mercoledì 28 febbraio 2018

Le Giornate.

La Michi concorda pienamente con Davide e il Caboto riunito, luogo mitico dell’infanzia; non fosse che è tardi potevano presentare un simbolo anche loro, capace che sarebbero risultati i più saggi di tutti. Qualcosa come: Basta stare a casa. Che sia per la neve o le pulci tropicali, fa niente. Il concetto di Michi è: per prendersi tanto freddo, allora che nevichi, così uno se ne sta stia tranquillo sotto le coperte. Noi, personalmente, siamo assai contenti di non dover anche spalare. Ieri limpidissimo, ma le temperature sempre sotto zero, il ghiaccio è rimasto tale tutto il giorno, tutti i pullman andavano pianissimo: nella classe di Michi non hanno nemmeno segnato i ritardi nella prima ora, perché i problemi erano dichiarati. Fabullo lo movimentiamo sempre insalamato: sta fuori pochissimo, ma è anche immobile. Per cui coperta che avvolge le gambette e passamontagna per respirare caldo. Ieri è stata una giornata da pollice verso per il cibo e abbiamo tremato. Fà che sia un caso. Oggi è la Giornata delle Malattie Rare: perché ogni giorno è la Giornata di qualcosa, chissà se fa riflettere o porta alla saturazione totale, come la velocità delle notizie che non sembrano più notizie ma pubblicità. Mah. Noi non ci sentiamo più coinvolti di quanto lo siamo tutti i giorni. Però ricordiamo, non riusciamo a farne a meno. Ci ricordiamo che, quando hanno diagnosticato la cardiopatia di Fabullino e posto l’indagine genetica, è appunto iniziato il nostro rapporto con i genetisti: fatto di mesi e mesi per un singolo prelievo, perché sono pochissimi i centri in cui vengono fatte queste indagini. Poi è venuto fuori che quella mutazione, in quel momento lì, non si era mai presentata, non c’era in nessun archivio mondiale. Per cui tutto era imprevedibile. A questo si aggiungevano le normali procedure di disorganizzazione: esami che dovevamo portare ad altri specialisti dimenticati nei cassetti, per esempio. Oppure reparti di altissima specializzazione sempre saturi, per cui il tempo passava, c’erano dubbi sulla correttezza della terapia cardiaca, ma forse no, forse era la patologia che era imprevedibile: ma i tempi erano sempre talmente lenti che non abbiamo mai capito nulla. E poi tutto è andato male in maniera imprevista, più imprevista che mai, perché le malattie rare sono così: è il raro nel raro, l’evoluzione di un avvenimento, come un intervento, di per sé difficilissimo, è ancora più complessa. E poi le parole: ma forse i danni neurologici sarebbero comunque stati presenti nella patologia di base. Ma siete proprio sicuri che non fosse così prima? Ma veda lei. Non è mica tanto che è stato ammessa la patologia da danno ischemico post chirurgico.Insomma, è un mondo così. Buona giornata. Angela

martedì 27 febbraio 2018

Si vede che.

Qui ci stiamo salvando dai grandi mucchi di neve, per qualche giro di correnti anche stanotte ne è venuta poca. Ghiaccio, in compenso, tanto: fiocca che è già ghiaccio, ancor prima di arrivare a terra.
Scuole aperte, ma bisogna andare piano piano. Il pullman di Michi è arrivato in orario: penso che, fino ad Ivrea, vada adagio, su e giù per le colline; e se arrivano un po’ in ritardo, pazienza, le strade sembrano davvero una pista da pattinaggio. Pare che anche qui oggi le temperature non salgano mai sopra lo zero, per cui sarà il caso di prendersela con molta ma molta calma.
Fabu esce tardi, ma anche ieri l’abbiamo avvolto tipo salsiccia, con tanto di copertina sulle gambe.
Volevo dirvi che sono un pochino nervosa, anche un pochino isterica, e pure antipatica.
Ieri sera, in questo clima più penoso del freddo, intendo quello della pagliacciata elettorale, per la prima volta ho sentito parlare, per un paio di secondi, della vita di chi assiste (i Badanti Per Forza): bene, dirà qualcuno, almeno non ci si lamenta sempre, quante storie, in questo mondo c’è sempre stato chi sta a casa, sai che novità.
Io, invece, che sono isterica, lo trovo offensivo: quattro parole dette così, all’ultimo, quando si è già promesso tutto a tutti, e ormai la gara è soltanto più quella a spulciare voci che nessuno ha ancora tirato fuori. Poteva essere questo argomento, ma anche il sostegno alle infrastrutture che vogliono allevare salamandre sul Monte Rosa, anche quello è un diritto di tutti.
Ma sicuramente il fatto che la faccia così lunga è esclusivamente legato al mio precario equilibrio mentale, che non mi fa dare il peso giusto alle cose.
Insomma, oggi dovete proprio portare pazienza con me. Si vedo che il gelo siberiano mi occlude la mente.
Buona giornata.
Angela

lunedì 26 febbraio 2018

Il senso delle scartoffie.

