venerdì 29 marzo 2019

Tanto l'abito da sera non ce l'avevo.

Ellosò che sono stata a piattoleggiare tutta la settimana, oh come lo so. Piaga d’Egitto, roba da Oscar per la categoria: meno male che non l'hanno istituito, che poi io con i tacchi mi incartavo sul tappeto rosso,  che figura.
Che vi devo dire? È stata banalmente un po’ di tosse, solo che Fabullo è Fabullo è lunedì scorso nemmeno la Pediatra Santa Subito poteva giurare sull’evoluzione blanda.
Stanotte, però, è stata la prima notte in cui ha riposato bene. Insomma, ce la stiamo facendo.
Oggi è l’ultimo giorno di antibiotico: sarebbe meglio proseguire un altro paio di giorni, ma con Fabu facciamo il minimo utile perché altrimenti si affatica troppo.
Oggi ci organizziamo con la dottoressa per la prossima settimana per la scuola: sicuramente è debolino, però giovedì arrivano i terapisti per la revisione degli ausili. Per cui l’ideale sarebbe che andasse a scuola ad esempio martedì, per essere allenato ed essere quindi valutabile giovedì. D’altra parte, non dobbiamo nemmeno fare delle immense stupidaggini, perché se poi si riammala non è valutabile comunque. E quindi vediamo, al massimo si sposta tutto.
Sapete che vi dico? Che lo so che sono piattola, però sono stanca morta, tipo un asino che ha attraversato tutto il deserto di corsa. Che non so bene cosa voglia dire, però rende l’idea.
Insomma, Grazie a voi per la pazienza. E l’affetto. E gli abbracci.
Buona giornata.
Angela

giovedì 28 marzo 2019

Quei ranuncoli, chi lo sa.

Tosse molto ma molto meglio. Ieri non ci sono più stati episodi in cui respirava con affanno: ci sembra proprio di poter cantare vittoria da quel lato, non pensiamo che possa peggiorare di nuovo. Adesso dobbiamo stare dietro alla parte più generale, di grande stanchezza aggiunta ai problemi aulici dati dall’antibiotico.
Ieri ho parlato con la Pediatra Santa Subito che mi diceva che, per essere tranquilli, la copertura antibiotica dovrebbe essere almeno di 5 giorni, cioè fino a domani compreso: vediamo se riusciamo a stare dietro a tutto quanto.
Che vi devo dire. Tempo sospeso. Non so nemmeno se i ranuncoli siano ancora vivi, non esco a guardarli da giorni. Pazienza.
Buona giornata.
Angela

mercoledì 27 marzo 2019

L'armonia dell'ordine. L'eventuale tardoccaggine.

Un po’ meglio va. Per fortuna. Ieri pomeriggio la tosse ha lasciato un po’ di tregua e Fabu ha riposato, ed è stato contento di farlo, come è quando si è tareffi e si vuole solo stare sdraiati.
Per cui, conseguentemente, qui c’era tutto da fare ma è stato necessario recuperare energie: dormire no, perché farlo con un occhio solo sempre pronti ad alzarsi all’improvviso è quasi peggio. Però stare seduti è già bellissimo, un lusso, senza iniziare nemmeno mezzo lavoro che poi resta a metà. In questi casi l’unico obbiettivo è la lavatrice e qualcosa in frigo da mangiare, di più no.
La grana supplementare di ieri è stata che è cominciato il mal di pancia da antibiotico, con annessi e connessi, quelli poetici per intenderci. Per cui oggi parlo con la Pediatra Santa Subito per capire quante siano le minime dosi utili. L’altra grana è che non lo vuole prendere questo benedetto antibiotico, lo abbiamo anche cambiato ma niente da fare, per cui bisogna sempre ridarlo perché vomita tutto, giusto per passare il tempo. E quindi adesso recuperiamo una nuova prescrizione per avere un nuovo flacone.
Insomma, scegliere le priorità in un piano di sopravvivenza. La prima: mettere fuori i ginetti della carta, perché l’ordine serve all’armonia, lo dice pure la pubblicità dell’Ikea, deve essere vero. E sì, da queste parti si chiamano ginetti davvero, giuro, non è tardoccaggine. Almeno questa.
Buona giornata.
Angela

martedì 26 marzo 2019

Detto con diplomazia. Poca.

Come dire? Siamo stanchini, detto con diplomazia. Ieri è arrivata la Pediatra Santa Subito e l’ha sentito tossire, e visitato e rivisitato coricato e seduto: niente broncospasmo, niente focolai, ma, effettivamente, con il respiro affannato. Satura bene, ma affannato: per cui, Fabullo è Fabullo ed è meglio prendere l’antibiotico prima di avere guai seri, anche se non ha la febbre. Ovviamente, a casa da scuola per almeno la settimana.
Facciamo così: lasciamo da parte la diplomazia, ne riattiveremo la modalità quando prenderemo il thè in qualche elegante maniero della campagna inglese. E diciamo quindi che la giornata è stata un incubo. Avete presente? Di quelli senza tregua in cui l’unico obbiettivo è che arrivi mattina. Peccato che, quando la mattina è arrivata, cioè oggi, ci ritroviamo più stanchi degli stanchi.
Un incubo perché l’antibiotico Fabu non lo vuole prendere, perché fa giustamente schifo: così si fa venire i conati e vomita tutto quanto. E visto che i farmaci occupano tutta la giornata, di cose ne vomita tante. Poi era stanco, voleva dormire e non riusciva per la tosse continua. E quindi è stato tutto il santo giorno idrofobo con niente che andasse bene. La notte è stata faticosa, non drammatica ma faticosa.
E poi basta. Dio salvi il vicinato che, quando è così, entra silenzioso e lascia sul tavolo la torta di mele.
Buona giornata.
Angela

lunedì 25 marzo 2019

Macigni vari.

