procurare il materiale per il progetto di baby-wearing della Onlus, domenica ho appunto comprato fasce e marsupi, la terapista specializzata in questa tecnica mi ha preparato elenco e fornitori.

Per portarmi avanti nella futura rendicontazione, sto cercando di pagare tutto con bonifico bancario, invece che con carta, perché così ho una quietanza di pagamento con tutte le causali e lavoro di meno. 

Su alcune piattaforme la possibilità di bonifico era già contemplata; su altre no, e ho quindi scritto per chiedere comunque la possibilità di ricevere l’iban e un numero di ordine da mettere in causale.

Ho spiegato che era un' esigenza progettuale e ho anche inserito link vari del progetto nella speranza che mi prendessero talmente sul serio da non liquidarmi che tanto la carta c’è.


Una piccola azienda italiana, che ha sede a Pesaro, che si chiama Koala Babycare, mi ha contattato e mi ha detto: che bella cosa che fate, noi Ve lo regaliamo il marsupio, vogliamo sostenervi.

Giuro.

Esistono le Persone così.

Buona Giornata.

Angela 

lunedì 22 gennaio 2024

Tutto bene. Però.

 

Scartoffie, scartoffie e ancora scartoffie.

Senza fine. Senza possibilità di aggrapparsi al molo, nuotare e nuotare, sempre, annaspando e bevendo anche un po'.

Regolarmente questa è la nostra domenica. Io sto seduta davanti alle finestre, ma tra una finestra e l’altra perché troppo a destra non c’è il tavolo e troppo a sinistra non c’è internet.

Ad un certo punto capita che ci sia una motosega. Vabbè, capirai, capita. E’ molto vicina, in effetti, ma capita. Poi qui tutto rimbomba, tra le vie piccoline, non si capisce mai nulla. Non mi sono alzata per ore. Non ho alzato gli occhi per ore.

Poi, quando è buio, attraverso il cortile alla volta del garage, la gita della giornata.

Vedo tutti i rami dei quattro alberelli potati, la legna in un angolo.

Messaggio: ma sei venuto a potare? Ma perché non sei entrato a fare merenda?

Eh, non ti ho visto e pensavo steste dormendo.

Sottotitolo non scritto perché il Vicino è un Signore: se uso la motosega ad un metro da te, il cui fracasso non è esattamente l’armonia lontana e sottile di un fringuello, e non ti vedo, io immagino che siate nei pasticci con Fabullo e non mi oso ad entrare (PS: non mi oso è locuzione tipica del profondo nord ovest).

E ha ragione. Non è possibile essere così presi dalle cose, quelle più odiose di tutte, e non riuscire ad accorgersi degli Amici a due passi nel nostro giardino, che nemmeno si muovono in silenzio. Per altro, venuti ad aiutarci.

Questo la dice lunga su come funzioni il tutto qui.

Non importa, la merenda un altro giorno.

Però. Molto però.

Abbiamo bruciato la torta salata tutti presi a guardare Nero Wolfe sceneggiato italiano del 1969: ci piace. La torta bruciata un po' meno, ma l’abbiamo mangiata perché non era tutta carbonizzata e quella c’era.

Per il resto, tutto bene.

Buona Giornata.

Angela

 

 

venerdì 19 gennaio 2024

Metafisica affettiva e minestrone da passare.

 

Procediamo con la metafisica affettiva.

Che è una nuova branca del sapere filosofico, mia cara? dice LA PAOLA.

Può essere, dico io creata ad hoc or ora. Oppure, molto ma molto più semplicemente, è semplicemente una delle mie corbellerie, sempre così innumerevoli. Non posso garantire.

Volevo quindi raccontarvi che quando siamo andati all'officina ortopedica a Torino è stata una bella mezza giornata, anche perché tutto è filato liscio: oltretutto quando siamo arrivati in anticipo la temperatura artica si era fatta, dal lato della strada al sole, anche lievemente più mite. Ed è stata un'immensa fortuna perché Fabullo in questa carrozzina sta proprio soffrendo, era impensabile pensare di aspettare in macchina perché avrebbe pianto come un pazzo e rischiavamo che stesse male: per cui abbiamo passeggiato un pochino sul lungofiume, ed era una cosa possibile, con ovviamente addosso i piumini e i berretti.

Contesto: siamo andati in una zona di Torino assolutamente popolare, un vecchio quartiere, con nulla di barocco, nulla di sabaudo, nulla di artistico. È stato rivalutato un pò perché dall'altro lato del fiume hanno creato un grande polo universitario al posto di vecchissime fabbriche in disuso, e ovviamente anche i frequentatori della zona sono un cambiati. Il fiume in questione è la Dora, ma lasciatemi fare la provinciale: non la nostra Baltea, diretta dalle montagne, impetuosa sempre, piena di acqua di ghiacciaio, cerulea come dice un saggio. Lì era la Riparia, che a Torino è una roba fangosa inguardabile.

Il solito discorso: potendo scegliere, non si passeggia lì.