Qui pochissima neve, qualche centimetro: solo che è già venuta giù gelata, è praticamente nevicato ghiaccio puro, per cui altro che olimpiadi, le prossime gare di pattinaggio potremmo farle qui. Le macchine passano e non lasciano nemmeno il segno, solo per dire.
Io mi sento molto meglio: niente più dolori, solo stanchissima; ma ho finito con gli antibiotici, quindi conto di smaltire anche la piagaggine tra breve. Questa settimana cerchiamo anche di prenotare gli altri controlli, provando a far collimare tutto quanto.
Intanto, in questi giorni, abbiamo lavorato un pochino per preparare materiale per la onlus: in questo periodo dell’anno, più che mai, i terapisti sono molto impegnati con le visite a scuola. Un po’ perché è metà anno, e quindi ci si confronta con il personale scolastico; e un po’ perché ci sono delle scadenze burocratiche, scartoffie da presentare, per intenderci.
Nessuno crede alle scartoffie, si lasciano indubbiamente scrivere. Il motivo per cui si insiste tanto, perché siano scritte benissimo, è solo la tutela del genitore. Per intenderci:  per le Madri Isteriche vale sempre la  regola del Quello Che Non: per cui, ad un certo punto, la Madre Gentile sbotta e si trasforma in Madre Isterica. A questo punto Quelli Che Sanno, a scuola, danno la solita risposta: ma bastava che la la signora parlasse, noi eravamo a disposizione per un confronto, queste cose non erano mai state dette.
Se però ci sono vari verbali di incontro in cui viene ripetuta la stessa cosa (ma proprio con la formula: si ricorda che, come in data xx), a questo punto sulle scartoffie ufficiali diventa più difficile che vengano scritte delle cose poco precise.
Attenzione: il risultato è lo stesso, per quanto riguarda la qualità del servizio offerto. Però la Madre Isterica non può passare per delirante, questo è il punto. Ed è vero che non è consolante, perché l’unica cosa importante è il bambino. Ma non è proprio solo vero: nel senso che, per una Madre Isterica, che tendenzialmente viene anche fatta passare per una persona che tende a stravolgere la realtà perché non accetta dolore e situazione, sapere di non essersi sognata le cose è fondamentale, fa parte del rispetto di se stessi. Le cose stanno scritte.
Il bilancio è il solito. Il sistema della Scuola Inclusiva è il più bello del mondo: solo che non funziona. Ci sono splendide situazioni, da augurare a tutti i bambini, ma che dipendono esclusivamente dalle singole persone. Quando un bambino entra in una scuola deve essere fortunato, perché le garanzie che offre il sistema non sono garanzie.
Per cui: le realtà che funzionano, funzionano dall’inizio, le scartoffie sono davvero solo scartoffie perché si bada ai risultati, il confronto con gli operatori riabilitativi è continuo perché si cercano le strategie per progredire sempre.
Nelle realtà che non funzionano non ci sono santi, e si mette per iscritto che a febbraio non è ancora stata fatta una fotocopia prevista a ottobre (non sto esagerando).
Grazie a Dio, non incontriamo situazioni drammatiche di bambini reclusi o maltrattati: il fatto di non sconfinare nel penale, però, non può essere l’unico traguardo.
Perché, come dico io che sono una Madre Isterica, la gentilezza è tanto bella ma non basta. La gentilezza è scontata anche alla bocciofila, con tutto il rispetto.
Tutto questo per dire delle cose, ma anche delle altre: tutte le ore che gli operatori della Onlus dedicano a questo lavoro sono gratuite per le famiglie. Per cui speriamo che entrino tutti i soldini che abbiamo chiesto a questo proposito: abbiamo presentato 4 progetti di cui speriamo di avere presto buone notizie, perché altrimenti è proprio dura.
Buona giornata.
Angela

venerdì 23 febbraio 2018

È che non avevo capito.

Uh come fiocca, viene giù proprio bene, in poco più di un'ora è tutto bello bianco. Noi oggi vorremmo portare Fabullo in fisio, che ieri, con la faccenda chirurgo, non ce l’abbiamo fatta, però speriamo che, entro il pomeriggio, sia possibile uscire di casa, noi delle colline con le strade ripide. Paulo Aimo Papà Operativo è lì che organizza tutto.
Però abbiamo sempre delle certezze: gli stivali di Michi sono qui abbandonati, il che fa dedurre brillantemente che la volpe del deserto sia uscita ginnica con le scarpette basse. D’altra parte Ivrea è una ridente cittadina sulla fascia amazzonica.
Faccenda chirurgo: tutto bene, come pensavamo. Nel senso che ha detto che si fa diagnosi di sindrome aderenziale quando non si sa che dire perché non si trova altro. In questo caso specifico, lui pensa che sia proprio vero, perché davvero altro non appare, e io mi sento molto meglio, pur con un’autonomia ancora assai ridotta:  e quindi bisogna tenere tutto buono e vedere che succede, rimetterci le mani è proprio l’ultima spiaggia. Parallelamente, pur essendo tranquillo, mi ha comunque consigliato degli altri esami, da fare con calma ma da fare, e non come facciamo di solito che facciamo solo e sempre le cose quando si arriva all’emergenza assoluta.
Il dottore ha ragione, ci metteremo d’impegno; solo che non sappiamo a chi chiedere le ferie o la mutua, le Altissime Sfere non ci hanno ancora comunicato la presenza di un ufficio apposito per i Badanti Per Forza, questi fantasmi.
Signora, non la faccia lunga, è il suo grande dolore mai accettato e metabolizzato che la spinge a non fare le cose: cerchi di ridimensionare la faccenda, tutti hanno degli impegni lavorativi e familiari da conciliare, solo lei fa tanto la vittima.
Perdono. Non avevo realizzato di avere degli impegni lavorativi (di quelli che prevedono pause e retribuzioni); e nemmeno che tutta la società di diritto avesse degli impegni familiari in cui le necessità di un neonato durano decenni.
Deve essere per questo che ai tavoli di discussione si parla sempre di altro, perché non sono quelli che dico io i problemi. Beato chi coglie sempre l’essenza.
Buona giornata.
Angela

giovedì 22 febbraio 2018

Sto già fin troppo bene.

