martedì 31 gennaio 2017

Dio salvi quei momenti lì.



Spettacolo questa roba tecnologica che c’ha Donna Paola da La Spezia sul pc. Non oso nemmeno io lontanamente immaginare che danni potrei combinare, tra l’altro senza accorgermene. O meglio: secondo me finirei per capirlo perché il collega indiano, o quello della mitica Kamchakta o come si chiama quella del Risiko, finirei per invitarlo senza saperlo a casa per un caffè: per cui me lo troverei qui fuori, magari l’unica volta, tipo ieri, che ho lavato tutti i pavimenti, con tutte le sedie per aria, eccetera eccetera. Però magari mi danno una mano, sarebbe un’idea.
Però io ho la lista delle cose da fare nell’agenda: diciamo che ne aggiungo sempre ma non è che sfoltisco poi tanto. Ieri ne ho fatta una, comprare un nuovo tutorino per il braccio di Fabullo: lo teniamo qualche ora al giorno, per mantenere l’allungamento del gomito, e il suo era diventato proprio corto. La faccenda stava scritta lì da almeno due settimane, lavoro da 10 minuti, ma farlo: e, appunto, ieri. Oggi i buoni propositi dicono che: parlo con la progettista che è lì che aspetta me per il progetto di Enel; cerco il contatto del medico della botulina che ci ha consigliato il neuro ortopedico. Almeno quello, almeno lì ci devo arrivare.
Ieri mattina Fabullo ha avuto una crisona prima di colazione, che pensavo di doverlo mettere a dormire, perché era proprio disturbato e piangeva. E invece in 5 minuti era di nuovo piuttosto vispo e ha anche mangiato. Io ho perso i miei consueti 5 anni di vita e alle nove del mattino secondo me avevo già finito il turno di dieci ore in miniera.
Ieri pomeriggio vado a prenderlo e l’ho visto con la faccia bella cotta  e con vestiti diversi: nuovi 5 anni di vita. Ma ha appena avuto una crisi ed è stato male? Ma chi, lui? Ma vàh, è andato in palestra, si è divertito come un matto e adesso è stanco come un somaro! Ieri c’era il mitico laboratorio di psicomotricità, quello che la settimana prima non è riuscito a fare perché avevano dovuto coricarlo perché non ce la faceva. Ieri, invece, ci è appunto andato anche lui e pare che sia stato il più felice del mondo, ancora un po’ e si buttava fuori dalla carrozzina e hanno dovuto cambiarlo per quanto era sudato dall’ipereccitazione galattica. Dio salvi la nostra scuola e tutti i momenti in cui Fabullo è contento.
Buona giornata.
Angela

lunedì 30 gennaio 2017

Quelle strategie lì.



In questo fine settimana stavamo pianificando le cose da organizzare con Fabullo, che rimandiamo sempre per pigrizia, stanchezza, rimbambimento. Il day hospital con la cardiologa, per esempio; la consulenza con il fisiatra torinese per la botulina che ci aveva consigliato il neuro ortopedico. E così abbiamo realizzato che è passato un anno esatto dall’intervento ortopedico, e ci siamo sentiti fortunati, mammasanta: perché adesso siamo assai stanchi, perché siamo delle piaghe, ma lì eravamo decisamente sul devastato. Anche solo per organizzare quel benedetto trasferimento a Milano di pochissimi giorni: era stato uno dei più complessi, per la posizione dell’ospedale in centro , con l’impossibilità di muoversi in macchina. Ancora adesso, quando raccontiamo ai Milanesi che abbiamo trovato un appartamento in corso Magenta, a 5 minuti a piedi dall’ospedale, con tanto di posto auto, ad un prezzo normale, da cui potevamo andare e venire in tutti i momenti, tutti ci dicono che più di qualche santo ci ha messo mano. E dopo l’intervento, andato, per la carità, benissimo, i due giorni a casa e il successivo ricovero che ha portato al neurostimolatore, e uscivamo già da venti giorni di ospedale autunnale. Insomma, ci siamo sentiti molto contenti: perché le nostre infermiere sono sempre meravigliose, e fanno l’impossibile per farci trovare sempre delle situazioni confortevoli; però la sensazione di muoversi per casa, sapendo di non dover ascoltare pompe che bippano, e via discorrendo, è veramente unica.
Insomma, l’apprezzare qualcosa fa sempre bene al cuore. Anche perché Fabullo, per altro, in questi giorni,  è stato assai insopportabile: molto rigido, molto arrabbiato, non capiamo se abbia male da qualche parte, fatto sta che ha fatto ben bene ammattire. Per cui ci siamo dati obbiettivi sublimi: sabato spesa e riordino biancheria; domenica, mettere su una tenda lavata perché altrimenti era in mezzo ai piedi. E poi sfruttare tutto il resto del tempo per il recupero totale energie: a turni, appunto, per stare dietro a Fabullo noioso come la pece.
Però sarà bene che ci rimettiamo in riga: appuntamenti per Fabu, bilanci onlus, saranno i 25 anni ma stiamo proprio diventando lenti, pur dandoci gli obbiettivi sublimi di cui sopra per non impegnare tempo in altre cose. Ma la sensazione di essere fuori dal tunnel dello scorso anno rimane impagabile. Strategia di sopravvivenza da pensare quando serve, probabilmente ciascuno di noi ne ha una lista di quelle strategie lì.
Buona giornata.
Angela

venerdì 27 gennaio 2017

I confini dei dimenticati.