Noi abbracciamo fortissimo Luana, che periodo mammasanta. Quando la doccia dei guai non sembra mai chiudersi, e si vive giorno dopo giorno con la tachicardia costante e il respiro bloccato; e, per di più, l’idea, il dubbio, la paura che non ci si possa fidare di chi dovrebbe occuparsi di noi come specialista. Di noi, oppure delle persone che amiamo: perché, comunque, se possiamo cavarcela per noi stessi in qualche modo faticoso, la sofferenza di chi amiamo diventa veramente intollerabile, un macigno, un carico che fa invecchiare in pochi momenti.
Noi qui si rema ancora: per fortuna sabato il laringo spasmo si era risolto a suon di aerosol. Si è trasformato in una tosse fastidiosa, che lo fa riposare poco. Senza febbre, e lo abbiamo anche visto  arzillino. In questi giorni caldi siamo anche stati un pochino fuori per respirare meglio: sabato abbiamo piantato un acero facendo le comiche, il vicinato ha preso il biglietto per assistere. La parte in cui non riuscivamo a tirarlo fuori dal secchio del vivaio è stata la migliore: in tre a tagliare il secchio e le radici aggrovigliate con il trinciapollo. E le considerazioni sui giardinieri della domenica e su quelli del sabato, che eravamo noi, che alla domenica non ce la possono fare. Vale sempre la risposta che il caffè lo si prende al bar, allora, se lo fanno meglio: ma pare che quello funzioni sempre, nonostante gli aceri magistralmente gestiti.
Ieri sera, però, Fabullo abbiamo cominciato a vederlo peggio: con tante crisi, ha rifiutato qualunque cibo, chissà se sta arrivando davvero qualcosa o se era solo stanco.
Insomma, vediamo un po’, che vi devo dire.
Buona giornata.
Angela

venerdì 22 marzo 2019

Subito pettinarsi.

Ecco: ieri Fabullino aveva del catarro che girava un po’, e stanotte ha cominciato con il respiro affannoso e la tosse del cane. Quindi oggi sta in casa tranquillo a fare areosol, tachipirina e pùf. E speriamo proprio tanto ma tanto di rimanerci a casa tranquilli.
D’altra parte la Michi con le calzette corte sono 10 giorni che c’ha la tosse (lei quella asinina).
Che vi devo dire? Stiamo a vedere. Che ovviamente non vuol dire libro e poltrona (un po’ di Malaussene per l’ennesima volta, giuro, non riesco a smettere, stavolta quando Therese si sposa), ma vuol dire che si rema, un po’ più del solito, e si spera.
Quando è così, nel primo secondo libero bisogna pettinarsi. Altrimenti addio.
Buona giornata.
Angela

giovedì 21 marzo 2019

Spieghiamolo così.

La mia incapacità di capire i meccanismi di questo benedetto Terzo Settore dimostra ogni momento in più la mia evidente mentecattaggine. Non c’è altra spiegazione.
Adesso siamo, come vi dicevo, in ballo con le scartoffie per questa riforma. Inoltre: trovare soldi è sempre più drammatico e difficile, nel senso che le fondazioni hanno richieste che equivalgono alla semina delle peonie su Marte. Per esempio: in passato, e si parla di un passato di pochi anni fa, ovviamente, non decenni, i progetti li scrivevo io e ci sono stati anni in cui siamo arrivati a circa 20 mila eurini. Da quando Fabu sta peggio, non ci riesco più, e lo fanno le progettiste, che vanno pagate e, comunque, ottengono meno: quest'anno contiamo in 10 mila euro della solita CRT, per fortuna, e su tutto il resto che abbiamo presentato si spera nel miracolo. Non credo che le progettiste siano incompetenti, è proprio che non ci sono più santi. Per altro, Fabu o non Fabu, io non ero più in grado di seguire completamente quel lavoro nella sua parte finanziaria: è troppo tecnico e difficile, ci vogliono dei professionisti, che è giusto che vadano comunque pagati. Quindi si ottiene di meno, che poi diventa ancora meno perché si hanno maggiori spese. In più, le fondazioni pretendono che, per partecipare ai bandi, si partecipi ad una serie di corsi, ovviamente in orari fissi e indiscutibili: in cui si frigge, sostanzialmente, un po’ d’aria. Però bisogna andarci.
E il tutto, nella grande riforma ETS, deve ruotare sul volontariato, dal punto di vista gestionale e direzionale: ovviamente si può avere del personale che abbia un ruolo tecnico, che va giustamente pagato. Insomma, siamo sempre lì: si rischia di avere più spese di quello a cui è preposto l’ente per obblighi statutari.
Capite, sono mentecatta, non può esserci altra spiegazione.
Avrete anche capito che è un po’ che mi sto studiando come coltivare le peonie.
Buona giornata.
Angela

mercoledì 20 marzo 2019

Le cose in cui credere.

Procediamo,  piano, ma procediamo. Adesso, dirvi dove andiamo non è che sia tanto chiaro; però ieri, con Fabullino a scuola, non sono andata a dormire, ma l’obbiettivo è stato recuperare un po’. Sostanzialmente, delle mille cose da fare ne sono state rimandate 900. Che sono da fare comunque, e quindi sarà un clamoroso impiccio, un circolo vizioso, un pantano che più si alzano i piedi e più si fatica. Però altre soluzioni brillanti io non le ho trovate: se nella prossima vita divento più intelligente magari va meglio, per questa qui facciamo così.
Per cui parliamo di cose serie. Oggi, stasera, per la precisione, comincia la primavera: e siccome mi spiegano sempre che io sono una povera squilibrata, a causa dell’immensa sofferenza, posso pensare quello che voglio appellandomi all’infermità mentale (LA PAOLA fa da testimone senza problemi): e quindi volevo dirvi che credo a poche cose: non sicuramente alla presa in carico di rete dei disabili, nemmeno alla scuola inclusiva fatta con criterio e non per tirare alla fine anno, né alla progettualità del terzo settore fatta per fare qualcosa di serio, nemmeno alla serietà della ricerca in riabilitazione che ci mette mesi per dimostrare la riduzione della retrazione dei flessori dell’anca su 10 pazienti dopo 10 sedute di fisioterapia. Però alla primavera ci credo ancora, i ranuncoli sono meravigliosi, i tulipani stanno sbocciando, se oggi non sono troppo rottame semino i girasoli. Insomma, l’idea che, da qualche parte, ci sia qualcosa che gira per il verso giusto.
Buona Primavera e vi abbraccio. Che sia una giornata meravigliosa per tutti gli Amici.
Buona giornata.
Angela

martedì 19 marzo 2019

Che poi è niente.