Mi sento molto meglio: con molta calma, anche per gli antibiotici da cavallo, ieri pomeriggio ho ricominciato a riuscire a stare un po’ in piedi: pochi minuti per volta, ma è tutta festa.
E ci sono lunghi momenti, tipo un quarto d'ora di seguito, in cui non mi ricordo di avere una pancia e non mi sembra di aver ingoiato una palla da rugby.
Oggi pomeriggio vediamo il chirurgo: l’obbiettivo è che confermi le aderenze post chirurgiche e basta, senza che emerga altro.
E quindi? E quindi tocca contarvi di Quelli Che Sanno, senza possibilità di appello.
Storie da parcheggio. Allora: il parcheggio antistante alla onlus, di proprietà comunale, da quando hanno fatto i lavori è un problema per tutti quelli che lavorano lì e invece un vantaggio per i disabili. Il che sembra, una volta tanto, sembra incredibile: e infatti.
Adesso ci sono sempre i  due posti disabili: che possono essere occupati da altri disabili, o da maleducati, o bloccati da camion  che fanno consegne. Ma il vantaggio è che ora si trova sempre spazio altrove, perché tutti gli altri posti sono diventati a disco orario di 120 minuti. Per cui, per rotazione, c’è sempre spazio: perché chi lavora lì e sta tante ore, o paga o cammina, imprecando in entrambi i casi.
Ma i disabili se la cavano meglio: per loro sarebbe andata benissimo la soluzione che i posteggi dedicati rimanessero dedicati, senza mettere in difficoltà il resto del mondo, ma il comune ha deciso questo; sicuramente per ragioni funzionali, e andiamo oltre.
In questo caso, insomma, i disabili sono facilitati anche perché la legge prevede che, nei posteggi bianchi con il disco orario, chi ha il contrassegno disabili non sia tenuto ad esporre il disco e non abbia limiti temporali nella sosta. Articolo 188 comma 3 del Codice della Strada.
E quindi? E quindi l’altro ieri una mamma si trova una contravvenzione, fatta esattamente 6 minuti dopo la sosta, perché l’orario esposto non era corretto. E per forza! Non l’aveva proprio indicato, c’era il contrassegno.
Quindi torna indietro, poco dopo, con una bella carrozzina, chissà se il Personale Addetto era ancora lì a guardare, visto il tempismo, e trova il mitico foglietto. Quindi chiama l’Ufficio Apposito per capire. E le spiegano che la multa era lecitissima, perché il contrassegno disabili non era correttamente esposto, era scivolato un pochino in basso, e non si vedeva il numero nella sua completezza: Sa, Signora, poteva essere un falso. Se vuole può fare ricorso, ma abbiamo anche fotografato il parabrezza.
Giustamente. Allora ringraziamo il Personale Addetto sempre attento.
Solo che ieri un’altra mamma arriva, posti dedicati non accessibili, e va tranquilla nei bianchi, esponendo benissimo il contrassegno, anche perché i terapisti hanno catechizzato tutti.
Però si avvicina il Personale Addetto, e per fortuna, che le fa notare che il disco orario va esposto comunque: e quindi anche rispettato. La signora esprime i suoi dubbi, ma poi procede, sale con il bambino, e ne parla con il terapista, che mi telefona.
A questo punto io mi siedo, perché alle contrazioni addominali non si può chiedere troppo, e chiamo l’Ufficio Apposito: dove mi passano il Capo Supremo. Che è stato veramente gentile: abbiamo riletto insieme l’articolo 188 comma 3 ed è venuto fuori che avevo proprio ragione. E voi sapete che le Madri Isteriche, ogni mattina, si alzano per sentirsi dire che hanno ragione, l’importante è assecondarle, con i matti si fa così, si sa.
Però questo signore è stato davvero gentilissimo, ad averne, sarebbe consolante parlare ogni volta con persone così educate, credetemi.
Per cui ho osato chiedere: secondo Lei, tutto il suo Personale Addetto è al corrente dell’articolo in questione, visto che mezz'ora fa sembrava di no? E lui ha immediatamente detto che avrebbe diramato un apposita informativa a riguardo: detto da signore, ho veramente apprezzato.
A questo punto ho ringraziato e risposto che dal canto nostro avremmo ricordato a tutti che il contrassegno va esposto in modo corretto, in modo che si vedano anche gli angoli remoti, così non capita come alla signora sanzionata.
E lui: grazie, così ci aiutate nel nostro lavoro, non ha idea di quanti falsi ci siano in giro, che danneggiano i disabili veri.
E lì non ho resistito: lo so eccome, ma vorrei anche far notare che il parabrezza fotografato appartiene ad un furgone a passo lungo, rialzato, dotato di evidente rampa elettrica con relativi contrassegni ovunque. Personalmente, mi sembra che un furbetto falsario vada in giro con un altro tipo di automobile, e difficilmente si procuri un mezzo da 40 mila euro, non proprio semplice da guidare e manovrare.
E il signore dall’altra parte è stato silenzioso, e io ho apprezzato, visto che era stato un colloquio davvero corretto e gentile.
Insomma, sono di nuovo antipatica.
Domanda: ma secondo voi i dolori addominali me li mandano Quelli Che Sanno?
In questo istante ho preso una decisione: inauguro una nuova categoria di post, che si chiama Quelli Che Sanno. Così gli interessati li trovano più facilmente; fanno prima a passarsi voce, perché so che è una delle attività che occupa loro del tempo; e gli Amici del Blog possono cominciare da ora a sincronizzare gli orologi, e vediamo quanto manca al prossimo buscopan.
Buona giornata.
Angela

mercoledì 21 febbraio 2018

Da libro Cuore.

Perdonateci se di questi tempi risultiamo più noiosi che mai, ancora meno avventurosi, ancora più un “caso umano”, di quelli che, per fortuna, vanno bene per il libro Cuore e basta. Mettiamola così: quando le cose sono molto difficili, e diventano più molto difficili, prevale la sopravvivenza ai minimi termini.
Per cui, non è che, ad esempio, non ci sia niente da raccontarvi su Quelli Che Sanno, bersaglio preferito di noi povere Madri Isteriche che hanno bisogno di esternare le proprie manie persecutorie: giuro, Quelli Che Sanno non si sono estinti e sono all’opera con brillanti azioni e intuizioni. Però la situazione è indicativa: qui le cose stanno andando decisamente meglio, i momenti in cui sembra che ci sia una mano nella pancia a strappare le budella si stanno riducendo, ieri sono addirittura arrivata a stare in piedi per 3 minuti di seguito; ma ovviamente siamo in una situazione da cinematografo, in cui Paulo Aimo, che è l’unico che porta a casa uno stipendio, riesce a lavorare pochissimo; in cui i brillanti si chiedono perché Fabullino non può stare con baby sitter o nonni, come tutti i ragazzini del mondo, o perché, con la mitica pensione di accompagnamento, non paghiamo del personale specifico.
Per cui, alla fine, i pensieri devono per forza andare oltre, a Quelli Che Sanno, per superare minuto per minuto: avete presente quando poi si arriva a dire Ma la famiglia era in difficoltà e non ci ha mai detto niente, noi saremmo stati qui per intervenire…?
Si impone silenzio e meditazione. Prendo antibiotici e svariate altre delizie e vado a sdraiarmi. Paulo Aimo Operativo sta trottando per portare Fabullo a scuola, lavorare due ore e tornare a prenderlo.
Che poi io il libro Cuore non l'ho mai potuto vedere, preferivo Tom Sawyer e la sua staccionata: perché sei sempre stata sensibile come i paracarri, dicono i miei Grandi Amici con cui chiacchiero di libri, e che con Garrone & C hanno iniziato a leggere; e lo so, dico io.
Buona giornata.
Angela

martedì 20 febbraio 2018

Con il cuore.

