sabato 31 gennaio 2015

Viva il paracetamolo.

Mammasanta che stato di cottura della sottoscritta. Per carità, niente a che vedere con l’emergenza influenza che attanaglia mezzo paese, assolutamente. Neanche un pochino di febbre o altre simili amenità. Solo la testa piena e le ossa che fanno tin tin e il naso tappato ma che cola e male a tutte le gengive, per intenderci: insomma, una di quelle robe che basterebbe stare a letto dodici ore e sarebbe fatta.
Invece il bollettino di malattia di Fabullo va davvero bene: ieri abbiamo fatto bene a tenerlo ancora in casa, perché poi qui è arrivata la bufera che portava via tutto, e non sarebbe stato il momento più intelligente per riprendere ad uscire. Era anche ancora abbastanza stanco da antibiotico, che abbiamo finito ieri mattina, per cui non so quanto si sarebbe poi concentrato in logopedia.
Insomma, va bene così: settimana da manicomio per le nostre scarse risorse mentali, ma Fabullo se l’è cavata benissimo.
Oggi se ne sta a casa con Paulo Aimo Papà  e gli abbiamo già preannunciato che ricomincia a lavorare con il pc e basta. Mamma va una mezza giornata in onlus portandosi dietro un trenino carico di fazzoletti.
Invece ieri pomeriggio siamo andati al linguistico per la presentazione: Michi è iscritta e ha scelto la sezione di spagnolo, con tanto di doppio diploma, e studierà anche inglese e tedesco. O mammasanta. Che la viva come una grande avventura, ecco, spero questo. Per intanto, vado a cercare qualcuno che mi passi del paracetamolo, roba buona,  tagliata bene.
Buona giornata.
Angela

venerdì 30 gennaio 2015

La cottura totale.



Incredibile a dirsi, ma è cominciato il venerdì. La tosse va molto ma molto bene, l’appetito è tornato buono; la noiosaggine, quella sì, è proprio ottima, all’ennesima potenza, da far perdere la pazienza a tutti i santi del calendario zèn.
In compenso mamma è in compagnia del thè e del paracetamolo: perché è stata una notte da caldo e freddo, da male alle sopracciglia e alla seconda falange dell’alluce. Raffreddore a manetta e fatemi dormire ovunque mi trovi, seduta, coricata, in piedi, a testa in giù, non importa.
Obbiettivo: arrivare all’una e mezza che arriva Paulo Aimo Del Venerdì a tirare su e giù Fabullino. Che poi con papà starà bravo e faranno un bel riposino. Anche se sta molto meglio, non lo portiamo ancora in logopedia: è comunque molto stanco, fuori c’è anche un po’ di neve ed è freschino. Oggi finiamo l’antibiotico e dovrebbe andare tutto ancora meglio. 
A quel punto: si prosegue con il paracetamolo, spesa rapida per cercare di mangiare qualcosa perché, con l’internamento forzato, le provviste stanno finendo;  e andare a Ivrea con la Michi per la presentazione del liceo linguistico: farò un figurone sulla sedia a dormire e a starnutire. Lo so che Boog sta per propormi il vin brulè che funziona sempre: solo che una madre dignitosa che si presenta, non solo tareffa, ma anche un tantino brilla, mi sa che non depone bene. Mamma mia, che stato di cottura.
A pezzettini, sto cercando di seguire l’elezione del presidente: devo dire che mi sembra  una roba di una tristezza infinita, l’importante è trovare qualcuno che ci lasci fare quello che vogliamo noi; devo per altro dire, che il tutto non mi stupisce per niente. E quando le cose non stupiscono e non indignano più, non è proprio bello, ecco.
Buona giornata.
Angela

giovedì 29 gennaio 2015

Perchè solo vorremmo.