Ieri giornata avventurosa di quelle nostre: ma non nel senso che abbiamo viaggiato sulla route 66 e visto il mondo; avventurosa perché dovevo portare Fabu in fisio, che già abbiamo ridotto tutto al minimo perché devastati tutti quanti: ma poi, ieri mattina, l’ho passata in bagno, e non era per l’idromassaggio. Per cui è stato necessario intraprendere una via filosofica: quella che prevede la borsa dell’acqua calda e la comunicazione che non mi muovo di casa, perché stare seduti in macchina per 50 km andata e 50 ritorno non era proprio cosa. Così niente fisio: che poi, improvvisamente, nel primo pomeriggio, mi è passato tutto, ma ormai era tardi. E Fabullo è stato a casa, che tristezza.
In onlus è arrivata la terapista Valeria che da febbraio subentra alla Ceci in dolce attesa: in realtà Valeria è con non noi da più di un anno perché ha scelto di fare del tirocinio volontario per imparare e poi la faccenda è girata benissimo. Ed è brava e carina: Fabullo per i primi giorni la baccagliava il giusto, non guardo Cecilia ma solo te. Poi ha capito che tanto lo faceva lavorare come quell’altra e gli è passata un po’ la poesia.
E poi invece è bravissima Valentina,  la tutor che ci è stata assegnata dalla progettista, che si occupa di noi e che sa che io ho dei tempi limitatissimi per parlarci, per pensare insieme e preparare materiale: e quindi è sempre pronta ad organizzarsi. E, tutte le volte che ci parliamo e sento quante cose sta provando a portare avanti, veramente tiro un sospiro di sollievo: perché mi rendo conto che mai avrei potuto arrivare ad arrivare a fare un lavoro così. I frutti della faccenda si potranno vedere da fine anno in poi, perché i tempi sono quelli lì, però, sicuramente, stanno portando avanti delle robe impensabili, tipo i bandi  dell’unione europea che devono uscire. Adesso stanno presentando un progetto per Enel. Io dovrò solo rendicontare il mitico crt dello scorso anno, che significa un altro anno di ansia, però poi è fatta.
Insomma, si va avanti: sicuramente io non sono mai contenta, perché vorrei che la vita delle famiglie diventasse sempre più facile; però è indubbio che si fanno delle cose che 5 anni fa erano impensabili.
Il Giorno della Memoria: che non diventa mai superfluo. Vista la massa di umanità cerca di attraversare mari o muri, perché a loro è andata male, sono nati da una parte invece che dall’altra. Per ricordarci che tutti quanti siamo dei potenziali non voluti: perché possiamo diventare improduttivi ad esempio, dei pesi per la società; la quale società racconta a tutti quanti che è un pilastro di civiltà non dimenticare nessuno: però poi il nessuno in questione non lavora, non può pagare tasse, non può portare ricchezza, anzi, fa pure spendere. E quindi? E quindi niente, non è che possiamo eliminarlo fisicamente, da queste parti e di questi tempi, almeno: però possiamo annientare tutta la vita che lo circonda.  E se abitare in un campo rifugiati al di là di un muro è per noi surreale, un ipotesi più tranquilla perché molto remota; invece l’essere annientati da uno squilibrio sociale che ci fa diventare scomodi, perché non lavoriamo più per esempio, perché costiamo in assistenza senza dare nulla, perché abbiamo bisogno di farmaci che non possiamo pagare, o di posti letto,  è un altro paio di maniche. Non dimentichiamo i grandissimi orrori, quelli criminali: perché poi diventerebbe sempre più facile spostare i confini dell’oblio a situazioni che, invece, possiamo toccare ogni giorno.
Buona giornata.
Angela

giovedì 26 gennaio 2017

Le parentesi filosofiche.