Il bollettino del lazzaretto dice che questa notte è passata senza dolore, per cui ho dormito e non mi ricordo bene da quanto non capitava. E stamattina sono anche stata seduta su una sedia per ben 5 minuti.
Il dolore si è attenuato ieri pomeriggio, non è chiaro perché: era già stato così sabato, ma il sollievo è durato poco, speriamo che stavolta sia diverso. Ieri ho anche cominciato degli antibiotici specifici.
Poi ho parlato con il chirurgo ieri verso sera, quando è uscito dalla sala: siamo d’accordo che ci vediamo giovedì in studio; se ci sembra di peggiorare, ci prende in ospedale tra un intervento e l’altro. Se riusciamo, preferiamo aspettare giovedì: l’ospedale è più difficile da raggiungere, camminare per me è un problema, pensare di stare seduti ad aspettare che il dottore si liberi da un’emergenza grossa, magari a lungo, al momento non è cosa.
Grazie perché ci siete vicinissimi. Grazie con il cuore.
Buona giornata.
Angela

lunedì 19 febbraio 2018

Le buonissime.

Ho dimenticato di darvi una buonissima notizia: che ho ritrovato il cappello da pioggia, che cercavo da due anni, che avevo alla fine pensato di aver dimenticato sulla Mosella. E invece, mercoledì scorso, preparando una rapida borsa per andare in ospedale, da una tasca remota è uscito il cappello. Chiaro che in quella tasca ci avevo guardato  mille volte, e vi giuro che non c'era.
L’altra buona notizia è che Fabullino si sta preparando ad andare a scuola con Paulo Aimo Papà per iniziare la sua prima vera settimana da tanto tempo, è tutto trullo; a scuola ci saranno oggi anche le terapiste, e lui farà la faccia offesa: io vengo qui per stare con gli Amici e non è il vostro territorio.
Ecco, poi: abbiamo una casa calda, cibo e vestiti. Mica poco. Anche degli Amici Grandi.
Per il resto la notte è stata molto difficile, con dolori addominali continui, stamattina è già arrivata la dottoressa che vuole una visita chirurgica ben fatta: così oggi pomeriggio dobbiamo sentire un chirurgo per chiedere un appuntamento il più velocemente possibile.
Siamo abbastanza distrutti, più che altro per i pasticci legati alla gestione di Fabullino, altrimenti la prenderemmo con un altro spirito.
E bon.
Buona giornata.
Angela

venerdì 16 febbraio 2018

Il succo.

Sempre prima le buone notizie: Fabullino a scuola è stato felice perché ha incontrato gli Amici e non ha passato la giornata da solo in casa, è tornato che più contento non si poteva. Oltretutto l’hanno trovato tutti meglio del solito, ed è vero, perché, da quando mangia, ha proprio un’altra faccia, senza quelle brutte occhiaie da sofferente.
E stamattina si riparte, con Paulo Aimo Papà, anche se solo per un paio d’ore, e arriva anche il nuovo seggiolino del bagno. E poi andranno direttamente in fisioterapia.
Per il resto, qui è stata una giornata molto ma molto difficile, in posizione orizzontale perché non riuscivo a stare in piedi per più di un minuto di seguito, ieri sera sono ricominciati i dolori, ma siamo riusciti a rimanere a casa.
Oggi speriamo ma proprio speriamo che vada meglio: perché il succo di tutto è che non abbiamo veramente la possibilità di essere ammalati, Fabullino rimane da guardare.
Buona giornata.
Angela

giovedì 15 febbraio 2018

Partire dalle buone notizie.

Prima le buone notizie: a Erba è andato tutto bene e oggi Fabullo torna a scuola!!!!!
Epperò siamo reduci da una brutta avventura: nel senso che i dolori addominali che c’erano da domenica forse non erano tareffaggine, o non solo, o alzare Fabullo non ha contribuito, o le 4 ore di macchina ieri non hanno aiutato. Fatto sta che siamo tornati e io non sapevo più dove stare, con la febbre che saliva e scendeva, e poi è arrivata la dottoressa al volo (Dio la salvi sempre) che ci ha spediti in pronto soccorso, con l’aiuto del vicinato perché con Fabullo cosa facciamo. E poi lì un’attesa di due ore sdraiata su una panca, una roba penosa, e poi gli esami erano a posto, e quindi la diagnosi di colica addominale da aderenze post chirurgiche e una flebo che avrebbe fatto passare il male anche ad un cavallino come quello che monta Michelina, circa 8 quintali.
E poi siamo tornati stanotte, il dolore è tenue e lontano, voglio solo dormire e fà che passi tutto, e Paulo Aimo si occupa di Fabullino.
E bon.
Buona giornata.
Angela

mercoledì 14 febbraio 2018

Abbraccio.

Il Papà di Donna  Paola Da La Spezia è volato in cielo. E noi non sappiamo cosa dire, e la abbracciamo fortissimo, e con lei i suoi bambini, che non sono proprio piccoli, ma che hanno comunque perso il loro Nonnino.
Noi si trotta e galoppa, perché andiamo a Erba a fare i calchi dei tutori: dopo questi giorni complicati l’idea è assai faticosa, ma non vogliamo perdere di nuovo l’appuntamento.  La sottoscritta non deve guidare, non mette ancora la lente fino a domani, mi siedo lì e dormo, mettiamola così. Ieri è andata indubbiamente mille e trecento volte meglio di lunedì, però l’obbiettivo è arrivare a venerdì sera e mettersi a letto senza l’ansia di dover rispondere a Fabullo che chiama.
Fino ad Erba è assai noiosa la faccenda, ma ricordandoci l’ultimo giro di tutori, va bene così, è solo che in questi giorni siamo veramente degli stracci ed è tutto complesso, anche stare a casa, per altro. Quindi adesso svegliamo Fabullino, gli diamo agnolotti a colazione, giuro, per garantirci il pieno di calorie, perché poi non sappiamo ancora cosa e se mangerà in giro: ma pazienza, farà poi cena, o mangerà domani, da questo punto di vista le prospettive sono assai diverse, che sollievo, Mammasantissima.
E poi partiamo, che abbiamo appuntamento alle undici.
Abbracciamo Donna Paola, chissà lei quanto sarà stanca, altroché.
Buona giornata.
Angela

martedì 13 febbraio 2018

Dio salvi la polmonite?