Ottime notizie sul fronte della salute: la tosse è veramente ridotta al minimo. La botta di cortisone ha fatto effetto, anche la terza areosol quotidiana; e poi, probabilmente, come diceva la pediatra ieri mattina, sta anche passando.
Sulla gestione della giornata di ieri, invece, meglio sorvolare con squisita eleganza. Che ti è propria, mia cara, dice LA PAOLA.
Un po’ era l’effetto cortisone, per cui isterico, agitato, antipatico, impossibilitato a concentrarsi su qualunque cosa: per cui non c’era niente che andasse bene.
Un pochino, immagino, stufo perso. Tanto è vero che è arrivata nonnina a  ora di colazione: che vuol dire dopo esserci alzati, cambiati, rivestiti, fatta la prima aereosol. E con lei presente ha deciso di mangiare, altrimenti nossignore. E anche di giocare a nascondino di sua sponte. E anche di guardare il giornalino appena arrivato senza lanciarlo dall’altra parte della stanza, facendo scoprire a tutti quanti che c’era un servizio sui furgoncini: e facendoci vedere il nostro, che è identico al citroen di fianco, ma il nostro è il peugeot, questo qui, lo vedete?
Che bravo, e che pena infinita. Perché tutti vorremmo avere dei bambini felici, tutto qui.
Facciamo che lasciamo perdere da subito e ci mettiamo al lavoro.
Buona giornata.
Angela


mercoledì 28 gennaio 2015

La teiera rossa.



Ieri sera, dopo una giornata di tosse da strazio,  che è anche un pochino un’allitterazione e alleggerisce il tutto, abbiamo chiamato la dottoressa per una dritta: assodato che non ci sono emergenze, che la saturazione è sempre perfetta, niente più febbre, ci ha comunque consigliato di dare un bentelan: una tantum, solo ieri sera, per interrompere un pochino il circolo vizioso della tosse che si autoalimenta.
E stanotte è andata decisamente meglio, nervoso come una biscia per il cortisone, ma la tosse ha dato tregua. E oggi andiamo avanti, che poi arriva la sera, tornano tutti a casa  e anche Fabullo diventa meno noioso. In fondo mancano solo una decina di ore, mica di più!!!!!! Il problema di Fabullo così rapa, e grazie a Dio non in emergenza, è che non si arriva mai da nessuna parte, perché trova sempre qualche grana per cui stare dietro a lui: non si sparecchia perché intanto chiede da bere, vai per lavare il bicchiere e vuole andare in bagno, torni dal bagno e vuole un giornale, vai per riordinare il bagno e vuole un altro giornale. E così via. Lo so che esistono le guerre, le carestie, i terremoti, e anche solo, banalmente, il correre in ospedale con il saturimetro attaccato e invece non capita.
Però, va detto, che io sono una madre isterica che non sopporta più niente. Secondo me il paragone migliore con questi bambini è il seguente: avete presente la situazione in cui si ha un lattante in casa, in cui è sempre tutto per aria e non si finisce di fare mai niente? Ecco, è meraviglioso, tenero, nonché poetico, soprattutto perché dopo un po’ di mesi finisce. E invece non finisce mai. Beate le madri sublimi che colgono sempre l’essenza, il senso profondo, le ragioni e anche le benedizioni in ogni situazione: io non so bene quando imparerò. Magari bisogna credere in qualcosa attimo per attimo, anche qualcosa di piccolo, così, per allenarsi a credere: per esempio alla teiera rossa e alla lavatrice da stendere.
Ti vedo sul pezzo, mia cara, dice LA PAOLA.
Buona giornata.
Angela

martedì 27 gennaio 2015

Ricordare.



