Ieri mentre tornavamo dalla fisioterapia e guidavo nella luce dorata del tardo ottobre, già fuori dalla tangenziale con grande sollievo, tra i colori di fuoco delle querce dei pioppi e dei castagni, con il fondo il Monte Rosa innevato baciato dal sole, traffico tranquillo sull'autostrada perché uno dei trafori è chiuso, sono accadute due cose.
La prima l'ho scoperta arrivata a casa: era arrivata una mail con allegata la mitica deroga dei pannolini.
Propongo un attimo di raccoglimento come dovuto, a premio di settimane e settimane di fatiche, non le conto neanche più le settimane; ma ancora di più per aver ottenuto il passaggio dall'entità alla materia, altro che premio Nobel. Da organizzare almeno un congressino.
Da essere estremamente ottimisti sul futuro del mondo.
La grande fiducia nell'organizzazione galattica però la lascerei a questo argomento specifico, perché l'altra cosa che è accaduta è una considerazione: un pensiero emerso appunto guidando nel cielo dipinto e nella luce tenue e rigenerante, che porta a riflessioni assai meno speranzose.
L'autunno è fatto appunto di foglie variopinte, di riflessi non visibili in altri momenti, di castagne, di pensieri a chi non c'è più, di Allouiiin vari.
Indubbiamente.
Per le Famiglie Isteriche, però, questa è l'epoca dei glo, dei pei, dei pdp, e di tutte quelle altre invenzioni spettacolari che dovrebbero concretizzarsi in incontri costruttivi e documenti inderogabili e inoppugnabili che garantiscono a tutti la permanenza a scuola nella costruzione di un proprio percorso e progetto di vita, termine ormai entrato nella legge e utilizzato più o meno come il prezzemolo. Sostanzialmente è uno di quei momenti in cui le Famiglie Isteriche devono respirare profondamente, stare molto calme, guardare in faccia delle persone immaginando scenari paradisiaci e lontani, in modo da evitare di utilizzare modalità comunicative assimilabili ai pugni di Bud Spencer.
Riflettevo quindi che abbiamo istituito il premio anche quest'anno per l'uscita più spettacolare da parte di un insegnante. Ma davvero, ho riflettuto talmente bene che c'erano i The Killers da cantare e ho soprasseduto, limitandomi ad ascoltarli perché dovevo formulare bene questo pensiero.
La brillante esternazione dell'insegnante, di fronte ad una diagnosi che prevede anche la disgrafia, e dopo aver fatto rifare un compito quattro volte e avere alla fine dato 4 e mezzo, è stata la seguente: comunque la disgrafia è qualcosa che si supera, basta impegnarsi un po'.
Sostanzialmente è come dire, ad esempio alla sottoscritta, cieca come una talpa davanti al sole dei tropici, che se mi impunto a voler mettere le lenti a contatto è perché non mi applico, se mi concentrassi meglio, e stessi attenta, eviterei di ridurmi la testa con dei bozzi che sembrano le pere Williams tutte le volte che cerco di uscire da una porta e prendo lo stipite. È tutta una questione di applicazione, di metodo, di impegno, e di buona volontà. Per questo si fanno rifare i lavori e alla fine si dà quattro e mezzo se poi non vanno bene, per sollecitare un pelandrone.
Direi che l'assoluta incompetenza sarebbe divertente se non fosse disarmante.
E non fosse perché il primo pensiero va a quel povero ragazzino che si trova a subire costei, ci sarebbe da proporre una cerimonia di consegna del premio annuale per l'imbecillità scolastica. Non riesco a dirlo in un altro modo, probabilmente perché non mi applico.
Il Monte Rosa era bellissimo, Punta Gnifetti stagliata nel cristallo.
Che sia un fine settimana di riposo per tutti voi Amici Amatissimi.
Buona Giornata.
Angela