Noi proviamoci.

Anche a me piace molto la faccenda dei tirocini, perché, come dice la Franci, ricordo anch’io di quando studiavo e mi ritenevo davvero molto fortunata le volte in cui finivo a fare tirocinio con qualcuno che aveva davvero voglia di insegnare: in un posto in cui non si faceva tappezzeria oppure il caffè e basta. Ovvio che quelli che avevano voglia di insegnare erano gli stessi che avevano voglia di lavorare.

Parallelamente, siccome sono malpensante, ogni tanto sembrano poco chiari i criteri per cui si diventa sede di tirocinio: tendenzialmente, non è sempre vero che il servizio di riabilitazione, come dire, “ufficiale”, sia anche quello in cui si lavora meglio e in cui ci si impegna per trasmettere delle conoscenze.

Ieri ho chiacchierato con una signora  davvero simpatica dell’ufficio formazione dell’università che mi ha spiegato un pochino: al momento la vedo una roba abbastanza complessa, però proviamo a concentrare un po’ di energie in quella direzione lì e vediamo cosa ne esce. Essì, si vede che mi sono alzata zèn. Oppure sto ascoltando il tuono e non c’ho voglia di pensare a certi ambulatori in cui gli allievi fanno 4 relazioni al giorno ma vedono sì  e no un paziente.

E poi lo so che non si dice non si fa e non è il posto, però il titolo della mattina sul legittimo impedimento negato un pochino di buon umore mi mette: lo so che non ci si rallegra delle disgrazie altrui, però c’è da dire che negli ultimi decenni mi sembra soprattutto una disgrazia nostra!!!!! Per altro votata e quindi voluta, e ciò mi rende sempre un tantino perplessa.

Oppure, sono particolarmente simpatica perché in distanza, sulle montagne ad ovest, c’è l’arcobaleno. Insomma, proviamo a lavorarci su ‘sti allievi e vediamo un po’.

A proposito di essere simpatici: oggi torna il tecnico per parlare di quella trappolina per il controllo del capo che abbiamo sperimentato. Di cui siamo tra l’altro soddisfatti, ovviamente va messa bene, va scelto il bambino con cui utilizzarla, bisogna sapere un tantino cosa si vuole fare, eccetera eccetera. Così vediamo se ci dedica più di un minuto del suo preziosissimo tempo e ci spiega come fare quando ci sono bambini a cui potrebbe essere utile: se ci mettiamo sempre sei mesi, se ce la possiamo fare in maniera un tantino più semplice, vediamo un po’.

Sto lentamente entrando nell’ansia valigie. Che non so nemmeno dove siano tutte quante, per cui è tutto detto. Con quei dubbi amletici del tipo: devo organizzare le lavatrici per avere tutta la roba che serve, quindi non ci si perde. Quindi, dati i miei tempi un tantino lenti: se mettiamo oggi questa maglia e stasera va nel cesto, tra dieci giorni sarà lavata e stirata? C’è chi cerca la massa del neutrino e chi si occupa di questi problemi insolubili.

L’ultimo enigma risale a 15 secondi fa e riguarda i mariti: che dire di quando uno esce in balcone, tocca la roba stesa già asciutta, rientra  e dice con fare lento e affranto: purtroppo sta piovendo. Come sta piovendo? E la roba stesa? E’ lì asciutta, ma purtroppo comincia a piovere. E ritirarla? Espressione da mistero egiziano.

Buona giornata.

Angela