Ieri giornatina da manicomio. Tutto bene, nèh, ma è durata almeno 56 ore. Tantissima tosse e nervosismo e pianti la mattina. Al pomeriggio meno tosse ma tutto il resto. Probabilmente è mamma che non sopporta più niente.
E’ venuta la dottoressa a visitarlo, e che Dio la salvi sempre: perché comunque, con le sue visite ravvicinate in questi primi giorni, ci ha evitato giri in ospedale per valutare l’evoluzione. E’ venuta e l’ha trovato bene: torace sempre libero, e secondo lei ormai è abbastanza fatta: nel senso che ormai ha avuto un picco di febbre, ha tossito tanto, ha già preso qualche dose di antibiotico; se avesse dovuto evolvere in direzione di un focolaio polomonare, teoricamente sarebbe già capitato. Ovvio che siamo ancora in piena tareffaggine: tosse a manetta, naso pieno, magari qualche linea di febbre ogni tanto, male alle unghie ai capelli al pigiamino, poco appetito ma qualcosa mangia e anche lì va bene. Insomma, una tareffaggine come quella di tutti gli altri bambini.
Stanotte è andata un pochino meglio della precedente, e speriamo in questa giornata. Intanto c’è Paulo Aimo Papà a casa e questo sarà già un motivo di buon umore.
Oggi è il Giorno della Memoria, per non dimenticare quell’orrore e per non chiudere gli occhi davanti a nessun altro orrore, mai.
Per cui vi conto cos’è successo a Torino, anche se l’avrete letto dappertutto, però sottolineare fa bene: allora, c’è una bella mostra su Primo Levi a Palazzo Madama, che ha aperto da pochi giorni. E, davanti, è stato posizionato un vagone piombato, quello che portava ad Auschwitz. Solo che il sovrintendente dei beni architettonici ha detto che no: che lui non era stato consultato, e che una roba così non si può fare. Perché il vagone contrasta con il senso architettonico in una piazza aulica: e che, quindi, la frittata ormai era fatta, ma lui la autorizzava solo per un paio di settimane e non fino a fine mostra il 6 aprile.
Insomma: il vagone è una roba troppo brutta, che offende gli occhi di chi si trova in una delle prospettive architettoniche più belle del mondo.
O per carità: brutto è brutto. Ma meno male: ci mancherebbe che lo trovassimo bello. Immagino che anche nei ghetti ci fossero delle belle prospettive architettoniche prima che si riempissero di nero. Forse il senso sarebbe anche ricordare che gli orrori esistono, anche se coperti da qualcosa di meraviglioso: forse dalle cose meravigliose bisognerebbe trovare la forza di ripartire, senza però far finta di niente, ecco.
D’altra parte, tutti i sopravvissuti raccontano che nessuno li voleva credere e ascoltare. L’Einaudi rifiutò di pubblicare Levi la prima volta. Insomma: se fossimo stati in un’epoca multimediale, magari avremmo infilato tutto in qualche sito di bufale.
E, vietato paragonare gli orrori in qualità  e quantità, ma anni dopo dicevamo che non era vero che l’amianto era un assassino, che erano tutte storie. Oggi preferiamo non pensare alla fame che uccide ogni giorno, ci ricordiamo degli africani quando arriva qualche virus che potrebbe toccare noi. E’ una bufala che le multinazionali farmaceutiche pensino solo a fare buoni affari, il fatto che basterebbe distribuire, non dico vaccini, ma dosi di salina per reidratare, costo di pochi centesimi alla damigiana, si può dire, anche quella è una bufala. Ieri stavamo tutti in piazza con gli ammalati di sla che chiedevano l’assistenza più primitiva e primordiale: attenzione, non di guarire, ma solo l’assistenza in un mondo che dice che non bisogna lasciar morire nessuno; chissà se oggi ci ricordiamo ancora di loro. Eccetera eccetera. Per dire di quanto siano carini e sensibili, per esempio, i bambini disabili, che poi finiranno in qualche centro diurno a guardare tanta tv e a ciucciarsi le dita per passare il tempo. Però pensiamo alle cose belle, per favore: non per lavorare e ripartire, ma per dimenticarci il resto.
Ecco, il vagone dovrebbe ricordarci tutto questo.
Poi è chiaro che è finita all’italiana: con la politica torinese e nazionale che ha detto al sovrintendente, con sabauda educazione, di farsi furbo. Il sovrintendente in questione che si è scusato, ma è stato frainteso: non voleva metterla sull’etica, ma solo sull’estetica, ovvio. Che dire? Lo sappiamo che ogni tanto la wireless non prende, si vede che capita anche ai neuroni.
E il vagone può rimanere lì fino ad aprile, a fine mostra. Diciamo che la vera vittoria è che la coda per entrare alla mostra riempie tutta la bellissima piazza e tutti vanno a vedere il vagone. Il sovrintendente non lo so, certo è che male non gli farebbe.
Buona giornata.
Angela