I fatti parlano da soli: sempre Luana coglie, sempre. Non si
può dire diversamente, né meglio.
Allora proseguiamo la linea dei fatti, prima puntata (così
avvisati mezzi salvati). E torniamo al nuovo aggiornamento sulla vicenda della Famiglia
Isterica in grave difficoltà con l’assistenza.
Ovviamente è una situazione assolutamente, purtroppo,
sovrapponibile a svariate altre, di altri territori, al di là della città
metropolitana di Torino: parliamo di questa perché la onlus si occupa di questa
bambina da sempre, e quindi la vicenda la possiamo, come dire, sviscerare
meglio. La onlus se ne sta occupando in modo molto tecnico, noi chiacchieriamo
tra Amici: ma questo non significa che diciamo fandonie, e, rieccoci, i fatti
parlano da soli.
Mettiamoli in tavola solo come punto fermo per ricordarceli
bene, perché li sappiamo già, quindi siamo brevi: il sistema territoriale nella
sua globalità (medica e socio sanitaria) ha definito i bisogni di questa
bambina, esplicitato che è necessaria un’assistenza intensiva che copre aspetti
che, tecnicamente, rientrano sia nell’ambito assistenziale che in quello
infermieristico; tali aspetti non sono pianificabili nella giornata per le esigenze
cliniche della Persona (messo maiuscolo per rispetto, Quelli Che Sanno utilizzano
lo stesso metodo ortografico perché depone meglio nei loro progetti, i quali io
li scrivo minuscoli, a voi la proprietà transitiva), per cui l’operatore che
verrà inviato dovrà essere autorizzato e formato per compiere ogni atto
necessario nell’istante specifico. Il sistema territoriale suddetto ha quindi
strutturato il mitico progetto: ma non lo sta mettendo in atto. La Famiglia
Isterica è scoperta, completamente sola, senza, per altro, nessun supporto
economico che non sia l’assegno di accompagnamento. Per altro, erogato dall’inps,
non c’entra niente. Ha un impatto sulle esigenze totali infinitesimale.
Eccoli i fatti: allo stato attuale, dopo mesi, emerge l’indadempienza.
Non si può dire in un altro modo. Il servizio territoriale esiste per fornire un
servizio che non sta fornendo. Altri giri di parole non sono necessari. Un servizio
che non serve non è un servizio.
Adesso andiamo oltre e passiamo alla metafisica, ci vuole. Bisogna
riflettere.
La madre di tutte le colpe, in questa situazione, è la disonestà
intellettuale da parte del sistema territoriale: di tutte, è la peggiore delle
colpe.
Perché manca a prescindere la presa d’atto, ed è una
mancanza volontaria, quindi gravissima. Sarebbe necessaria l’ammissione: ok. Stiamo
procedendo in modo scorretto; dopo mesi nulla si muove e gli attori siamo noi,
sistema territoriale. Evidenziamo il problema, ammettiamolo, ma poi rimuoviamolo
questo problema; oppure: ammettiamo che non siamo l’ente apposito, che non
siamo creati e pagati per questa specifica vicenda, dobbiamo chiamare in causa
qualcos’altro, di più in alto; e poi: ammettiamo che la Famiglia Isterica è in
grado di svolgere ogni singola incombenza con la bambina meglio di ogni altro
operatore che rifiuta l’incarico, ammettiamo che in questo modo stiamo
risparmiando un capitale, e che dobbiamo comunicare ai Genitori Isterici che
uno di loro ha l’obbligo formale di abbandonare l’attività lavorativa (e lo dobbiamo
ammettere quando qualunque altro ente mette in luce come i numeri degli occupati
sul territorio nazionale siano uno dei problemi sociologici attuali).
Non ci sono sfumature: o si evidenzia il problema e lo si
risolve; o si ammette il limite.
Se questo non avviene, se non emerge, sembra che il problema
non esista; se ci pensate, ha un senso: se il problema non esiste, il sistema
socio territoriale non è inadempiente.
I fatti.
Certo che Lei, Signora Mia, dice proprio sempre le stesse cose.
Certo, e ribattiamo sempre allo stesso modo: non si può cambiare la narrazione
se non cambiano i fatti. Punto primo.
Punto secondo: poiché in questo mondo mediatico le informazioni
sono sempre troppe e si perde la gerarchia dell’importanza, è necessario
ribadire, ricordare. Anche perché, altrimenti, viene uno dei cattivi pensieri:
che a forza di dire sempre quelle, le Famiglie Isteriche poi sono stremate e si
stufano; i malpensanti come noi potrebbero supporre che sia una strategia da
parte di Quelli Che Sanno. (Attenti: i cattivi pensieri saranno anche un
peccato, ma i fatti sono qualcos’altro, consiglio a Quelli Che Sanno di stare
muti come orate).
Punto terzo: certo che bisogna parlare nel senso specifico
di comunicare i fatti veri ed innegabili; bisogna condividerli, senza omettere,
senza dire bugie: non me ne vogliano Quelli Che Sanno, ma le funzioni di un
pubblico servizio non rientrano nel contesto dei pettegolezzi, spiacente, sono
atti appunto pubblici. Certo che poi: metti che si condivida tra persone che si
occupano degli stessi argomenti, ad esempio vari enti nel contesto della
disabilità e della sua tutela, per approfondire e comprendere; che un ente
condivida con un altro, e via di seguito; e, al mercato mio padre comprò, alla
fine si arriva a chiacchierare con qualcuno che una parte di quel sistema territoriale
talvolta lo finanzia: ecco, magari, la prossima volta la mano per quella parte
lì, non la alza.
Ma questa non è una responsabilità del condividere fatti
veri del pubblico servizio; è una responsabilità del pubblico servizio che non adempie,
quindi non serve.
Tanto Quelli Che Sanno mica leggono il blog.
Buona Giornata.
Angela