E sì, senza se e senza ma. Siamo delle piaghe d'Egitto. E pure delle piaghe arrabbiate. Perché non è possibile che basti un minimo disequilibrio, che ne so, un mal di testa, un minimo di tareffaggine, insomma, un niente, a farci precipitare nella difficoltà come in questi giorni qui. Va detto, che, probabilmente, il niente in questione rappresenta in realtà la mitica goccia nel mitico vaso, è questo il punto.
Così ieri, che è di per sé stata una buona giornata, si è trasformata in un disagio: perché ci siamo arrivati dopo un fine settimana difficile, e siamo andati a fare il controllo post botulina. Che è stata poco più di una formalità, perché di problemi non ce ne sono stati, la dottoressa è gentilissima, l’appuntamento era nel primo pomeriggio. Però ha significato stare fuori casa mezza giornata, non andare a scuola, e quindi ad arrivare a sera affannati, e a essere ancora più rintronati oggi: e quindi ad essere già in ritardo sulla tabella di marcia fin dall’alba.
Insomma, non succede niente e noi siamo così, e non è nulla di grave. Salvo il fatto che non possiamo occuparci di Fabu come vorremmo.
È che in questi casi, casi da nulla, emerge la fragilità dell’equilibrio precario. Ed è un pensiero poco tollerabile, tutto qui.
Buona giornata.
Angela

lunedì 18 marzo 2019

Le piccole soluzioni.

Senza fare tanti giri di parole, è stato un fine settimana un tantino difficoltoso. Dove “un tantino” ha tanti significati: per esempio che abbiamo, indubbiamente, visto momenti peggiori nella nostra storia personale: eravamo a casa nostra, non sono arrivati soccorsi vari e nemmeno medici per necessità, insomma, niente di troppo drammatico.
Però siamo stati veramente, ma veramente, ma veramente stanchi: quelle situazioni che si risolvono, basta non togliere il pigiama e riposare, e, con pargoli grandi, abbandonare tutti al frigo non vuoto che di fame non morite.
E invece no, perché Fabullino il frigo non se lo apre; e non può scegliere da solo se stare in pigiama oppure no:  o meglio, qualunque cosa scelga, può solo subire le decisioni altrui.
E quindi? E quindi niente, oggi siamo cotti da piangere. Abbiamo attivato uno dei nostri piani di emergenza: niente cucina brillante, solo frittata all’erbetta di San Pietro che sta spuntando tenerissima, e Dio salvi le uova del vicinato. Niente elenchi di cose da fare, tra onlus e compiti dei terapisti da fare con Fabullino, perché non era possibile. Così è rimasto tutto da fare. E sabato, che era più che primavera, e Fabu doveva stare un pochino al sole per le ossicine e la vitamina D, abbiamo fatto ciò che richiedeva meno energie in assoluto: portarlo dagli Amici del vivaio qui a 5 minuti, dove gli fanno tante feste, e poi tenerlo in cortile a chiacchierare con chi passa, mentre noi abbiamo zappato menta primule e ranuncoli: che, a tutt’oggi, sono ancora vivi. Così abbiamo messo insieme un po’ di terapie necessarie, il suo intrattenimento, un po’ di felicità. Quando la zappa diventa una soluzione, piccola, ma pur sempre una soluzione.
Buona giornata.
Angela

venerdì 15 marzo 2019

Tempo e spazio.

Ogni tanto, nel trottamento di ogni giorno, quello che fa arrivare a oggi piatti come delle sogliole, ho degli attimi filosofici: non degli attimi intelligenti? Dice LA PAOLA, che coglie l’essenza. Quelli no, dico io, e comunque, fedele al mio ruolo di Madre Isterica nonché bambasciona, non li ammetterei nemmeno sotto tortura. Magari è tutta colpa del giorno del pi greco.
Gli attimi filosofici, dunque. Per esempio, pensavo alla storia di una piccina con una malattia più che rara: la diagnosi è arrivata, tramite i nostri ospedali, da un centro di ricerca canadese, i casi in letteratura sono 3, in Italia è la prima. E, allucinante nell’allucinante, sembrava una mutazione casuale e invece si è visto che entrambi i genitori sono portatori dell’identica, nonché appunto rarissima, mutazione. Per cui si è ipotizzata una possibile parentela tra loro molte ma molte generazioni fa.
Ecco: la bambina è indubbiamente grave, non è che si possono fare tanti giri di parole. E, attimo di filosofia, sembra una storia che è partita forse secoli fa, e si è snodata tra tempi e esistenze, tra loro indipendenti e sconosciute, fino a questa bimba. E ditemi se uno non si ferma un attimo a pensarci, per esempio a quanto siano davvero indipendenti le esistenze nel tempo e nello spazio.
I Genitori di questa bambina non fanno una vita semplice, proprio per niente. E non sono sempre sereni e pieni di energia vitale.  E raccolgono fondi, in maniera seria e costruttiva, e stanno aiutando altri bambini.
Ecco l’altro attimo filosofico: Quelli Che Sanno troverebbero una serie di spiegazioni confortanti sul perché questa famiglia ne aiuti delle altre, soprattutto quando si ritrovano all’asl a litigare sulle solite menate tipo i codici di prescrizione: quindi i Genitori Isterici devono trovare una ragione di vita, signora mia.
Noi lasciamo Quelli Che Sanno a sapere, beati loro.
Invece nel mio attimo filosofico, tardocco, alla buona, riesco solo a pensare che una storia iniziata tanto tempo fa però sta muovendo il mondo in qualche modo. Pensare al perché, e a cosa sarebbe giusto, o per la carità.
Buona giornata.
Angela

giovedì 14 marzo 2019

La certezza della frittata.

