Sulle cronache torinesi dei giornali c’è la storia di una
signora, con il marito in carrozzina, lasciata a piedi dal 71: sostanzialmente
l’autista non è sceso mettere la rampa (perché
è ancora un mezzo vecchio, in cui è necessario fare così per il tipo, appunto,
di mezzo e di fermata) e, agli altri utenti che gli hanno detto di fermarsi,
caso mai non avesse visto, ha risposto che i signori prenderanno quello dopo.
Quello dopo era sempre lui, che era tornato indietro e aveva
fatto il giro, e non chiediamoci quanto tempo fosse di conseguenza passato:
alla richiesta di spiegazioni, l’autista ha risposto che aveva già fatto la
fermata e doveva ripartire. Si precisa anche che il fatto è stato solo
raccontato ma non ha avuto un seguito legale, perché non è giunto nessun tipo
di esposto alle autorità.
Andiamo oltre al fatto in sé, al comportamento dell’autista,
al fatto che emergeranno lo stress per i
turni di lavoro, per le condizioni di poca
sicurezza, per il traffico, il burn out in generale; e poi emergeranno le inadeguatezze
dei mezzi di trasporto, e chi ne ha più ne metta. Ce ne sono talmente tante da
dire, talmente troppe, che il tutto può finire tranquillamente sepolto nel
niente.
Parliamo invece della prima cosa che può tranquillamente
essere detta da Quelli che Sanno, in modo da far guardare il dito e non la
luna. Che il mondo non può andare bene se gli interessati, in questo caso
marito e signora, non lottano per i propri diritti. Eccolo lì, il mitico
argomento. Quando non ci sono lamentele, è perché non ci sono problemi.
Verrebbe da dire che essere handicappati (così possiamo
anche menarla sulla terminologia, no? Non si parla così, si dice disabili!), o
avere un handicappato in famiglia, non è propriamente una scelta: per cui il discorso del Se non lottate sempre
per i vostri diritti per forza non ottenete, sembra un pochino quello di Hai
voluto la bici e allora pedala.
Solo che questa bici non l’ha voluta nessuno. Ecco da dove
si dovrebbe partire.
E tutto il resto viene dietro. Per una “lamentela” non
pervenuta, ce ne sono altre mille cadute nel dimenticatoio. Oltre tutto le
lamentele sono difficili da attuare, formalmente e psicologicamente. E le
famiglie degli handicappati sono stanche: quando sono fortunate, parola grossa,
possono continuare un minimo di vita “normale”
perché la Persona in questione ha delle autonomie per cui può essere inserita
meglio in un contesto sociale; oppure non è troppo grave e si può delegare;
oppure, per fortuna, si hanno grandi mezzi economici per essere aiutati. In questi
casi fortunati, parola grossa, ci sono da fare tutte le cose che già si fanno
in una vita quotidiana, più l’assistenza: ogni movimento deve essere
pianificato in anticipo in tutti i dettagli, ogni giornata deve essere valutata
in tutti i suoi aspetti per prevenirne le problematiche, ogni calendario deve
sempre essere aggiornato con le scadenze di visite farmaci eccetera: e, dopo la
fatica del programmare, poi passa comunque un qualunque 71.
Nei casi, invece, meno fortunati, si lavora 24/7 solo per
star dietro alla Persona in questione: solo per quello e basta; non per occuparsi della casa, per
avere il bagno pulito e la polvere tolta; perché è talmente lunga e faticosa l’assistenza,
che comprende anche la notte, che i pochi minuti liberi devono essere
utilizzati per mangiare e dormire.
E qui partono i commenti di Quelli Che Sanno, da cui bisogna
difendersi, senza capire nemmeno perché ci si trasforma in imputati.
Uuuhhhh ma che esagerazione, ad esempio sugli anziani arriva
ben la signora la mattina un paio d’ore ad aiutare ad alzarli: vero, anche se
non sempre; ma diciamo che sia vero.
Ma la risposta giusta sarebbe: lo sappiamo, due ore al
giorno fanno ridere i polli, è vergognoso non avere altri mezzi per aiutarvi.
E invece la risposta sottintende un: piantatela di
lamentarvi, con tutto quello che vi viene offerto, avete anche la pensione di
accompagnamento.
Sulla quale pensione, sulla sua incidenza su una vita che ha
bisogno di risorse economiche non paragonabili a quelle di una vita “normale” e
autonoma, taccio.
