giovedì 28 febbraio 2019

Sempre quella storia là, mica è cambiata.

Ripartiamo con la storia della ragazza, quella che è venuta alta, che ha visto l’interruzione della frequenza del posteggio diurno (centro di recupero neuro cognitivo, signora mia, diciamo le cose bene! Ah già, mi appello alla mia infermità mentale, vostro onore), per essere assegnata ad un altro posto a circa un’ora da casa.
Il posteggio  dice che è l’asl che ha voluto interrompere la faccenda; l’asl dice che è stato il centro a mettere per iscritto che il percorso era finito perché la ragazza non presentava più segni di recupero e, in questo centro, si fa un lavoro da premio nobel e non di mantenimento: presentando apposite relazioni. Nelle quali apposite relazioni il centro auspica la fine del percorso ma descrive una situazione clinica che è, in realtà, in evidente miglioramento.
La verità è che il centro era stufo della Madre Isterica che portava la figlia a fare rieducazione altrove, usando il centro sotto casa per quello che era, cioè un posteggio per le comunque poche ore concesse; la ragazza ha evidenziato un cambiamento visibile a occhio nudo, certificato da tutti i medici, e che metteva maretta tra le altre famiglie che chiedevano servizi migliori da questo centro.
Per cui l' asl ha proposto un’alternativa ad un’ora da casa, senza rilevare incongruenze.
La Madre Isterica, dopo aver comunque visitato il nuovo centro, ha posto una serie di dubbi.
L’asl, nella persona della psicologa e dell’assistente sociale che ha rilevato come la ragazza fosse venuta alta, ha visitato il centro: quindi proposto senza conoscerlo.
E ha notato che, in effetti, non va bene ed è davvero lontano. Per altro, la stessa asl, sempre nella figura della brillante coppia, che poteva anche rilevare le evidenti contraddizioni presenti nella relazione del posteggio precedente, penoso ma almeno sotto casa.
E quindi? E quindi niente. La proposta è questa: prendere o lasciare.
Ma in tutta Torino non c’è un'altra possibilità? No, non c’è.
I casi sono almeno due: o questo centro su per le colline e lontano ha una convenzione per cui costa meno di altri torinesi; oppure l’obbiettivo è che la Mamma Isterica si spaventi o si stufi per tutti quei km e lascia perdere, così si risparmia del tutto.
Ok, allora: è possibile che questi soldi che l’asl stanzia per questa ragazza vengano dati direttamente alla famiglia, che li usa per le attività riabilitative, ovviamente certificandole? Solo quei soldi lì, non di più. Tenendo conto che non vengono proposte alternative: l’unica alternativa è talmente lontana in km da non rappresentare un’alternativa.
No, non è possibile. L’asl paga solo le cose convenzionate, prendere o lasciare, se non vi piacciono è perché avete delle storie: ovviamente non si dice così, si dice: la vostra sofferenza è tale che non vi permette di apprezzare l’offerta in maniera oggettiva (basta cambiare il nome alle situazioni e i conti si fanno tornare).
Un momento: non è che ci vengano offerti  i pois e noi invece facciamo le piste perché vogliamo lo scozzese. Parliamo di una cosa per cui la stessa equipe dell’asl ha espresso dei dubbi. Non diciamo di mettere dei soldi che non ci sono, ma di usare i fondi comunque stanziati per un servizio utile.
Non importa, è così e basta, non si può fare.
Allora, diamo il nome giusto alle cose: i soldi, evidentemente ci sarebbero. Sicuramente, stancando l’utenza si arriva a risparmiarli per farli finire in un immenso calderone senza fondo.
Immagino che possano esserci situazioni in cui per oscure ragioni si finanziano solo certe strutture: ma qui non è questo il caso, assolutamente, davvero.
Le situazioni quotidiane sono assurde, inefficienti e inefficaci, non illegali.
Ovvio che i fondi si potrebbero assegnare a progetti utili e specifici per ogni singolo utente; ma il che presume un lavoro specifico, un’analisi individuale, una conoscenza specifica dell’offerta. Mentre, come è capitato anche qui, l’ente che finanzia non aveva nemmeno mai visto il centro proposto,
Insomma, ci vorrebbe un lavoro svolto con competenza.
Uhhhh, ma Signora mia, lei cosa ne sa di organizzazione aziendale, dicono Quelli Che Sanno: un lavoro così richiede una quantità di personale che le nostre risorse non ci permettono di pagare.
Può darsi: ma se il simbolo di quel personale lì è magistralmente rappresentato dalla tizia che dice ad un’adulta che è venuta alta, permettetemi di avere qualche dubbio sul fatto che il problema sia davvero la mancanza di risorse.
Uhhh, ma lei vede il negativo dappertutto.
Il negativo? Nel senso di quello che c'è dietro alle cose come vengono presentate? Sì, vostro onore, mi sento di prendere in considerazione la possibilità di questo mio pessimo difetto.
Buona giornata.
Angela

3 commenti:

Luana ha detto...

I soldi non si danno direttamente alla famiglia perché lo stesso importo che viene dato alla struttura convenzionata è sicuramente comprensivo di qualche "favore" per qualcun altro. Insomma le solite storie da tristezza infinita.
Forza Mamme Isteriche
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Nonna Roby ha detto...

Storia tristissima, come tante altre!!! Bisognerebbe cambiare tante cose, prima di tutto la mentalità di certe persone, ma questo richiede tantissimo tempo, ahimè!!!
Un abbraccio con incroci XXXXXXXXXXXXXXXXXXX
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BOOG ha detto...

FORZA FABULLO!!!
FORZA RAGAZZI!!!
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