Sorvoliamo su ieri. Vi rendo solo l’idea: avete presente i Mariti delle barzellette? Non i nostri, neh? Per la carità. Assolutamente non quelli del blog. Appunto, quelli delle barzellette: che con la tareffaggine, senza febbre, si mettono a letto con la berretta da notte, e Non può essere solo influenza da quanto sto male, richiedendo di fare testamento e invocando il prevosto con l’olio benedetto. Appunto, quelli lì che si sentono solo nelle barzellette.
Ecco, io ieri ero così. Con la mattina che è stata un incubo a dire poco, Fabullo da tirare su e giù e da stargli dietro; ovviamente, come tutte le volte in cui c’è poca efficienza, lui ci ha decisamente messo del suo. Così non ho potuto mettermi a letto moribonda, per queste svariate ragioni, e anche perché non possiedo una berretta da notte, quindi non sarebbe stato fashion. Però alle due ho messo Fabu a nanna e sono riuscita a stare sdraiata un’oretta di seguito, attentissima a non dormire, altrimenti addio, mi sarei svegliata stamattina, e Fabu aveva voglia a chiamare. Ma è comunque stato utile; poi verso sera la tareffaggine ha cominciato a calare, a dormire il prima possibile, e stamattina ho di nuovo 25 anni, non sembra vero.
Oggi risparmio energetico  a oltranza, per i nostri parametri, si intende, anche perché domani portiamo Fabu a Erba a fare i calchi per i tutori.
Quindi oggi vi racconto solo cose belle. Per esempio che, a questo punto, possiamo dire che Fabullino mangia, e che non è più un caso. Dati alla mano: ieri sera abbiamo ordinato nuovamente i fermenti lattici per la bocca. La scatola è da 30, ne avanzano 8, avevamo cominciato e poi sospeso subito quando ha di nuovo preso l’antibiotico: diciamo che al momento sono 20 giorni che non usiamo più l’antimicotico, ma solo quelli. Che siano quelli oppure no, che sia l’antimicotico che ha dato un effetto che perdura, fatto sta che mangia. Noi andiamo con i piedi di piombo, perché al momento non ci sembra vero, e vogliamo solo che prenda peso e calorie: vuole agnolotti con sugo al pesto? E noi glieli diamo. Stiamo pian piano cambiando ripieni: dalle verdure, al formaggio, siamo già passati ai funghi, il nostro prossimo obbiettivo sono quelli alla carne, un gusto per volta; intanto ieri sera abbiamo provato a cucinare agnolotti al ripieno di zucca per tutti, e già che erano per tutti, facendo finta di niente glieli abbiamo propinati al ragout invece che al pesto. Lui li ha guardati poco convinto perché il colore non era quello, li ha assaggiati guardingo, e poi se ne è sbafato un bel piatto.
Dire che siamo felici è poco.
Non dobbiamo solo farci domande: perché veramente il nostro pensiero, e quello di tutti, è: ma bastava l’antimicotico? Dato per caso, per il cortisone per la polmonite? Sia benedetta la polmonite, allora?
Per carità: se arriva il treno di crisi non riesce a mangiare. Però adesso riusciamo a distinguere i vari momenti, possiamo discriminare.
E sicuramente dall’estate 2015 le crisi lo hanno fatto impazzire e non è finita. Ma sarebbe bastato un antimicotico a farlo soffrire meno, almeno in certi momenti? Se pensiamo a quanto lo abbiamo torturato per infilargli le cose in gola; o ai momenti più cupi, in cui abbiamo detto che Fabio è capace di mangiare per bocca, se non mangia o individuiamo il problema oppure ci giurate che lui non è in grado di intendere e che questo non è il suo modo di dire che non vuole più nulla, o ci giurate questo oppure per mettere la peg chiamate il giudice, perché noi non la firmiamo. E i medici non l’hanno giurato e ci hanno dato ragione e basta. Con il senno di poi, meno male che abbiamo tenuto duro.
Ma poi bastava un antimicotico? Ma quanto ha sofferto e quanto abbiamo sbagliato? L’hanno  visitato tutti mille volte: pediatri, logopedista, dentista, anche la stessa pediatra (un Mito) che poi ha suggerito l’antimicotico preventivo in fase polmonite. E nessuno aveva mai, mai e poi mai, trovato niente, non una minima lesione. Probabilmente era qualcosa che non si vedeva ma dava un grandissimo fastidio, e poi magari l’esperienza negativa ha lasciato un segno anche nei momenti in cui il fastidio sarebbe stato minimo, e aveva paura, più ovviamente le crisi,  che oggi non vanno bene, ma un po’ di tempo fa andavano ben peggio, e meno mangiava e più stava male e più aveva crisi, in un circolo vizioso senza fine.
Insomma, vi rendete conto che dobbiamo ringraziare la polmonite?
Io non sarò mai Zen, non c’è niente da fare.
Allora vi racconto solo che ieri, nello sconforto totale della tareffaggine, ma contenta per gli agnolotti, con dolori dall’ombelico al lobo dell’orecchio destro, sono andata trenta secondi a sbirciare la mimosa, sotto il velo da sposa: ed è bella viva, e con i boccioli.
Ecco, io di meglio non ho saputo fare, e adesso vado a stendere.
Buona giornata.
Angela   

lunedì 12 febbraio 2018

È colpa mia, lasciate perdere.

Oggi non vi racconto niente. Così si può dimostrare una volta di più l’essere assolutamente isterico di questo blog, e isterico fa rima con inaffidabile, si sa.
E perché? Perché l’occhio è ancora cecàto (si dice bòrgnu, dice LA PAOLA, esperta filologa piemontese), non posso ancora metterci la lente: ma va molto ma molto meglio, non è più gonfio fino allo zigomo ma solo in un punto, non fosse che non ci vedo non ci farei quasi caso;ma facciamo tutto bene perché deve guarire per giovedì, quando devo portare Fabu a scuola.
Il problema è che c’ho la tareffaggine: assolutamente niente di grave, senza febbre, senza placche in gola o tosse o permanenze in bagno, niente; solo tutte le ossa rotte, i brividi anche con centoesei coperte, avete presente? Ecco, niente, una boiata. Sono anche fortunata perché tutti gli altri se la sono presa ben peggio.
E come si cura questa tareffaggine qui? Riposando tranquilli, lo dicono anche Quelli Che Sanno, me lo sogno mica io.
E qui sta il punto: perché I Badanti Per Forza mica possono stare sotto le coperte. Farò il meno possibile, ma Fabullo va lavato vestito portato in bagno nutrito. Ci sono cose che si rimandano, e cose che invece no: l’equilibrio della dignità sta lì, in quante sono quelle che no.
Ecco. Per quello non vi racconto niente, perché ho già esagerato: perché in una mattina come questa, in cui non capita niente di tragico, in cui non c’è proprio motivo, uno vede tutto nero, tutto è falsato, uno pensa al delirio che c'è in casa, al fatto che non è pettinato, a Fabullino che è un po’ piantato lì, al lavoro arretrato per la onlus, al futuro, la vecchiaia, il come faremo. Insomma, tutte cose non vere, è che la tareffaggine esaspera l’essere ossessivi, tratto tipico delle Madri Isteriche. Vedete che poi è vero che diciamo le bugie.
Per questo non vi racconto niente.
Buona giornata.
Angela

venerdì 9 febbraio 2018

Il peso della piuma.