Ieri gli incastri hanno funzionato lisci come l’olio fino alle 11 e mezza ieri sera, quando la lavatrice aveva finito, la lavastoviglie è partita, avevo fatto il giro fuori e visto le stelle, la colazione apparecchiata e potevo leggere un paio di pagine di Gianni Farinetti, langarolo doc.
Però la Michi oggi è rimasta a casa, perché è un cadavere. Quell’altro regge e fa che duri.
E così ce l’ho fatta ad andare dalla commercialista, che mi ha tutto sommato confortato. Nel senso: la parte fiscale è perfetta, nel senso che tutto il terzo settore verrà uniformato, sostanzialmente, alla normativa che è già propria delle onlus e che noi abbiamo sempre rispettato in maniera precisissima; sostanzialmente, verrà tassato qualunque guadagno, anche se mascherato da “non commerciale”: noi, evidentemente, non guadagniamo proprio un accidenti, perché tutto ciò che entra ha un corrispettivo in ciò che esce; e, ciò che esce, esce per attività aderenti in tutto e per tutto agli scopi statutari. Insomma, quelli in braghe di tela come noi non guadagnano.
Perfetto.
Invece mi ha confermato anche lei che non si capisce un accidenti per quanto concerne la modifica degli statuti: sicuramente il nostro ha già tutti i presupposti richiesti, salvo, ovviamente, l’acronimo ETS. Però, nelle categorie previste dagli ETS, la voce onlus non c’è, e va bene; ma, soprattutto,  non si sa in quale categoria finire: forse Associazioni? Mah. Non si ricevono risposte.
Però, secondo lei, sarà una modifica semplice che non va fatta dal notaio, perché, appunto, il nostro statuto è già perfetto e l’iscrizione a questi benedetti registri rappresenta già l’autorizzazione istituzionale. Ma, appunto, non si capisce niente.
Nel senso che si pubblicano quintali di materiale senza che ci sia scritta la cosa principale e, contestualmente, gli organi preposti non danno spiegazioni chiare.
Insomma, il sole c’è, ma sotto non c'è niente di nuovo. Al limite, l’ erba di San Pietro per la frittata, quella sì che è sempre una certezza.
Buona Giornata.
Angela

mercoledì 13 marzo 2019

Per noi cape di ciuccio.

Oggi deve filare tutto liscio in un meraviglioso gioco di incastri: che vedo un po’ fragile perché la Michi è partita con una tosse modello quando andava all’asilo. E quindi speriamo che non stia male durante la giornata e da andare a recuperare. E speriamo che non se la prenda quell’altro.
Perché, appunto incastrando il tutto al minuto, ho appuntamento con la commercialista della onlus, altro che Santissima Subito, visto che lavora gratis: parto con un foglio lungo di qui all’equatore sulla riforma del Terzo Settore, con tutte le domande che ci sono venute in mente.
Avevo già fatto la stessa cosa per la parte civilistica con l’Autorità, che aveva parlato con gli addetti ai lavori e deliberato che non si fa nulla finché non è sicuro che tutto non si rimandi nuovamente. Io, che sono italiana nel profondo, spero eccome che tutto si rimandi, che le scadenze slittino: al momento bisogna aggiornare gli statuti entro il 2 agosto.
E mi dicono: ma c'è un sacco di tempo.
Non c’è un sacco di tempo, con Fabu quando ci piantiamo chi lo sa quando si va a finire.
E sarà comunque estate, quando non c'è nemmeno la scuola.
Questa storia per noi sarà un immenso impiccio, e anche costoso: perché il notaio andrà pagato. E ultimamente i progetti con le varie fondazioni non stanno andando lisci: imbrocchiamo solo CRT, e basta. Insomma, che grana.
Oggi vado a parlare invece per la parte fiscale, altro immenso delirio: mi sembra di capire che noi non avremo grossi problemi perché facciamo tutto bene, e non rientriamo nemmeno nelle cifre che impongono grossi adempimenti. Anche se continuo a non capire se è obbligatorio, ai fini dell’iscrizione nei nuovi elenchi, certificare la personalità giuridica, e sarà infatti una delle domande di oggi.
Ma, comunque, saranno impicci: nel senso che le procedure di compilazione dei bilanci potrebbero essere difficili per essere svolte da noi, note cape di ciuccio.
Insomma, ho già l’orticaria intellettiva, avete presente?
Buona giornata.
Angela

martedì 12 marzo 2019

L'importante è che si sbaglia sempre.

