E' che devo dirlo.

Ripartiti.

Ieri Fabullo ha fatto riposo, anche se l’abbiamo visto bello in forma: però dopo tante ore seduto lì con le gambette rattrappite, abbiamo cercato di farlo dormire un po’.

Abbiamo anche camminato in casa, perché era tutto contento di provarci per andare a recuperare i giochi.

La Michi è già tutta presa dalle sue attività, tipo amichette e biblioteca: e, eventualmente, anche i compiti da finire. Beati voi che i vostri pargoli non li finiscono l’ultima settimana. Sono già qui che sento tuonare Donna Paola da La Spezia, a tale proposito!!!

Adesso vi conto una cosa non tanto carina, e non me l’ha mica ordinato il medico di farlo: solo che mi frulla nella testa da ieri e non c’è niente da fare. Per altro, non è mica una roba nuova da pensare, è solo che ieri è venuta fuori chiacchierando con altre famiglie e quindi non mi è più uscita dalla testa, ecco.

Ieri alla onlus mi raccontavano appunto della tristezza. Quella che conosciamo tutti bene, il solito macigno che sta sul cuore, per intenderci. E poi una mamma rifletteva sulla parte successiva, che è la solitudine, in parole chiare e obbiettive: ad ogni richiesta che facciamo per i nostri figli ci viene detto che ce la prendiamo tanto perché siamo depressi e non accettiamo la situazione e dovremmo invece investire su qualcos’altro, per esempio il lavoro o la vita sociale. Lasciamo stare il lavoro, che dimmi come si fa. Ma diventa dura anche frequentare le persone, perché non abbiamo niente in comune: non possiamo parlare di lavoro, di vacanze, di bambini che non fanno i compiti, di shopping… e gli altri si sentono in colpa nel lamentarsi o nell’essere contenti della quotidianità perché poi ci guardano in faccia. A parte eccezioni, dopo un po’ la gente “si stufa”. E, per tutti, è più semplice trovare scuse per non vedersi o per dire che siamo noi che non ci adattiamo a nulla.  E, d’altra parte, frequentare solo famiglie nella stessa situazione è utile per certi versi, ma non per altri, evidentemente.

Ovvio che il dire che i genitori chiedono delle cose solo perché sono depressi è un modo  per scaricarsi della responsabilità di lavorare poco e di non offrire i diritti più elementari, lasciamo perdere.

Però il resto del discorso, fila, o come fila. E quella mamma aveva ragione: non ci sono supporti psicologici che tengano.  Quello che si può dire, per tirare fuori il solito raggio di sole, è che le eccezioni esistono e che gli Amici che non si stufano ci sono e dobbiamo sentirci fortunati quando lo scopriamo.

Come sempre, però, le mamme riescono sempre a centrare il punto della situazione.

Lo so che potevo essere più divertente.

Buona giornata.

Angela