Niente tragedie perché non è il caso. Siamo solo un pochino in difficoltà perché gli impicci per i Badanti Per Forza non sono contemplati, e le sostituzioni sono assai complesse: fatto sta che l’occhio è gonfio fin sotto tutto lo zigomo, probabilmente una banale irritazione ha fatto infezione. E quindi facciamo tutto bene: impacchi tre volte al dì, più unguento, più tachipirina. Ma la faccenda occupa circa un'ora e mezza al giorno: e nell’economia fabullica non è un dettaglio. E quell’occhio senza lente è assai cecato, nel senso che avanza un decimino mal contato, per cui tutte le altre attività, oltre agli impacchi, sono doppiamente e triplamente complicate. Sempre altrettanto ovviamente, le sostituzioni nell’assistenza fabullica non sono proprio semplici.
Anzi, il paradosso di tutta la faccenda è che siamo fortunati che questa faccenda capiti ora che Fabullo è comunque a casa da scuola, perché altrimenti era anche un problema portarlo; come per le terapie, che ovviamente saltano, anche se Fabullino ne avrebbe assai bisogno.
Insomma, tutto ciò è un po’ una cartina tornasole, perché si vede che stamattina mi sono svegliata scientifica, deve essere uno scherzo di Carnevale (o sci sci sci scientifica come diceva quel solito ignoto, dice LA PAOLA, ti ci vedo meglio; anch’io, dico io): nel senso che fa vedere che, in una situazione molto complicata, i piccoli impicci pesano molto ma molto di più; quando c’è già poco equilibrio basta una piuma a sbarellare tutto quanto. Questo, proiettato sul futuro, non è un bel pensiero.
Però facciamo festa perché la Michelina è già a casa con noi in vacanza, perché noi a Ivrea la si fa lunga!!!!
Buona giornata.
Angela

giovedì 8 febbraio 2018

Come se piovesse.

Il prelievo è andato benissimo; di più: da Dio.
In realtà l’infermiera è arrivata con mezz'ora di anticipo: e qui era tutto in ordine, ma io ero da pettinare e Fabullo dormiva ancora.
Sono arrivata prima perché abbiamo organizzato tutto il giro in modo che avessi meno pazienti  e più tempo per Fabio, per fare tutto bene.
Evviva l’Italia che funziona, allora esiste!
Ed è veramente stata bravissima: Fabullo era mezzo addormentato, lei ha trovato la vena al primo colpo e ha fatto tutto.
E poi     Fabullo è addirittura tornato a dormire.
E poi, nel primo pomeriggio, ci sono stati 5 minuti di buone notizie, così, a raffica, come se piovesse: la pediatra ci ha detto che Fabullino può tornare a scuola la prossima settimana, dopo le vacanze di Carnevale, che per quella scuola vuol dire giovedì prossimo; l’influenza si è stabilizzata sui valori normali, quelli per cui può capitare in qualunque istante, anche se speriamo di no. Insomma: alleluia alleluia!!!!!
Poi ci hanno chiamato per i tutori e andiamo a fare il calco a Erba mercoledì, senza così perdere scuola, almeno stavolta.
E poi ci hanno avvisato che venerdì prossimo verranno a scuola a consegnare il nuovo seggiolino per il bagno che i Comuni hanno comprato: e anche qui, viva l’Italia che funziona, grazie a Dio abitiamo qui.
Insomma, quando le cose girano.
Invece l’impiccio di oggi è che la sottoscritta ha un occhio gonfio, ed è meglio non metterci la lente, che vuol dire non vederci un tubo. Solo per dire: ho versato lo yogurt nella tazza, solo che è finito sul lavandino, perché io la tazza l’ho vista lì, e invece era un centimetro più in là. Per cui ho brillantemente dedotto che non è proprio il caso di guidare, e meno che mai in tangenziale: è quindi salta la fisioterapia, per forza. Diciamo che varrebbe la pena continuare i pensieri sui Badanti Per Forza, che coincidono con le Mamme Inadeguate: ma sono talmente rintronata con questo occhio, gonfio e pure pieno di pomata, che lascio perdere. Le energie servono per non essere troppo Inadeguata, appunto.
Buona giornata.
Angela

mercoledì 7 febbraio 2018

Non leggete.

Stamattina è opportuno dimostrare efficienza perché tra un'oretta arriverà l'infermiera per il prelievo. Per cui, sempre tra un'oretta, sarebbe il caso che la casa fosse abbastanza accessibile, e che la sottoscritta avesse fatto colazione e si fosse  pettinata. Primo per buona educazione; secondo perché di lì in poi tutto è possibile, anche il non aver più tempo di mangiare  e pettinarsi: perché Fabullo verrà svegliato per forza, il prelievo potrebbe andare bene o male, ma speriamo bene, ma certamente la giornata sarà un tantino complicata.
E appunto, fà che almeno vada bene: perché almeno facciamo questi benedetti dosaggi; e perché veramente mercoledì scorso ha avuto tanto male, e aver male è brutto e basta, ed è stata una sofferenza vederlo piangere così.
Per inspiegabili meccanismi, oppure spiegabili ma a cui non ho voglia di pensare, è evidente quanto il dolore sia faticoso per chi lo subisce e per chi lo assiste. Peraltro gli studi hanno dimostrato che i Badanti Per Forza hanno una vita media ridotta di circa 17 anni: e lo dice un premio Nobel, mica le Madri Isteriche che si inventano le cose.
La quale faccenda rappresenta anche un vantaggio sociale, perché altrimenti nella vecchiaia potremmo avere un esercito di Badanti Per Forza che non possono più fare i Badanti Per Forza, perché anziani, e che per di più non hanno maturato nessun tipo di sussidio perché ovviamente non lavorano ai fini della classificazione sociale: insomma, diventano solo un problema.
Il tutto, nella speranza, sempre sociale, che a quel punto il disabile in questione non ci sia più, perché altrimenti il problema raddoppia.
Diciamo che mi viene da pensare che se la regola è quella solita, la soluzione sarà fare degli studi per confutare questo studio del premio Nobel, in modo da evidenziarne la scarsa validità perché non ha considerato tutti i parametri. Per cui i Badanti Per Forza hanno sbagliato tutto Avevano solo da organizzarsi in un altro modo.
Uhhh, come sono tetra stamattina.
Ah sì? E pazienza.
Buona giornata.
Angela

martedì 6 febbraio 2018

Quello che non.