A fare la spesa ho incontrato un’Amica, che è una delle Madri Isteriche con la storia più difficile che si possa pensare. Una figlia che ha ormai più di 20 anni, nata con delle problematiche gravi, ma solo scheletriche, e che ha incontrato una gravissima lesione cerebrale dopo un intervento ortopedico, quando era piccola. Così sono decenni che è in stato vegetativo, e, per di più, con grandi dolori e deformità. Insomma, immaginatevi il peggiore degli incubi e moltiplicatelo per infinito.
È una mamma che si lamenta poco, soprattutto perché non ha tempo di farlo.
E mi raccontava un pensiero concreto: che, visto che comunque si è soli, ognuno trova le proprie strategie. Lei, ad esempio, trova un grandissimo confronto dalla dimensione spirituale: però, è questo che volevo dirvi, non lo racconta mai a nessuno, perché altrimenti, comunque, bene che vada, le mettono una mano sulla spalla e la guardano con affettuoso compatimento. E il com-patimento ci starebbe anche: nel senso del provare lontanamente a immaginare un dolore senza definizione e spiegazione. Ma quello che questa Mamma vuol dire è che non racconta mai niente per evitare il compatimento che si riserva ai mentecatti.
Cioè, spiegamolo in squallidi soldoni sonanti com’è d’uso tra noi: le Madri Isteriche come fanno, sbagliano.
Allora: se chiedono delle cose che dovrebbero essere garantite (scuola, competenze, professionalità, assistenza, riabilitazione) sono noiose. E arriva la mitica frase: Signora mia, deve stare più tranquilla, pensi solo a fare la mamma di un bambino felice, finirà per comunicare al bambino le sue stesse ansie. Insomma, la Mamma Isterica, oltre a tediare il mondo, danneggia potenzialmente il figlio. (Beati voi che state già dicendo Uhhh quanto esagera questa).
E quindi arriva la mitica frase: Signora, investa su qualcos'altro.
Però, quando lo si fa, come questa Mamma, è meglio non raccontarlo altrimenti bisogna comunque affrontare spiegazioni varie. Per altro su argomenti, quelli spirituali appunto, su cui ci si interroga da qualche millennio, e si riflette: e, permettetemi, ho qualche perplessità sul fatto che Quelli Che Sanno davvero sappiano come stanno le cose, in tale ambito, meglio degli altri.
Insomma: il succo di oggi è questo: le Madri Isteriche si sentono sempre in tribunale perché sempre sbagliano. Allora tacciono, e quindi ci si chiede perché siano famiglie isolate dal contesto sociale.
Quelli Che Sanno, in questi casi, non sono solo gli addetti ai lavori, ma anche chi si incontra al mercato, quando ci si riesce ad andare con tanta fatica. Gli addetti ai lavori, però, sono più intollerabili proprio in quanto addetti: e quindi professionisti in grado di relazionarsi, direbbe la teoria.
Insomma: mi sembra che sia proprio dura obbiettare sulle strategie di sopravvivenza al dolore senza spiegazioni. E, tra l’altro, provate a dimostrare che chi riesce a essere sereno, sentendosi confortato su altri piani, abbia torto.
È qui la tristezza infinita: nel sistema che annienta le  Persone. Che non offre ciò che dovrebbe, che dice che non serve la cosa richiesta (aiuto, assistenza, ausili, progetti che non sono il Parcheggio Diurno) per non dover spiegare perché non offre; e poi, in più, commisera senza rispetto le scelte molto personali, che, tra l’altro, sono “solo” pensieri.
Ecco, se le Madri Isteriche sono caratterizzate dalla categoria psichiatrica del lamentarsi sempre e prendere tutto sul personale (e qui chinano la testa), viene però da dire che Quelli Che Sanno siano in pieno nella spirale dell’attaccare sempre e comunque.
Perché è vero quello che diceva questa Mamma a far la spesa: io non racconto, perché qualunque cosa dica, è sbagliata.
Non so voi, ma io non ho risposte: però penso che, nella sofferenza, l’unica cosa che il sistema sociale dovrebbe offrire sia l’assistenza dovuta in tutti gli ambiti. E poi, di fronte al dolore inspiegabile, sarebbe professionale ascoltare.
Altre risposte e spiegazioni non le ho: l’unica strategia che ho elaborato ieri, dopo questi discorsi, è stata lavare i vetri. Una porta sola, però, non esageriamo.
Buona giornata.
Angela

lunedì 11 marzo 2019

Sunto.

Io direi che la Signora Barbara, che sottolinea giustamente di dire sempre quelle, ha tirato le somme perfettamente sottolineando che non si può sempre iniziare da capo. E siccome che è lunedì, iniziamo la settimana con il riassunto conciso: perché dopo che vi ho fatto la capa tanto, il sunto si impone.
La morale riassunta è: non si può sempre fare la guerra. Non si può. Semplicemente. Senza scomodare l’ONU, chiunque, pure io di lunedì mattina, arriva a dire che l’unica soluzione che si persegue in guerra è trovare le soluzioni perché finisca. Non è umano combattere sempre, sempre, sempre. Non ha nulla di civile una società che impone la guerra continua.
La morale è sempre quella, al di là del Buon Toro Farcito: lo sapevo, dice LA PAOLA, lo sapevo che nella mentecattaggine ci cadevi. E dài, dico io, così Quelli Che Sanno anche oggi possono tirare il fiato con l’alibi dell’infermità mentale delle Madri Isteriche.
Buona Giornata.
Angela

venerdì 8 marzo 2019

Buon 8 marzo.

