lunedì 4 settembre 2023

La vecchiezza, la saggezza, gli scarponi.

In Carbonera 12, che sarebbe qui, non sembra, non sempre, ma si ride anche.

Mettiamola così: magari la frequenza non incide sulla statistica, ma l’intensità indubbiamente sì.

Per cui vi conto che, quando non avevo ancora 25 anni, pochi mesi prima che cadesse il Muro di Berlino, solo per dare le coordinate storiche; ad Agordo, per dare quelle geografiche: mi comprai un paio di scarponi da montagna. Di cuoio meraviglioso, dentro e fuori, in ogni millimetro quadrato, in ogni punto d’appoggio; cuciti a mano; hanno camminato monti e valli, sempre ingrassati bene, per svariate parti di Alpi, ovviamente con grande prevalenza di Graie e Pennine. Sotto tutte le temperature, precipitazioni, in qualunque suolo. Mai una vescica. Mai un filo d’acqua dentro. Incredibili. Pure immuni all’acido del succo di arancio concentrato, perché hanno camminato nella melma per vedere il Carnevale di Ivrea, così da non buttare via scarpe.

Poi, per fortuna, li ha sempre usati la Michelina, poiché gli ultimi decenni hanno presentato svariati impegni, per cui colli  passi e vette sono passati un tantino in secondo piano da queste parti. Ma gli scarponi hanno arrampicato lo stesso.

Orbene: tra venerdì e sabato la Michi è andata su su su per un bivacco, ovviamente con i fidi scarponi. Che, ad un certo punto, tra il Gran San Bernardo vicinissimo, il Monte Bianco a ovest e il Cervino in distanza a Est, stambecchi marmotte e vacche, hanno deciso che loro erano contenti così, prima uno e poi l’altro.

Così la Michi ha escogitato tutto un sistema di lacci che giravano sotto e sopra davanti e dietro, con l’ulteriore ausilio di cordini vari tolti da cappucci e pantaloni di tutti,  ed è arrivata in cima. Poi nel bivacco qualche Santo Subito aveva lasciato del nastro adesivo, che è stato di grande supporto per la discesa.

E quindi gli scarponi ce l’hanno fatta ad arrivare a casa, così, immagine da moltiplicare per due.



Il Vicinato era impaziente ad attendere la Michela per assistere allo spettacolo scarponi. Penso anche per non perdersi la mia scena patetica.

Ma noooo, me misera, ma perché, ma come sarà mai potuto capitare, andavano così bene.

Tutti con gli occhi al cielo e la faccia rassegnata di quando mi sopportano: ma vedi te, chi lo sa, forse perché tutti siamo vecchi scarponi prima o poi.

Starai mica dicendo che sono una vecchia ciabatta?

Non sto dicendo niente, per la carità.

Va bene, li portiamo a Tommaso il Calzolaio?

Nuovi occhi al cielo, stavolta in rassegnato silenzio.

Va bene, prendo atto che hanno avuto un’onoratissima carriera, una vita spettacolare, e che hanno goduto delle viste più belle della Galassia.

Ecco brava, così si parla, la saggia, tutte le teste che annuivano.

E ne dico un’altra: costi a parte, non so se li ritroverei degli scarponi così.

Teste che si scuotono.

Comunque: io prima o poi farò pagare il biglietto per i miei melodrammi. Secondo me farebbero la fila, nessuno ci rinuncia. Quando escono ridono per giorni interi.

Buona Giornata.

Angela

 

2 commenti:

Nonna Roby ha detto...

Si bisogna anche ridere un po'.....queste cose mettono allegria!!! Il calzolaio farà il.miracolo e torneranno nuovi! Buone gite future 🤗🤗😂

Luana ha detto...

E' un classico per gli scarponi. Fanno tutti così, come se avessero una scadenza. All'improvviso, senza preavviso alcuno, si aprono. E sempre insieme, sia mai che l'uno sia geloso dell'altro. A noi è capitato più volte. L'ultima, essendo in un percorso lungo costa con finalità bagno in mare, abbiamo sopperito agli scarponi con delle scarpette da scoglio/sub, quelle che si indossano come calzini. Peccato che alla fine si son dovuti buttare pure quelli perché la suola di gommina, era completamente sbriciolata.

Forza Aimo, ridere fa stare bene!
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