Per cui: quando non si
presentano gli esposti legali e formali in maniera rapida e pronta, sul 71 o
sull’INPS o sull’asl o sulla scuola o su quello che volete, chiediamoci prima
che cosa c’è dietro, se in tutta la fatica quotidiana, le frustrazioni e il
dolore ci sia posto anche per questo. Chiediamoci anche quanti esposti quella
famiglia abbia già presentato senza nessuna speranza di avere riscontro.
E quindi c’è l’altro lato
della medaglia. Quando un qualunque professionista che abbia a che fare con
queste problematiche, di qualunque settore (sanitario, sociale, lavorativo,
scolastico), dice che: Questo Progetto ha riscosso grande successo da parte dei
nostri utenti. Che cosa vuol dire? vuol dire che davvero gli interessati hanno
ricevuto tali vantaggi da apportare miglioramenti alla propria qualità di vita
in una percentuale superiore a 50? O vuol solo dire che non sono arrivate
lamentele per stanchezza, mancanza di tempo, disillusione, o paura di perdere
anche ciò che si ha? Che può anche essere solo la paura di dover affrontare poi
ogni giorno l’antipatia di un operatore offeso (assistente, educatore,
infermiere, medico, insegnante, chi volete voi)?
Andiamo ancora oltre: io
spero, giuro che spero, che il professionista che fa simili affermazioni sia
uno che non sa che altro dire, che sa benissimo di poter combinare poco con i
mezzi a disposizione, che prova a lavorare al meglio e che arriva dove può, e
che parla di grandi successi per riuscire a non perdere (anche lì!!!) proprio
quei pochi mezzi. Insomma, un professionista che, almeno nel suo intimo, è
onesto con se stesso. Preferirei che fosse onesto anche con gli altri, ma
insomma.
Perché l’altra ipotesi è
drammatica: che il professionista che non riceve lamentele sia davvero convinto
che tutto vada bene, ci creda proprio, che non sappia leggere dietro le cose. E
allora lì abbiamo perso ogni speranza, perché se un problema non arriva nemmeno
alla coscienza, non ci sarà mai nessuna possibilità di risolverlo.
Uhhhh, ma Signora, quante storie
per un 71, che poi vedrà che arriveranno le scuse dell’azienda e verranno presi
provvedimenti per maggiori attenzioni future.
Grazie per averci fatto
vedere il dito che indica anche questa volta, così la Luna può starsene
tranquilla.
Buona giornata.
Angela
5 commenti:
In questi giorni mi ha colpito molto una foto che ho visto nel mare di Internet. Ritrae un uomo non più giovane che spinge una carrozzella con sopra la moglie disabile lungo una spiaggia. Approfondendo ho letto che si sono fatti così tre km per raggiungere una spiaggia molto bella che piace particolarmente alla donna. Ecco, io spero che un giorno al posto del professionista possano esserci esserci un uomo o una donna così.
Complimenti Angela, gran bel post! Un abbraccio forte alla famiglia e un saluto al blog.
Gianni.
FORZA GRANDE ANGELA!!!!
FORZA FABULLO!!!
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Sottoscrivo col sangue. Tre anno fa abbiamo fatto causa al Provveditorato agli studi che aveva arbitrariamente tagliato un terzo delle ore di sostegno di Sara. Solo di marca da bollo per iniziare il procedimento 570 euro...vi risparmio il resto. Abbiamo vinto la causa Sara ha riavuto le sue ore ma abbiamo speso soldi chiesti a prestito a vari parenti lasciato mezzo fegato per il nervoso e tutto per riavere un diritto gia' stabilito....queste sono soverchie porcherie cui siamo sottoposti e senza la forza di andare sui giornali a lamentarci. Siamo troppo pochi per avere voce in caitolo e non viviamo in una societa' xosi' civile come co vogliono far intendere.
Barbara
Angela e Barbara non ci sono commenti da fare alle vostre sacrosante parole
Solo un sospiro enorme
ma invece tanti tanti tanti incroci per il nostro campione e i nostri mitici Aimo
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buon week a tutti!!!!!!!!!!!!
Che bruttissime storie!!! Non siamo un paese civile, proprio no! Sono socia dell’ANMIC e ricevo la rivista “Tempi Nuovi”: da quanto leggo ci sono tante persone che combattono per i diritti dei disabili in ogni parte dell’Italia, non sempre ottengono risposte, è ovvio, però mi pare che si diano abbastanza da fare. Probabilmente anche questa associazione si trova davanti a muri di gomma.
Gli autobus sulla linea 71 sono in effetti ancora di tipo vecchio, sono alti, è difficile salirvi, però sul percorso di questa linea si trova l’Ospedale Martini… quindi verrebbe da dire: “Perché non mettere vetture nuove con pianale ribassato?” Mah!
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