La terza puntata mette insieme tutto. Per raccontare ciò che le Madri Isteriche (Padri/Mogli/Mariti) fanno a partire da ogni singola mattina per arrivare ad ogni singola sera, il tutto condito con notti che non sono un riposo.
Partendo dal più classico dei commenti: e anche dal più logico quanto comprensibile dei commenti.
Che è: è impossibile, non può essere sempre così, dovete farvi sentire, queste cose si devono sapere, perché non andate sui giornali, in tv, alle Iene, in tribunale, a Strasburgo, eccetera eccetera?
Riposte: ovviamente queste cose si sanno benissimo. Ovviamente  le Madri Isteriche passano le giornate a conferire in vari modi con Quelli Che Sanno: nella figura di istituzioni sanitarie di vario ordine e grado, o assistenziali, o scolastiche. Il pensiero è: molto bene, vediamo come verremo fregati oggi. Perché tanto va a finire così: ci sarà una legge che tutela e un cavillo, piuttosto che un incompetente, piuttosto che un inefficiente, che porta alla fregatura.
Ma Signora, suvvia, è proprio una fissa questa, la solita ossessione, la mania di persecuzione, dicono Quelli Che Sanno, l’insoddisfazione per la vita che non è quella che vorreste.
No. Piantiamola. Sono dati. Numeri.
Tutte le famiglie dei disabili gravi dicono esattamente le stesse cose. Allora: o siamo un paese con qualche problema in questo settore; o siamo un paese con un’incidenza di malattie psichiatriche abnorme, se tutte dico tutte queste famiglie hanno una sindrome ossessiva con tendenza alla menzogna per essere compatiti e amati.
Prendiamo atto che è un’idiozia totale.
Scatenare le tempeste mediatiche funziona, è assodato: perché Quelli Che Sanno, soprattutto a livelli dirigenziali, temono non che il loro servizio non eroghi le prestazioni per cui esiste, ma che si venga a sapere. Signora Non Dica, sempre per tirare le somme e chiudere il cerchio. Per cui il primo sforzo è impedire le lamentele.
Poi la tempesta mediatica capita: leggiamo periodicamente sui giornali o vediamo in televisione o sui social lo sfogo/denuncia di qualche famiglia esasperata. E Quelli Che Sanno lì sono obbligati a rispondere: ovviamente parlando di incomprensioni, problemi di comunicazione, massima disponibilità. Quasi sempre ci si mette una toppa. Per quella volta lì.
È questo il punto: per quella volta lì.
Perché la tempesta mediatica non si può scatenare tutti i giorni,  per svariati motivi.
Il primo è che in questo mondo, in cui le notizie corrono troppo in fretta, rimangono superficiali e non vengono approfondite, non si possono dire sempre le stesse cose anche se non cambiano mai. Chi le legge si stufa di leggerle, e quindi chi le pubblica smette di pubblicarle.
Il gioco è fatto: si passa dalla notiziona etica alla banalità, e la Madre Isterica ma Eroica si trasforma in un personaggio estremamente noioso, che dice appunto sempre quelle.
L'altro motivo per cui le tempeste mediatiche sono tutto sommato rare, considerato che queste situazioni sono centinaia al giorno, è che le famiglie devono sopravvivere, e, se ancora non lo sapevate, vi racconto che le vendette grette e meschine esistono.
Per cui, se per quella volta ci si mette una toppa, fidatevi che la volta dopo che capita, a distanza di un giorno e non a distanza di decenni, poi sono guai.
La Madre Isterica si alza la mattina sapendo già, appunto, che verrà fregata e Quelli Che Sanno si organizzano per essere preparati a fregarla: in modo da farle passare la voglia di essere sempre noiosa. Beati voi, beati, che pensate che io esageri, mentre le Madri Isteriche chinano la testa.
Altro buon motivo per cui le tempeste mediatiche non ci sono tutti i giorni: perché le madri isteriche sono stanche morte e non hanno tempo. Insomma, il più banale dei motivi.
Che rappresenta, se vogliamo, anche un'efficace soluzione: se i servizi sono pietosi e le famiglie si devono arrangiare, significa anche che le famiglie non avranno tempo ed energie per lamentarsi dei servizi stessi.
E questo la dice lunga su quanto siano validi e affidabili  i vari questionari di soddisfazione. 9 su 10 non si ha il tempo di compilarli, oppure si temono ritorsioni.
E richiudiamolo questo cerchio: il famoso  questionario, che non dice nulla, verrà utilizzato a documentazione di un progetto che non serve a niente, se non a sostenere chi il progetto  lo presenta. Vero che tutto torna?
Poi ci sono altri meccanismi dolorosi, che si sono amplificati in maniera veramente triste, per chi li subisce, con i social: esattamente come capita per qualunque altro argomento.
Questi meccanismi riguardano sostanzialmente la guerra dei poveri: che coinvolge le famiglie che vivono diversi gradi di disabilità. Per cui le famiglie dei disabili che sono veramente disabili, che vuol dire che possono fare tutto solo in modo diverso, dicono alle famiglie degli handicappati (così ci capiamo) che però non ha senso che i loro figli gravi occupino così tante risorse, ad esempio scolastiche, che così mancano ai disabili brillanti. E che quindi, paradossalmente, sarebbe meglio che non esistesse la scuola inclusiva: ma che tornassimo alle scuole speciali.
Capite la tristezza? Sarebbe meglio non avere una magnifica legge, che tutto il mondo ci invidia, piuttosto che pensare di farla funzionare come dovrebbe.
È un pensiero assolutamente distorto, che può rientrare, appunto, solamente nella guerra dei poveri. Però è assolutamente comprensibile: quando si parla di sopravvivenza  e quindi di bisogni primari, è chiaro che ci si fa la guerra per un tozzo di pane, e che le soluzioni superiori ed etiche non interessano più a nessuno. Al colmo della follia, non interessano più nemmeno ai diretti interessati.
C'è un ultimo meccanismo veramente doloroso: il doversi sempre chiedere se si è matti o imbecilli, oppure se si viene semplicemente presi in giro.
A me personalmente capita quando vado a farmi fregare da professionisti che di per sé stimo e mi sono anche simpatici. All'interno di un incontro, queste persone mi dicono perché non si può fare qualcosa e perché non abbia senso chiederlo, perché in realtà tutto è   fatto benissimo, sono io che ho capito male, non siamo all’interno di quella situazione lì. Se fosse stata quella situazione lì, è OVVIO (Ahhhh!!!!) che sarebbe stata da pianificare in un altro modo. Ma questa è un’altra cosa, ha un nome diverso.
E io li guardo consapevole che mi stanno fregando attaccandosi a qualche cavillo e cambiando qualche nome alle cose. E tutte le santissime volte mi chiedo: ma voi vi rendete conto che io so? Che vi sto sorridendo e rispondendo amabilmente, apprezzando i vostri sforzi, perché ho bisogno di voi e non posso bisticciare? E perché so che mettendo giù così la faccenda mi state fregando e non posso obiettare?
In parole ancora più povere: ditemi che non credete che io sia scema. Ditemi che quando esco vi asciugate i sudori e sapete di esservi tolta una grana, ma che non pensate che io me la sia bevuta.
Ditemelo perché saperlo è fondamentale per mantenere almeno un minimo di rispetto e di consapevolezza per le proprie facoltà mentali.
Tutte le volte  me lo chiedo ma ovviamente la domanda rimane fra me e me.
E poi mi chiedo anche un'altra cosa, le volte in cui sto parlando con professionisti che appunto stimo e che penso che in altre condizioni lavorerebbero diversamente: ma non vi vergognate come dei cani, non solo a essere costretti a lavorare in questo modo, ma anche a non ammetterlo e a fare questo gioco distorto delle fregature,  fatto di rapporti falsi?
Non si farebbe prima ad ammettere il problema?  Non abbiamo risorse, abbiamo sbagliato, in un momento di grande difficoltà abbiamo pianificato male. Chiediamo scusa, cerchiamo di trovare un rimedio, perché è evidente che questa situazione è un’immensa boiata, oltre che un'immensa bugia.
Non potrà mai esserci soluzioni ad un problema che nemmeno si ammette.
Insomma, nella grande tristezza, passare per scemi è ancora più triste.
E basta, vi ho annoiato assai.
Buon 8 marzo.
Buona Giornata.
Angela

giovedì 7 marzo 2019

Come vi tocca.