Grazie per la vostra vicinanza oltre che a Fabullo, anche alla  Onlus a cui apparteniamo: se desiderate rinnovare l’associazione, basta fare un versamento di 40 euro, con la causale Rinnovo 2018 e il vostro nome, senza nuovamente ricompilare il modulo. In soldoni sonanti, la quota associativa equivale ad un’ora di terapia gratuita per un bambino.
Noi siamo sempre tutti orgogliosi, ma anche stupiti di essere arrivati fin qui, e che la onlus possa offrire tutto ciò che offre.
Parallelamente, però, non abbiamo paura di dire che ci sono anche cose che non facciamo, o che non facciamo ancora, o che non facciamo ancora bene, e che c’è magari qualcuno di più bravo di noi: l’unico modo per far bene le cose, per essere veramente di aiuto, per centrare il punto, è essere onesti.
L’atteggiamento del “Signora, non dica in giro che non facciamo” è proprio quello che porta alla paralisi: va tutto bene e il problema non esiste. Se il problema non esiste, non è necessario lavorarci sopra, e tutto procede come sempre.
Le Madri Isteriche chinano il capo. Facciamo i soliti esempi, proprio quelli delle Madri Isteriche.
Non dica che non offriamo la fisioterapia gratuita: solo che una seduta alla settimana, due quando proprio si è fortunati, in cui i 45 minuti offerti comprendono il salutarsi, il raccordare le cose, il valutare tutori ortesi ausili, quanto lasciano di lavoro effettivo? Forse dieci minuti? Forse? E speriamo che siano dieci minuti efficaci, e non fatti tanto per fare.
Signora, guardi che non è la quantità ma la qualità (e qui le Madri Isteriche stanno cercando uno spigolo acuminato per abbatterci il cranio): resta il fatto che alcuni lavori richiedono un tempo, la qualità rientra anche lì.
Signora, guardi che tanto gli studi hanno dimostrato che gli intensivi non servono a niente, si arriva sempre e comunque agli interventi: è però interessante notare come gli studi su tale argomento vengano fatti nei paesi in cui gli intensivi non si fanno, perché gli altri ne danno talmente per scontata la necessità che non è logico farli. Di più: sono quasi sempre fatti da istituti che promuovono come cavallo di battaglia la chirurgia.
Io non credo alla manipolazione dei dati, è che la cultura riabilitativa è quella.
Per arrivare al punto, bisognerebbe ammettere che gli intensivi non si possono fare perché non si trovano le risorse economiche: ma in uno stato di diritto, grazie a Dio, dire questo equivale alla necessità di trovarle. Obiettivamente è più semplice mandare avanti una scuola di pensiero che neghi l’evidenza scientifica.
Ed è vero che gli interventi si farebbero comunque: ma non sempre, e con i bambini più grandi, e si possono evitare o limitare di moltissimo gli interventi sull’osso, dolorosi e poco efficaci.
Signora, non dica che i tutori non vengono offerti gratis: come no, solo che ci mettiamo sei mesi dall’inizio della procedura alla fine, e il bambino non è più quello lì. E non è vero che le tecniche sono tutte uguali, ogni tanto vediamo tutori in cui non si distingue il destro dal sinistro, giuro.
Signora non dica che la scuola non è inclusiva:  certo, solo che poi programmiamo la gita al campanile di Giotto. Sì, ma mica lasciamo il disabile da solo, facciamo i gruppi, si va a turno.
Ecco, forse il concetto di scuola inclusiva prevederebbe l’onestà: ci siamo dimenticati di pensare a tutto? Perché quello è un problema a cui dare un nome.
Oppure pensiamo che vada bene così? Che è la versione venduta solitamente alle famiglie, con il discorso del “facciamo i gruppi, nessuno resta solo, si va a turni”: perché quello è un altro problema a cui dare il nome. E la verità è che la scuola inclusiva prevede che quella classe faccia proprio un’altra gita: si può fare e non muore nessuno.
E lo stesso vale per Signora non dica che il bagno non è accessibile: dipende, se parliamo solo di metri quadri o di un contesto, che comprende anche qualcuno che spinga la carrozzina.
Eccetera eccetera eccetera. Potremmo andare avanti fino al prossimo anno a fare esempi.
Ma è tutto per dire che in onlus questo non capita: quello che non si è in grado di fare lo si dice e basta: perché ammettere il limite è il primo passo per superarlo.
La perfezione è già di Quelli Che Sanno.
Buona giornata.
Angela

lunedì 5 febbraio 2018

I misteri e le soddisfazioni.

Uno dei misteri misteriosi della nostra esistenza è questo: perché in una mattina come questa, di tempo da lupi, pioggia quasi gelata da quanto è pesante, freddo, ma freddo tanto, che in un universo parallelo uno starebbe in casa a leggere con la coperta e il thè; ecco, perché, in una giornata così, alle sette in punto, la Michi esca con le calzette corte e le scarpe di tela, invece che con gli stivali, io non ce la posso fare a capirlo. Oltretutto, se qui fa freddo, a Ivrea di più.
Mah, si vede che l’idea delle vacanze di Carnevale, a Ivrea belle lunghe, oltre che il cuore scalda anche i piedi. Oppure certe cose si capiscono solo a 24 anni e non a 25, può darsi.
Invece siamo stati molto ma molto soddisfatti del lavoro con le ortesi in onlus: la terapista è stata bravissima  perché ha fatto esattamente ciò di cui avevamo bisogno; ci ha spiegato bene in che cosa consista il lavoro, quale sia la strumentazione di minima ma indispensabile e su cosa invece si possa passare oltre. Poi ha confezionato le ortesi con i nostri terapisti, in modo da insegnare loro il più possibile, facendo anche una parte introduttiva sulla scelta dei materiali.
Così abbiamo capito quali sono i prossimi passi da fare: capire come avere fondi per acquistare il materiale, che è costosissimo; e poi cominciare a provare e riprovare, sapendo già che, almeno inizialmente, del materiale andrà sprecato.
Insomma, siamo soddisfatti e orgogliosi perché sabato abbiamo raggiunto esattamente gli obbiettivi che ci aspettavamo.
È un lavoro che, sui pazienti neurologici, viene fatto in pochi posti, con conseguente disagio di spostamenti e tempi di attesa, proprio per i costi: sia di materiale che di manodopera dell’operatore. Su un problema ortopedico la realizzazione è più rapida, ma sul paziente neurologico, soprattutto sul bambino, magari servono due ore iniziali e poi successivi aggiustamenti vedendo come risponde.
Infatti la fatica di sabato è stata legata al fatto che Fabu era stanchissimo: abbiamo faticato per svegliarlo perché aveva sonno, poi ha dovuto stare un pochino seduto per il calco, insomma, sabato sera non aveva più occhi se non per il lettino. E già in onlus era comunque più comodo che altrove, perché poi lo abbiamo anche coricato, però ha proprio poca resistenza.
Per cui ieri ha dormito a oltranza e la sottoscritta ha letto tutto il giornale, da cima a fondo, come nelle migliori vacanze. E mi sono anche concessa un quarto d'ora fuori a tagliare la salvia elegans.
Buona giornata.
Angela

venerdì 2 febbraio 2018

Il blog culturale.