Poiché era stato un bel pomeriggio, mentre tornavamo in macchina, nel traffico penoso ma non troppo, nulla di romantico, tra i quartieri di Torino Nord dove la poesia non è proprio scontata, ho detto a Paulo Aimo Autista: ma guarda che bello!

Che cosa sarebbe bello, di grazia, chiede Paulo Aimo Autista, cercando di non prendere in pieno uno che aveva cambiato corsia in uno spazio virtuale, perché non c’era.

Tutto. La gente che cammina per andare a casa, i bambini che saltellano usciti da scuola, i bar malfrequentati, guarda che bello quel verde nuovo dei furgoni in esposizione all’Iveco (solo per darvi un’idea di dove eravamo, che roba bucolica), il 4.  Mi piace tutto.

Paulo Aimo Autista Saggio ha capito perfettamente ma anche osservato: è tutto entusiasmante anche perché non guidi, che, se non avessimo svoltato a sinistra prima, poi   in Piazza Sofia ci dormivamo prima di passare.

(Ricordate: le svolte a sinistra a Torino sfidano ogni legge del buon senso, si svolta a sinistra solo da controviale destro).

Ho concordato con Paulo Aimo: piuttosto di guidare lì io mi ci buttavo sotto il 4, altro che guardarlo.

Ma, poiché non guidavo, mi piaceva tutto.

Veniamo al punto che mi ha fatto tanto contenta.

Nessuno sano di mente sceglie di trascorrere la vita in casa senza contatti con il mondo. Nessuno. Se però capita, uno se la fa andare: e quindi è bello stare in casa nostra, al caldo, con i colori belli, la porta che si apre, il silenzio, il bollitore.

Ma finchè ci si scopre contenti di vedere il mondo, di affrontarlo, di cambiare abitudini (dato il postulato fondamentale  per cui tutto sia andato bene e non si striscia dalla stanchezza o dal dolore), anche se quel mondo non è per forza l’aurora boreale o i ciliegi di Kioto, ecco, allora, forse, vuol dire che troppo male con la testa non si sta.

Permettetemi di esserne contenta. E poi passo il minestrone per cena.

Buona Giornata.

Angela

 

giovedì 18 gennaio 2024

Come al bar.

 

Noi abbiamo passato un bel pomeriggio.

Davvero.

Avete presente quando le persone si trovano in esperienze drammatiche, ad esempio delle emergenze piuttosto che dei ricoveri ospedalieri, e poi raccontano che ci sono stati anche dei momenti intensi e belli da ricordare circondati da belle persone?

Ecco.

E’ evidente che nessun individuo con un livello di equilibrio psicologico ritenuto nella norma desideri trovarsi in esperienze spiacevoli. Assolutamente.

Detto in termini molto molto più terra terra, il mitico pian dei bàbi del profondo nordovest,  che vi assicuro essere sempre rasoterra, nessun sano di mente se le va a cercare.

Però è altrettanto ragionevole accorgersi di ciò che è bello nelle situazioni che belle non sono. Soprattutto se le suddette situazioni non sono sporadiche e momentanee, ma rappresentano anzi la costante in cui vivere.

Tutto questo per dire che, se potessimo scegliere, non passeremmo certamente il pomeriggio all'officina ortopedica, dove siamo arrivati addirittura con 20 minuti di anticipo, che è assolutamente qualcosa di spaziale, e abbiamo trovato parcheggio lì davanti. Ma avendolo dovuto trascorrere il, il benedetto pomeriggio, abbiamo veramente assaporato l’essere con persone che ci piacciono, che ci sono amiche, che ci accolgono con calore e che si impegnano tanto per Fabullo.

C'erano una dei nostri terapisti, uno dei nostri tecnici preferiti, la signora si occupa del confezionamento delle ortesi, nel senso che le cuce.

E quindi prendevano misure e cucivano, poi riprovavano e cucivano di nuovo, perché era un lavoro assolutamente complicato. Ma, intanto, noi siamo stati seduti al caldo, Fabullo era sdraiato bello tranquillo, ci siamo raccontati di tutto come se ci fossimo trovati al bar, anche se è abbastanza paradossale dire una cosa del genere. Ma non lo è nel mondo all'incontrario delle Famiglie Isteriche, quelle che al bar non ci vanno, e trovano i momenti per chiacchierare come e dove li colgono.

Avremmo potuto essere in una sala d'attesa affollata, a fare dentro e fuori da un ambulatorio, con qualcuno che faceva il suo lavoro facendocelo cadere dal cielo.

E invece no.

Sempre accorgersi di qualcosa quando è bello.

Buona Giornata.

Angela

mercoledì 17 gennaio 2024

Aneddoti.

 Esistono eccome gli esempi calzanti che fanno comprendere tempi, modi, pensieri laterali del mondo all' incontrario delle Famiglie Isteriche. Perché è basilare entrare in parametri di valutazione diversi per le congiunture quotidiane, per tutti gli assi cartesiani che possono venirvi in mente.