Seconda (della milionesima serie) puntata, vi tocca.
Vi ricordate quando la settimana scorsa vi ho fatto quel meraviglioso discorso incomprensibile sui soldi dei progetti che rimangono fermi, o usati male, per colpa delle famiglie ingrate? Quel discorso in cui ci siamo persi tutti?
Adesso arriva l’esempio illuminante: e giuro e stragiuro che non l'ho fatto apposta, che non era tutto calcolato. È sicuramente vero, però, che in questo ambito non bisogna essere geniali per trovare esempi, cadono dal cielo come la pioggia di stamattina.
Allora: povera Italia, siamo andati a rotoli, chi s’è visto s’è visto, chi ha mangiato ha mangiato, solita triste storia. E il letto per un disabile non corto come me non c’è più, c’era dieci anni fa, perché sul nomenclatori è presente, ma ora non c'è più. Niente di nuovo.
Come non sono nuovi i discorsi sugli sprechi: non saremmo arrivati qui se non avessimo sprecato; se, in passato, non avessimo impropriamente finanziato un mercato di ausili lasciando deteriorare la roba buttata nei magazzini che adesso non c’è più; se, comunque, non avessimo buttato soldi in ogni ambito di rappresentanza e non: eccetera eccetera eccetera. Potremmo andare avanti a oltranza.
Ma qui è ancora più semplice, agganciandoci proprio al discorso dove ci siamo persi.
Allora: la famiglia della disabile in questione lavora in un ambito il cui contratto prevede un fondo di solidarietà interna, in cui tutti i dipendenti (tanti) versano una quota che sperano di non dover mai usare personalmente.
Questa quota viene poi erogata dall’asl solo come passaggio: nel senso che ciascun servizio territoriale ha il dovere di preparare un progetto utile per il singolo assistito che possa usufruire della quota; giustamente, il passaggio dall’organismo pubblico, come l’asl, certifica che questo fondo venga erogato in maniera propria e congrua. Ok? Fin qui è semplice.
Stiamo parlando, al momento, dopo un decennio di malattia, per questa paziente specifica, di svariate migliaia di euro a disposizione, lì ben visibili sulla piattaforma dedicata. Sostanzialmente: soldi che ci sono.
Solo che, per la Persona in questione, sono legati al portarla in piscina, il progetto prevede questo. Ma, ci si è provato, andare in piscina è per lei troppo problematico.
E vabbè ma non vi va bene niente, è ovviamente la risposta che si legge tra le righe in risposta a tutte le interrogazioni che pone la famiglia.
Attenzione: non stiamo dicendo che la famiglia fa le pulci perché gli hanno offerto un concerto di musica barocca e loro vogliono andare a vedere Claudio Villa, che non si può fare per ovvi motivi di passaggio a miglior vita.
Stiamo dicendo che è proposto un progetto a cui la disabile non può accedere: è stato provato e riprovato, non è che la famiglia abbia fatto la schizzinosa. Ma è stato evidente a tutti che le strutture territoriali non sono in grado di supportare questa specifica paziente in un progetto che le stesse strutture territoriali hanno elaborato per lei.
Quindi, da anni, la richiesta è: cambiate progetto, i soldi sono lì pronti.
Ma questo significa lavoro. Ricordate che il parametro di riferimento è la tizia del Come sei venuta alta.
E guardate che non è un caso isolato: è la regola chiedersi come mai i servizi assistenziali territoriali, creati in maniera specifica per quel territorio, non offrano i servizi che a quel territorio servono. In apparenza, i servizi servono per auto alimentarsi e basta. Le Madri Isteriche chinano la testa e sottoscrivono con il sangue.
E sembra insolubile il problema del rivediamo i servizi che non possono erogare il servizio, per esempio riformulare un accidenti di progetto che non sia la piscina; verrebbe da dire che chi paga, questo fondo di solidarietà in questo caso, piuttosto che i comuni, piuttosto che le scuole, possibile che non riescano mai a sbloccare queste situazioni qui. Sostanzialmente: equivale ad un datore di lavoro che paga per un lavoro che non viene mai fatto, un’azienda che paga un fornitore senza che il prodotto venga fornito.
E il risultato, banale, è ad esempio questo: questa ragazza ha a disposizione migliaia di euro per andare in piscina senza poterci andare, ma la famiglia deve integrare la quota per avere un letto per lei con circa 400 euro, perché ha la colpa di essere venuta alta. Non ieri, giuro, tanti anni fa.
E parliamo di un letto, non di una borsetta di Borbonese.
Ecco, ve lo dicevo che diventava più chiaro.
Guardate che non è mica finita qui.
Buona giornata.
Angela

mercoledì 6 marzo 2019

Siano beati i corti.