Penso che la faccenda degli spinaci di cui racconta Donna Paola da La Spezia faccia parte del patrimonio culturale globale. Tutti possono raccontare una storia del genere sui propri pargoli che, quando hanno una fame che mangerebbero le mitiche gambe del tavolo, e comunque sanno che non c’è una dispensa di casa da aprire per prendersi pane e nutella, ecco, in quelle situazioni lì si pigliano quello che c’è magari due volte.
Con Fabullo è, come dire, un tantino più difficile: perché, solitamente, quando proprio non mangia niente c’è una bella grana in corso. E, purtroppo, si innesca poi un circolo vizioso da paura. E quindi si tenta l’impossibile. Ma, sicuramente, quando sta bene, fa il viziato come tutti gli altri che cercano di fare i viziati. E, appunto quando le cose funzionano e capiamo che ha solo delle storie che non si ripercuoteranno per l’eternità, si fa che Va bene mangerai poi domani.
Intanto anche ieri è filata liscia. Si è anche divertito come un pazzo all'intervallo sul girello. Ieri pomeriggio ha riposato con Paulo Aimo Papà e la sottoscritta ha guidato per le stradette del Monferrato, non mi sono nemmeno persa, al ritorno c’era anche il tramonto, il meccanico ha cambiato un arrotolatore della cinghia per la carrozzina così io ho passato mezz’oretta a leggere al caldo della sala d’attesa: quelle robe che fanno bene al cuore, no? I dettagli. Che fanno anche impazzire. Perché poi, nei grandi pensieri, uno dice E allora? Per esempio: le preoccupazioni per la Onlus, per riuscire a fare tutto bene perché da questo dipendono altre persone e non solo le paturnie personali, contemporaneamente essere in crisi perché poi non faccio delle altre cose per Fabullo, tipo organizzare il day hospital con la cardiologa, roba da 5 minuti ma farlo, e poi pensare alle scuole medie e continuare a non essere contenti che ci vada perché non sarà contento come alle elementari, e poi vedere le crisi e cercare di non pensare a niente intanto che passa. Ecco, tutta quella serie di robe lì, possiamo andare avanti quanto vogliamo. E in tutta quella storia lì, uno è contento delle colline e del tramonto, per la carità: però poi, se ci si pensa, ci si dice che forse non  è la ricetta giusta quella di giocarsi le giornate partendo dalle parentesi: le chiacchiere con i vicini, ho pure tagliato la salvia così tra un po’ sarà bellissima, che neanche avessi piantato il mitico ulivo di Hikmet, la mezz’ora seduti senza poter far altro che stare seduti tranquilli. Le parentesi, se uno ci pensa, verrebbe da dire almeno un bòh. Verrebbe anche da dire che Beati quelli che hanno le ricette giuste, che sanno sempre che fare.
Verrebbe anche da dire che stamattina stai delirando più che mai, mia cara, dice LA PAOLA che coglie l’essenza. Oh già, dico io, che l’essenza non la colgo mica tanto.
Buona giornata.
Angela

mercoledì 25 gennaio 2017

L'elasticità suvvìa.



Andata, Fabullo è stato bene, è andato a scuola e lì è rimasto fino al pomeriggio. È stato meglio, ha mangiato meglio. Qualunque cosa sia successa l’altro ieri, è passata, cogli l’attimo.
Quindi non ci sono stati intoppi avventurosi, cogli l’attimo; nessuno mi ha nemmeno chiesto Per la stazione, per carità. Però siamo  a casa nostra e non all’ospedale. E non ho ancora tagliato i rami secchi della salvia solo perché ho iniziato da un altro pezzo di giardino, chiacchierando con il vicinato: c’erano 16 gradi fuori, si stava divinamente.
Insomma, oggi chissà, ma sicuramente partiamo con meno ansie di ieri. Oggi, però, può divertirsi meno a scuola rispetto agli altri mercoledì: lo facciamo uscire presto e sta a casa con Paulo Aimo Papà che a sua volta esce prima dal lavoro. Perché intanto io riporto il furgone dai meccanici della rampa sul Monferrato, perché ogni tanto si inceppa una cinghia: e ci vuole un’oretta, per avere il tempo di fare tutto non possiamo uscire da scuola alle tre e mezza. E, ovviamente, Fabullo sta a casa, ma deve esserci già arrivato per portare via il furgone. Insomma, bisogna fare così ed essere in due, uno fa una cosa e uno sta con Fabullo.
Ma Signora, come la fa lunga, tutti a questo mondo devono saper essere elastici: basterebbe anche portarsi Fabullo dietro dal meccanico e sarebbe necessaria una persona sola, vede che i congedi della 104 non sono poi così essenziali con un po’ di forza di volontà? È quello che fanno tutte le famiglie, insomma.
Vero: poi questa sera, quando Fabullo che non ha riposato al pomeriggio, sarà così stanco da non mangiare, da non riuscire a stare tranquillo per la notte, eccetera eccetera, ecco questa sera però poi le teorie politico-psico-sociali non so bene cosa dicano.
Buona giornata.
Angela