Signora Mia, già che Lei utilizzi la parola diverso non va bene, denota distanza dall'idea di inclusione, diverso da che, la normalità non esiste, se proprio Lei parte così non ci siamo. Dicono Quelli Che Sanno. Ohhhhh, ma quanta profonda ponderazione, dico io.

Esempi.

Primo aneddoto.

Recentemente nel Vicinato mi hanno chiesto: Hai mica una piantana da prestarci solo per oggi? E io prontissima: Ma si, posso darvi quella della sacca della pompa gastrica, per oggi ci arrangiamo senza problemi, è regolabile in altezza e ha due ganci, con le ruote, una ruota è un filo ciucca. 

Mi hanno guardato come se parlassimo due lingue di pianeti remoti. Anche imbarazzati 

E quindi, poiché non capivo: perché ti servirebbe diversa? É più o meno alta così….

Veramente a noi serve una lampada.

Ah, ecco, certo vieni a prendere quella della sala.

E sì, è come se uno parlasse italiano e l’altro sanscrito.

Diciamo che ho toccato con mano quanto siamo remoti.

Secondo aneddoto.

Una sera c’è stato un tramonto folgorante, grandioso. Anche da casa nostra, tra i tetti, dove si vede solo uno scampolo di cielo, riempiva comunque di meraviglia, sono girate mille foto. Era la sera del solstizio d’inverno, c’era stata la tempesta di vento, nel Canavese verso le Valli di Lanzo aveva scoperchiato paesi, qui era andata liscia. L’aria era calda e dava la scossa, c’erano nubi lenticolari di tutte le sfumature infuocate con striature verdi. Sapete, quelle situazioni in cui i complottisti impazziscono. Insomma, uno spettacolo. 

E volevo mettere seduto Fabullo davanti alle vetrate perché lo vedesse.

Non ce l'ho fatta. Non ho fatto in tempo. Ora che abbiamo posizionato la carrozzina, frenata, aperto le spinte, messo il tutore (solo uno) messo la scarpa, sollevato Fabullo, posizionato bene, chiuso le spinte, sfrenato, girato, portato alla vetrata, il sipario era chiuso.

Spettacolo concluso.

Le Famiglie Isteriche non fanno in tempo. A vedere i tramonti.

Secondo me esplicano, gli esempi. Eccome. L’altro mondo. Agli estremi sconosciuti della Fondazione Galattica.

Ieri abbiamo ritirato i nuovi tutori dei piedini, ci sembra che vadano molto bene.

Oggi andiamo a confezionare quello del polso, in un posto torinese imposteggiabile. Cercheremo di arrangiarci perché il freddo è artico.

Buona Giornata.

Angela 

martedì 16 gennaio 2024

Eppure esistono.

 Il senza intoppi ha funzionato come formula.

Ridondando di conseguenza: tutto ha funzionato senza intoppi.

Abbiamo avuto corrente tutto il tempo. Il generatore era grandissimo e stava su un camion in cortile, con i fili che si collegavano direttamente al contatore. Questa casa ha superato il secolo e mezzo abbondantemente, i muri sono spessi tanto e il rumore è stato irrilevante.

Gli elettricisti hanno girato tutto il tempo, sono anche stati qui a prendere il caffè per scaldarsi. 

Fabullo era il più felice della terra. 

Ma doppiamente.

Perché poi è arrivato anche il furgone del caldaista: erano due settimane che la caldaia ogni tanto si piantava, capito che la faccenda si stava intensificando abbiamo chiamato. Tra due ore siamo lì. Ma guardate che per ora funziona, basta riavviare, ci spiace che veniate oggi che la strada è la via di mezzo tra la trincea e la gimkana, i cestelli a gru sono ovunque e noi abbiamo il generatore in cortile. Per carità, veniamo, ci manca ancora che nella vostra situazione arrivaste all'emergenza, arriviamo eccome.

Quelli Che Fanno esistono, assodato. Giuro. 

Buona Giornata.


Angela 

lunedì 15 gennaio 2024

Notizie dai babbei.

 

Oggi attendiamo alla fin fine l’arrivo della squadra che collegherà il generatore direttamente con il contatore: che va bene, avessimo dovuto fare da soli ci sarebbe stato un cavo che entrava in casa con qualcosa di tenuto conseguentemente aperto, giusto per godersi il clima mite della stagione.

A parte il rumore di ‘sto trabiccolo a pochi metri, avremo tutto quanto di funzionante.

Si capisce, siamo molto privilegiati rispetto al resto del mondo. E’ per quello che ci hanno permesso simili lussi, nonostante il nostro essere clamorosamente ottusi, tardòcchi: incapaci di organizzarci da soli, di trasformare l’inconveniente dei lavori (sacrosanti) in una possibilità esistenziale di andare a spasso, vedere amici, organizzare opportunità lavorative, o anche vivere l’avventura di recuperarci noi un generatore e utilizzarlo in autonomia. Avremmo potuto imparare, crescere, evolverci, illuminarci.

E invece no, preferiamo l’assistenzialismo. Invochiamo il pietismo di coloro che oggi passeranno di qui a controllare che tutto vada liscio per noi.

Che babbei.

Buona Giornata.

Angela