Grandissime le madri degeneri del blog!!! Ammetto di essermi portata avanti: è già da parecchio che dico a Michi che a 18 anni se l’arrestano fatti suoi, che sollievo.
Poi sta frequentando già da un paio di settimane le lezioni di teoria alla scuola guida, insieme ad un'altra bambina del comitato che abita qui di fianco. La sera le portiamo con un complicato incastro di andate e ritorni, in cui cerco anche di approfittarne al ritorno di Paulo Aimo Viaggiatore per comprare ciò che manca prima che chiudano i negozi. Qualche sera fa le ho riportate  a casa e ho detto loro che non vedo l’ora che vadano a prendersi ‘sta patente guidando da sole. Le bambine hanno detto Sì va bene, comprensive, abituate e rassegnate alla mia mentecattaggine.
Oggi però vi tocca, sentire un po’ di sfoghi da Madri Isteriche: anzi, di più, peggio: ne facciamo una prima puntata, perché  è lunga, e complicata. E queste cose non si possono fare corte, perché, ricordiamoci, le Madri Isteriche sono sempre in tribunale, devono difendersi, e le arringhe, si sa, devono essere dettagliate  per essere credibili. Poi, tra l’essere credibile e l’essere utile, ce ne passa.
Allora, puntata prima (ma magari, poi, fosse la prima davvero): storia del letto.
L’asl ha deliberato che, anche se avevano sbagliato a fare il preventivo per un letto di dimensioni standard, mentre sulla prescrizione è chiaramente scritto che serve più lungo, che serve sostanzialmente insieme altro ausilio, non importa: verrà comunque passato il letto corto, punto. Se la famiglia ci tiene tanto ad avere qualcos'altro, deve mettere la differenza, circa 400 eurini.
Ovviamente la famiglia ha spiegato che non è proprio una paturnia, ma che la figlia è proprio alta, per questo la prescrizione è fatta così. Non solo: ma le dimensioni del letto richieste e prescritte sono le stesse del letto ormai distrutto  già in casa e già fornito, quindi presente nei nomenclatori. Non importa, è così.
Viene un dubbio: se non avessero fatto tutto questo immane pasticcio, di mandare avanti una richiesta sbagliata in una catena di errori, sarebbe andata uguale? Perché ormai hanno autorizzato quella cifra e basta? Perché è ovvio che, viste le non proprio brillanti competenze, il dubbio che manchi la voglia di riprendere in mano la pratica dall’inizio, come dire, sorge spontaneo.
Oppure: dieci anni fa quel letto è stato autorizzato e oggi no, perché sono finiti i soldi. Ed è interessante: vuol dire che se state pensando di scegliere di essere handicappati (non si dice, non si dice!), prima misuratevi. Se siete corti come me, ok, allora va bene. Se siete più lunghetti (diciamo sul metro e ottanta, non stiamo assolutamente parlando di giganti), e dovete stare attenti: o vi tagliate almeno due piedi, o è meglio che ci ripensiate.
Va anche detto una cosa, nel caso di questa ragazza figlia di Madre Isterica: che è colpa, appunto, della madre se ha le gambe lunghe e dritte. Perché se avesse evitato di portarla a fare terapie in giro, le ginocchia sarebbero flesse da carrozzina, non si allungherebbero più, e il problema sarebbe risolto.
Vedete che a tutto c’è una soluzione.
Ovviamente la famiglia, sfinita, metterà la quota integrativa.
Poi: perché non è mica finita! C’è il problema consegna.
La ditta ortopedica comunicherà il giorno della consegna. E la Madre Isterica dice: calma, perché deve coincidere con il pomeriggio il cui mattino il magazzino dell’asl ritira questo. Come già detto, non posso far dormire mia figlia né sul tappeto né sul divano.
Ma il magazzino dice: e  vedremo se sarà possibile, al limite lo tiene lì qualche giorno (cioè: vi concediamo di tenerne due lì senza sgridarvi, nell’immensa bontà).
Ma la Madre Isterica ha fatto presente che non sa dove metterli due letti così.
Risposta: questo non è un problema nostro.
Ce ne eravamo già accorti.
Buona giornata.
Angela

martedì 5 marzo 2019

Pensiamo solo che è bello.

Grazie per tutti i bellissimi auguri che la Michi ha ricevuto, è stata davvero contenta. Ha ragione la signora Barbara, è sempre meraviglioso sentirsi amati. Magari non può risolvere tutto quanto, non può far dimenticare tutto il resto, però è una sensazione che ci permette di cogliere gli attimi, di sentirci felici.
Che tutto questo abbia un senso, che questo senso debba proprio essere trovato sulle vicende dei bambini che non possono fare i bambini: mah, lo lasciamo discutere a quelli zen. Noi cerchiamo buone ragioni per festeggiare e come fa Donna Paola da La Spezia con le cose che trova casualmente sulla scrivania, io apprezzo assai i torcetti canavesani qui davanti a me. Sono certa che gli Amici del Blog saranno d’accordo con me: 18 anni giustificano ampiamente almeno una settimana di festa. Per cui anche oggi abbiamo la scusa pronta. Ed è pure martedì grasso, figuratevi voi.
Facciamo così: che ieri, però, con Fabullo non è andata proprio liscia, chissà perché, siamo arrivati a sera che mammasanta. Però non ve lo dico: meglio, non ci pensiamo proprio. E vi conto che la mimosa sta fiorendo tutta e arriva il vicinato a prenderne i rami, ed è bellissimo.
È lì, tutta storta e puntellata, ma piena di fiori. E sempre il vicinato amatissimo, notoriamente filosofo nonché simpatico, ribadisce continuamente che anche questa è una delle prove dell’esistenza di Dio, che non è mica il caso di scomodarli tutti, da Tommaso d’Aquino in su e in giù: basta guardare questo giardino, in cui è chiaro che Nussgnùr ci mette le mani, perché altrimenti addio.
E allora io, facendo il caffè, ho spiegato che sabato vendevano i semi al supermercato, così ho comprato i girasoli. E, prima o poi, zapperò e li pianterò. Così poi dopo che sembrerà l’Olanda con i tulipani, sembrerà anche la Toscana con i girasoli, uguale, vedrete.
Zappa che è meglio, mi hanno detto.
Buona giornata.
Angela

lunedì 4 marzo 2019

Festissima!

Oggi festa grandissima perché è nientepopodimeno che il genetliaco della Michi. E sono 18!!!
Che vi devo dire? Ovviamente non pensavamo che avrebbe fatto questa vita qui, un genitore l’infanzia dei propri bambini la immagina in un altro modo, sogna di condividere altre cose. Che ne so, fare insieme i compiti, giusto per fare un pensiero spaziale e remoto.
E quindi non vi dico proprio niente, se non che è festa e basta. Che la Michi era piccina e con i capelli a scodella da subito, che a Ivrea c’era la neve per terra.
E festa a oltranza perché siamo in vacanza: Fabullino oggi e domani, la Michi a casa da giovedì scorso a giovedì prossimo, perché noi si tira arance e si saluta la Mugnaia. Per cui: Paulo Aimo Operativo è partito alla volta della city, ma noi abbiamo pianificato, prima di tutto, di staccare la sveglia. È anche più facile evitare i pensieri tetri quando ci si alza alle sette e mezza invece che prima delle sei!!!
E poi è una bella giornata, caldo da primavera più che mai, e quindi Michi ha già organizzato di andare in giro con gli amici, sarà mica carnevale per niente, festa nella festa!!!
E, ovviamente, ci tocca mangiare qualcosa di buono: insomma, è praticamente un obbligo, sono 18, è chiaro che gli Amici del Blog devono proprio sacrificarsi con un dolcino, insomma, è festa!
E siamo benedetti sempre gli Amici del Blog, che sono con noi.
Buona giornata.
Angela