Non c’è santo che tenga, e Donna Paola da La Spezia si conferma mitica; e si confermano anche le basi culturali del blog, di cui siamo orgogliosi. Perché saper penetrare e comprendere l’animo di una città è veramente indice di grande percezione culturale e sensibilità, roba da trattato di antropologia.
E a Torino, ma certo, ci sono il Museo Egizio e quello del Cinema, e il primo Parlamento, e km di portici sabaudi dove non piove mai, e i quartieri multietnici, e la collina e il Po.
Ma poi c'è la crema di Gobino.
E si impone il punto e a capo perché tutte le volte che viene nominata, o anche solo pensata, dopo si verifica sempre, comunque  e dovunque, qualche secondo di silenzio, in cui viene evocata nella memoria sensoriale. Giuro.
E se il tizio delle Madeleine la faceva lunga e ne scriveva poi tutti quei tomi, perché da un ricordo ne susseguiva un altro, con la crema di Gobino ci si perde in contemplazione e basta, si ha in mente solo quella e tutto passa per un attimo in secondo, terzo e ventesimo piano. Altro che manipolazione dei pensieri.
Per cui concordo più che ciecamente con Donna Paola: Papa Francesco è simpaticissimo, ma uno spera che non chieda mai un cucchiaino di quella crema lì, perché sarebbe veramente ma veramente dura. Sempre meglio nasconderla che a nessuno venga in mente di volerla assaggiare. Secondo me è un occultamento che non avrà mai carattere di reato, avrà sempre le attenuanti.
Oggi Fabullo uscirà di casa per la prima volta per andare in fisioterapia, speriamo di imbroccare tutto: tempi, modi, che non prenda troppo freddo, che non si stanchi troppo. Speriamo di imbroccarla anche con il cibo, perché è vero che va molto meglio, ma rimane il problema che, se arriva la crisi al momento di mangiare bisogna interrompere tutto per mezz’oretta e rimandare: il che si può solo fare se si è barricati in casa e non si ha nemmeno mezzo impegno, anche se poi Quelli Che Sanno amano sempre spiegare che il grosso del disagio delle Badanti Per Forza è che sono anche Madri Isteriche: le due condizioni si sovrappongono, e le Madri Isteriche, in quanto tali, non sanno organizzarsi. Il problema è tutto lì, altro che disagio sociale.
Buona giornata.
Angela

giovedì 1 febbraio 2018

Affidiamoci.

Bisogna sempre partire dalle buone notizie, pare. Perché avere in mente delle buone notizie fa girare meglio la giornata, eventualmente ne porta delle altre.
(Inciso, che si può non fare, ma io non sono mentalmente in grado di non andare a ruota libera: indice di poco equilibrio, indubbiamente; di ossessione e compulsività, sempre indubbiamente; di mentecattaggine, ovviamente: sai che novità, dico io.
L’inciso è: troppi anni fa arrivammo in rianimazione cardio chirurgica come genitori di un piccino
che avevano letteralmente aperto in due, quindi non proprio leggeri come alla scampagnata di Pasquetta; ma neanche troppo tetrissimi, perché eravamo dei veterani della faccenda, e tutto andava bene. Poi però, quella mattina, gli anestesisti non sapevano dove guardare, sicuramente non noi in faccia. Insomma, forse pensare sempre alle buone notizie non è mica sufficiente.
Aspetta, dicono Quelli Zen: i conti si fanno su altre sfere, tu non lo sai quali poi, dopo momenti o esistenze, arrivino ad emergere come buone notizie.
Già, Dio salvi chi arriva a pensare questo: forse perché è zen, o forse perché altrimenti non è più possibile alzarsi dal letto la mattina, perché viene da pensare che sia possible perdere in un soffio di vento tutto quello che si ha, senza nemmeno sapere di averlo. Chiudo l’inciso, giuro.)
Le notizie buone sono due a pari merito: la prima è che ieri sera è arrivata la comunicazione dalla Spagna per cui la Michi ha superato la certificazione B2 di spagnolo: ed è stata felicissima, perché la prova era stata difficile e perché lei e i suoi compagni erano i più giovani candidati presenti.
Quindi io sto mangiando un quarto di torrone cremonese per un nobile motivo.
L’altra buona notizia è che Fabullo è stato bene e ha mangiato ancora meglio del giorno prima, e abbiamo già sospeso da una settimana l’anti micotico e prende solo i fermenti lattici.
Altro quarto di torrone.
Invece il prelievo è andato male, non siamo riusciti  a farlo: bisognerebbe probabilmente dirlo in un altro modo, più cauto e delicato.
Però abbiamo fatto due buchi, lui piangeva come un matto per il dolore, perché una vena era sulle mani e fa male da morire, con i lacrimoni, non è uscita una goccia di sangue, l’infermiera ci stava quasi più male di lui, a me spiaceva anche per lei (tipico atteggiamento delle Madri Isteriche che tendono a farsi eroine delle tragedie. Lo so, devo piantarla di leggere nel pensiero di Quelli Che Sanno, che poi si risentono, e metti mai che poi si vendichino quando c'è  bisogno di loro.), insomma, l’abbiamo riprenotato per mercoledì prossimo.
Quindi ho aggiornato la pediatra e abbiamo parlato del rientro a scuola, perché la nostra pediatra è un Mito: lo so che Fabio è stufo perso di stare  a casa da solo, però l’influenza è ancora bella tosta, anche se in calo, un mese non è poi così tanto per la guarigione completa dei polmoni, io sarei più contenta di aspettare ancora una settimana.
E certo che ha ragione lei.
Quindi  questa mattina la casa non è ancora in ordine, io sono qui che mangio torrone, la caffettiera per il vicinato procede, e leggo Angeles Mastretta. Per il resto, mi affido a quelli zen.
Buona giornata.
Angela