mercoledì 20 ottobre 2021

Qualunque passo.

 Purtroppo la Onlus riceve anche richieste di quello spessore lì.

Anche: significa non solo. Perché per fortuna ci sono realtà in cui vengono strutturate bellissime idee e bellissimi programmi per tutti; dove per tutti vuol dire che si pensa sempre senza dimenticare nessuno, partendo sempre dal presupposto che ciascun bambino possa partecipare.

E quindi i terapisti ricevano richieste di aiuto e suggerimenti: abbiamo pensato questo ma non sappiamo come fare per: ci aiutate? 

Però arrivano anche, appunto, comunicazioni che lasciano la necessità di fermarsi a respirare. Che fanno comprendere il senso profondo e basilare della situazione: il bambino disabile non è sempre proprio amato all'interno della scuola, perché impone dei doveri che altrimenti non emergerebbero. 

Attenzione: di per sé la richiesta del capire come fare è correttissima. Perché è vero che l'operatore può avere qualunque tipo di problematica che non permette di sollevare pesi anche molto più lievi: grosse patologie alla colonna, l'artrite reumatoide e via dicendo. E sarebbe comunque un operatore che ha tutto il diritto di lavorare, che per fortuna è collocato all'interno di un asilo e non di una miniera. 

In questo caso però era evidente che non era quella la situazione. Perché la domanda non è stata: l'operatore ha questo tipo di problema, ci suggerite come fare per cambiare il pannolino a questo bambino? (Andiamo oltre al fatto che il primo pensiero sarebbe stato: non esiste nessun altro in quella scuola che possa cambiare un pannolino? Andiamo oltre.) 

La domanda non è nemmeno stata: qual è il modo corretto per mettere il bambino sul fasciatoio senza che sia fastidioso per lui o doloroso per eventuali problemi ortopedici. Peraltro in questo caso specifico sarebbe stata una domanda poco congrua visto che il bambino ne fa una più di Bertoldo e il punto è proprio solamente che va cambiato il pannolino: e sarà qualcosa di temporaneo, perché diventerà autonomo anche sotto questo punto di vista. Ed è assolutamente giusto pensare al caso specifico, perché le soluzioni devono essere pensate per specifici problemi.

La domanda evidente invece è stata: vogliamo lo strumento per mettere il bambino sul fasciatoio. Non una soluzione, un suggerimento, una modalità, ma il sollevatore, diteci quali usano nelle altre scuole materne (andiamo anche oltre al fatto che si tratta di una scuola materna in una cittadina piuttosto grande, che o non ha mai avuto disabili motori iscritti, e allora dovremmo chiederci perché; o, più probabilmente, quando li ha avuti erano presenti operatori a cui non è mai venuto in mente di fare una richiesta del genere, e infatti il sollevatore in uso alla scuola non c'era mai stato). Perché qualunque disabile prevede l'utilizzo del sollevatore, a prescindere. Il disabile è quel tizio che passa il tempo tra la carrozzina e il letto, possibilmente in un ambiente chiuso come la casa o l'istituto.

E la risposta elaborata dopo respiro profondo è stata quella corretta: ci chiedete di suggerire un modello ma non possiamo aiutarvi, perché non abbiamo esperienza in proposito, poiché per questa tipologia di bambini con quel peso non ci è mai capitato di usarlo né a domicilio né in una scuola materna. Esisteranno indubbiamente i cataloghi con tanto di codici in nomenclatore, ma noi non abbiamo esperienza.

Quindi non possiamo aiutarvi, se non dirvi che esistono altre strategie (il mettersi in due o in tre e vi aiutiamo per le modalità ergonomiche e lo scriviamo anche che vi abbiamo aiutato, o una scaletta larga di quelle per la psicomotricità su cui questo bambino può tranquillamente salire da solo e basta stargli di fianco); vi diciamo anche che il sollevatore sarebbe un gran impiccio di spazi e utilizzo, che vi complicherebbe la vita più delle soluzioni pensate. La domanda è Suggeriteci il modello che si usa all'asilo, la risposta è il modello non c'è perché all'asilo non si usa mai. 

E infatti si è arrivati al punto, che non era in realtà il sollevatore ma il cambio pannolino.

Io lavoro in una scuola materna, alla scuola materna i bambini arrivano già con le mutande, e quindi io il pannolino non lo devo cambiare. 

E basta. 

L'impressione è quella che operatori di questa tipologia rendano non proprio meravigliosa l'esperienza della scuola materna non solo ai bambini disabili ma a tutti. 

E rendano un incubo la giornata ai colleghi, che invece vanno ad insegnare in qualunque ordine e grado con l'obiettivo di far capire ai ragazzi che si vive tutti insieme, qualunque sia il passo che ciascuno tiene. 

Buona Giornata.

Angela


2 commenti:

Nonna Roby ha detto...

La nostra amica Paola ha scritto ieri della questione dei bidelli ritenuti coloro che svolgono lavori usuranti che quindi hanno diritto a pensione anticipata. Anche io sono furiosa... Come lo era Gino di Paola. Allora chi lavora in fabbrica o alle cave di marmo????? Solite ingiustizie che ci fanno molto arrabbiare. Come fare x cbiatr queste cose???? Buona giornata

BOOG ha detto...

Forza Fabullo!!!
Forza Angela!!!
Forza Aimo!!!
Forza mamme isteriche!!!